La stanchezza, i ritmi pressanti del nuovo arrivato, la routine che cambia d’improvviso: il periodo dopo il parto è davvero impegnativo. Piera Maghella, educatrice perinatale, fondatrice del Movimento Internazionale del Parto Attivo, consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Istituto Superiore di Sanità, è una esperta che conosce benissimo queste difficoltà.
“È con la solitudine che una neomamma si trova, prima di tutto, a fare i conti. Le donne diventano madri spesso lontano dalla famiglia, senza avere un sostegno sicuro vicino. Mi confidano talvolta che non conoscono neppure la vicina di pianerottolo. A questo si aggiunge che, con l’aumento dell’età pensionabile, i nonni, su cui si fa tanto affidamento, spesso lavorano ancora e non riescono ad accudire e sostenere la nuova mamma”.
I corsi di accompagnamento affrontano il post partum? “Non molto, ma è importantissimo parlarne e soprattutto farlo quando sono presenti anche i compagni. L’opinione comune impone a entrambi un’aspettativa irrealistica: tornare in fretta a fare la stessa vita di prima e non permettere al figlio di ‘rubare energie’. Pubblicità, tv e Internet sono pieni di donne che si mostrano attivissime pochi giorni dopo il parto: di nuovo a fare sport, a passeggio sui tacchi alti, in uscite serali con le amiche. È molto irrealistico. Queste immagini creano una visione distorta dei bisogni della maternità. Attenzione: non sto dicendo che sia necessario dimenticarci di noi stesse come donne! Sto dicendo che uscire la sera non deve essere la priorità di una mamma che ha appena partorito. Ci sarà il tempo per ritagliarsi spazi e coltivare passioni”.
Ci crediamo, anche perché leggendo il tuo curriculum abbiamo visto che hai ricoperto grandi incarichi lavorativi tra Europa e America, incastrandoli tra quattro figli. “La donna ha bisogno di riposo dalla fatica del parto, ha bisogno di un ambiente sereno dove vivere insieme al nuovo arrivato e al compagno, ha bisogno di essere sollevata da tutti gli incarichi domestici: la spesa, la preparazione dei pasti, le pulizie. Ha bisogno di tempo per capire i nuovi ritmi e sapersi riconoscere nel nuovo ruolo. Non ci dimentichiamo che la maggior parte delle donne che diventa madre oggi non è abituata a vedere altre madri che allattano, che si prendono cura di un bebè, che affrontano il post partum, come poteva avvenire quando, mezzo secolo fa, più famiglie condividevano la casa. Adesso è possibile (direi quasi comune) arrivare al primo figlio senza mai aver tenuto in braccio un neonato”.
Quali sono dunque i malesseri che accusano di più le donne? In cosa sentono di aver più bisogno di sostegno? “A questa domanda risponde un valido studio dell’Istituto Superiore di Sanità che ha svolto un’indagine sulla qualità dell’assistenza intervistando 7.293 donne a tre mesi, sei mesi e un anno di vita del bambino. Le interviste hanno evidenziato difficoltà sia rispetto ad alcune problematiche fisiche (i punti di sutura, la gestione dell’allattamento), ma anche nel riorganizzare la vita domestica, nel rapporto col partner e più in generale nell’impostazione della nuova vita familiare”.
Ci sono consigli per le donne che stanno per diventare madri? “Parlate! Spesso è la chiave vincente. Sentite di aver bisogno che qualcuno si occupi della casa? Chiedetelo! Non avete la forza di cucinare? Non cercate di dimostrare niente a nessuno, fatevi consegnare la cena pronta, senza pensieri. Vorrei dare a tutte un bel compito da svolgere a casa, posso?” Sì, certo.
“Trascrivete la lista delle cose che comprate più spesso al supermercato e che vi piacciono particolarmente. Scrivete come vi prendete cura del gatto (se ne avete uno) o di come vi occupate del giardino. Chi viene a trovarvi, anche armato delle migliori intenzioni, non sa come aiutare. Fategli trovare tutto scritto. All’amico che passa e chiede di cosa abbiamo bisogno, mettiamo in mano la nostra lista della spesa: saremo più felici, noi e lui che è riuscito a rendersi utile. Provate!”.