Ma quanto è bello il sonno, dormire una notte intera e quanto è difficile farlo quando i bambini sono piccoli! Lo sa bene Simona Vigoni, pedagogista e autrice di un corso online sul sonno, responsabile dei nidi di infanzia dell’associazione Sarepta a Milano. “Vedo ogni giorno educatori e genitori alle prese con questo momento delicato, sulla cui importanza sarebbe bene che tutti prendessero un momento per interrogarsi. Bisogna ridare valore al sonno, così importante per il nostro organismo, specie per i piccoli: durante il sonno si ricaricano le pile, si recupera l’energia fisica, si rinforza il sistema immunitario, che ci difende dalle malattie. Inoltre, durante il sonno i bambini producono l’ormone necessario alla crescita. In particolare, la fase REM, ovvero la fase di sonno leggero, è essenziale ai fini dello sviluppo cerebrale”.
La fisiologia del sonno
“Un ciclo di sonno si compone di due fasi: la fase non REM (sonno profondo) e la fase REM (sonno leggero). L’adulto, mediamente, parte con un sonno profondo, che è anticipato dalla fase di sonnolenza, in cui cala l’attenzione e le tensioni muscolari si allentano. La fisiologia del sonno del bambino è diversa: il ciclo di un adulto dura mediamente due ore, di un bambino dai 40 ai 60 minuti. Tra una fase e l’altra i bambini hanno microrisvegli più frequenti, a volte funzionali (per esempio, all’allattamento). Nell’adulto la proporzione è venti fasi REM e ottanta non REM, nel bambino sono cinquanta e cinquanta. Inoltre, il sonno infantile è di tipo polifasico – più riposini durante il giorno -, quello dell’adulto monofasico – prevalentemente notturno. Intorno ai 3 anni, il bambino inizia ad avere un sonno quasi monofasico, con un sonnellino pomeridiano e dormita serale.
Un’altra differenza importante sta nei livelli di melatonina, che ha effettivo sedativo. Fino al terzo mese di vita il bambino non secerne in maniera stabile la melatonina, che induce il riconoscimento e l’instaurarsi dei ritmi di luce/buio, per cui non ha senso l’idea secondo cui possa scambiare il giorno con la notte. A questo proposito, si consiglia di esporre il neonato alla luce diurna dalle 12 alle 16, perché sembra che tale esposizione possa sia favorire un riposo più sereno durante la notte, sia consentire al piccolo di apprendere che di giorno si rimane svegli e che di notte si dorme”.
Cosa fare, cosa evitare
“Specie intorno al primo anno può capitare che i bambini facciamo i ‘capricci’ per andare a letto, anche quelli che prima si addormentavano tranquilli. In questo periodo, il bambino ha un’accresciuta consapevolezza di quel avviene intorno a sé e più che di disturbo del sonno, si tratta di un problema legato al distacco dai genitori. Non è una buona idea ricorrere a minacce del tipo ‘se ti comporti male, vai subito a letto’, perché si associa al dormire una punizione”. Un altro aspetto a cui fare attenzione è l’alimentazione. “Sembra che ci sia una correlazione tra cibo e sonno: da bandire, ma anche per ragioni di salute, il mercurio, il glutammato, l’aspartame, che influiscono in maniera negativa sul sistema nervoso centrale. Attenzione anche allo zucchero raffinato bianco, via libera, invece, ma sempre con moderazione, trattandosi della cena, a latte, formaggi, uova, vitello, che contengono triptofano, un aminoacido naturale che favorisce la produzione di melatonina e seratonina, gli ormoni che favoriscono il sonno”.
Rieducare al dormire
Sono tante le teorie e le formule magiche per addormentare i piccoli, nessuna però pare risolvere davvero in modo efficace il problema di un bambino che non dorme bene. “Sono convinta che ogni essere umano sia unico e che, pertanto, non ci siano regole d’oro che valgono per tutti. Il metodo che si basa sull’estinzione graduale del pianto, ad esempio, rappresenta un rischio, cioè quello che i bambini associno il dormire allo stress e che i livelli di cortisolo si alzino troppo. Non c’è poi nessuna prova scientifica del fatto che i bambini costretti a subire un’autonomia precoce, da grandi siano più autonomi nel dormire degli altri. Al contrario, mi pare che il cosleeping abbia grandi benefici: esiste una stupefacente sintonia tra i ritmi del sonno della madre e quelli del bambino nei primi tempi. Inoltre, il sonno condiviso sembra essere un fattore protettivo nei confronti della Sids e favorisce l’allattamento”.
L’importanza della routine serale per il sonno
Di norma, il piccolo vede i genitori solo nelle ore serali dopo il lavoro e quindi vorrebbe prolungare il più possibile il tempo trascorso con loro, sforzandosi di non addormentarsi. Inoltre, sono tanti, spesso troppi, gli stimoli cui i bambini sono sottoposti sin da piccoli: giochi sonori e luminosi, televisione, pc e cellulari. “È bene creare una routine per le ore serali, in un ambiente sereno e tranquillo. Cantare una ninna nanna, leggere storie e favole sono ottimi modi per accompagnare il bambino al sonno. Inoltre, nel momento di separazione è buona cosa fornire al bimbo un oggetto transizionale – la classica copertina di Linus – che fa da pieno in un momento di vuoto. Anche il ciuccio è uno strumento utile per favorire il passaggio dall’addormentamento al sonno”.
[Maddalena Tufarulo]