Spesso noi genitori abbiamo la sensazione di preoccuparci troppo, in particolare quando confrontiamo l’entità delle nostre preoccupazioni con quello che è effettivamente successo
Quanto tempo passiamo ogni giorno a preoccuparci, dipingendo nella nostra mente scenari tremendi e catastrofici che poi, puntualmente e per fortuna, non si verificano?
“Superata la preoccupazione, quasi mai ci ricordiamo di tornare indietro e verificare se i nostri timori erano giustificati”: è questa la questione su cui si interroga Alain de Botton, filosofo e autore di The School of life.
E quello che dobbiamo chiederci è proprio questo: le nostre preoccupazioni si sono trasformate davvero in realtà? Quasi sempre la risposta è no, anche perché la maggior parte degli eventi negativi arriva senza preavviso.
Le paure che ci portano a uno stato di preoccupazione perenne sono svariate: restare senza soldi, perdere il lavoro, offendere un amico, essere messi in ridicolo, perdere o dimenticare qualcosa di importante, e così via.
La valutazione a posteriori
Le nostre preoccupazioni si susseguono, implacabili, passando da un obiettivo all’altro, e rovinando, nel frattempo, il nostro prezioso presente.
Siamo talmente presi a preoccuparci che raramente riusciamo, a posteriori, a fermarci per mettere a confronto l’intensità della preoccupazione con ciò che è davvero accaduto. Forse perché distratti e presi troppo dall’allarme successivo raramente riusciamo a fare un’analisi oggettiva.
Se ci sforzassimo, probabilmente raggiungeremo una consapevolezza importante: quasi sempre le nostre preoccupazioni sono sproporzionate rispetto alla realtà.
Abbiamo rischiato di perdere la testa a causa delle nostre paure, ma alla fine non abbiamo perso i soldi, il nostro lavoro o non abbiamo offeso nessuno.
Insomma, la maggior parte delle preoccupazioni che ci tormentano sono infondate.
Non fidiamoci troppo delle nostre preoccupazioni
L’importante è esserne consapevoli. Come diceva Mark Twain, “Ho vissuto molti disastri nella mia mente, ma solo pochi di questi sono davvero accaduti”.
Insomma, le nostre paure sono inaffidabili: esserne consapevoli dovrebbe aiutarci a stare meglio in futuro.
Perché, se abbiamo sbagliato così tanto, è probabile che anche le preoccupazioni di oggi siano infondate, anche se, è ovvio, le preoccupazioni di oggi ci sembrano molto più serie rispetto a quelle del passato. Perché la nostra mente seleziona, le preoccupazioni svaniscono e sono gli eventi quelli che restano.
Tutti ricordiamo qualcosa dell’esame di maturità e il voto conseguito, ma difficilmente ricordiamo l’entità delle preoccupazioni del tempo.
Dove hanno origine le paure?
Non siamo tutti preoccupati, e ansiosi allo stesso modo. Secondo Alain de Botton coloro chi vive in uno stato di perenne preoccupazione, in realtà nasconde a se stesso ciò che lo preoccupa davvero, e solo nel momento in cui si rende conto che le proprie paure sono infondate, allora può provare a scavare dentro e comprenderne i motivi.
In definitiva, il mondo non è così pericoloso e orribile ma spesso è l’incognita del futuro, ciò che non conosciamo e che ci fa paura, a metterci all’erta e quindi a preoccuparci.
Il luogo in cui avvengono più drammi, e che forse dovremmo esplorare in modo diverso, è la nostra mente. E poi, restare in ansia per il futuro è inutile: meglio agire, e nel presente.