L’arte, a volte, sorprende. L’arte, spesso, affascina. L’arte, in alcuni casi, è eccentrica, per natura. Due mostre a Palazzo Madama, a Torino, rivelano proprio questo aspetto singolare dell’arte affrontando temi tanto diversi quanto, almeno apparentemente, distanti.
In “Eccentrica natura”, nella Sala Quattro Stagioni fino all’11 aprile, i protagonisti delle opere in mostra sono frutti e ortaggi stravaganti e bizzarri. Antichi tartufi, zucche e cocomeri enormi, strani cavolfiori, grosse albicocche, limoni cedrati giganti; e poi ancora cardi, meloni, fave, spighe di grano, grappoli d’uva, pere, datteri, barbabietole, girasoli, cavoli, funghi e castagne, tutti ritratti da Bartolomeo Bimbi per la famiglia Medici. Aggiratevi per la sala, mano nella mano con i vostri bambini, guardate e scoprite le stranezze dalla natura: colori, profumi e sapori quasi escono dalle tele. Tra specie e varietà conosciute, si trovano gli esemplari più strani e singolari per forma, colore e dimensioni, che arrivavano alla corte medicea, tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, da tutto il mondo. Oggi, come allora, la loro visione desta stupore e meraviglia, soprattutto nei più piccoli. La natura attira l’attenzione sorprendendovi con qualcosa di inaspettato e con un particolare allestimento scenografico. Accanto ai venticinque dipinti in mostra, in arrivo dal Museo di Storia Naturale dell’Università degli studi di Firenze e dal Museo della natura morta nella Villa Medicea di Poggio a Caiano, si trovano novanta modelli in cera, a grandezza naturale, racchiusi in una grande voliera dorata e provenienti dal Museo Universitario Fiorentino e dal Museo della Frutta Francesco Garner Valletti di Torino.
La moda sorprendente
Sorprendente e apparentemente stravagante è anche il percorso della mostra fotografica “Fashion”: la moda e lo stile negli scatti di National Geographic, allestita nella Corte Medievale fino al 2 maggio. Sessantadue immagini catturate da trentasei maghi dell’obiettivo, tra cui Jodi Cobb, Alexander Graham Bell, Chris Johns, Stephanie Sinclair, Robin Hammond, Ed Kashi, Cary Wolinski, Reza, William Albert Allard, Eliza Scidmore, Steve Raymer, David Alan Harvey, Joseph Rock, raccontano la bellezza, la creatività e l’innovazione che ruotano attorno al concetto di stile, con scatti senza tempo da ogni angolo del mondo. Preparatevi a una sorta di viaggio nel tempo e nello spazio e a un confronto tra diverse realtà, perché il fine della mostra è illustrare come le passerelle della moda di Milano e Parigi abbiano molto più in comune di quanto si possa pensare con le praterie dell’Oregon, le foreste pluviali di Papua Nuova Guinea, i villaggi africani, i templi giavanesi. Guardate il movimento della modella vestita di seta che danza alla sfilata di Hangbok e confrontatela con la veste rossa indossata dai dervisci rotanti. Perdetevi negli sguardi dipinti delle persone e nei trucchi delle modelle. Lo stile nasce dall’istinto antico di decorare il corpo, di apparire belli, o diversi, di dichiarare un senso di identità, come insegna l’uomo di Neanderthal, abbigliato con ornamenti di piume e ossa. Per l’uomo huli della Papua Nuova Guinea non c’è nulla di più virile che prendersi cura del proprio corpo, a partire dai capelli. Per le donne della Mongolia le acconciature sono simbolo di ricchezza. Da sempre ciò che si indossa esprime al tempo stesso l’effimero e l’eterno e definisce un’appartenenza sociale, economica e religiosa. Le monete d’oro del copricapo della ragazza della tribù Ouled Nail rappresentano la sua dote. I copricapi indossati un tempo dalle donne di Gida, invece, si ispiravano agli elmi dei guerrieri. Ninnoli bizzarri adornano il cappello della spettatrice di una regata, mentre cavigliere sofisticate e anelli da dita ornano il piede di una danzatrice tamil. Lasciatevi rapire dai colori e dai contrasti degli ornamenti e delle vesti e divertitevi a confrontare le acconciature, gli abiti, i piedi. Scatti in apparenza diversissimi tra loro sono connessi da ciò che rappresentano: l’attenzione, universale, per il corpo, l’ornamento e l’indumento.
[Simona Savoldi]