Quattro famiglie si sono accordate per aprire un micronido in cohousing. Ecco come raccontano “la scelta migliore che potevamo fare”
Due anni fa quattro famiglie di amici si sono trovate ad aspettare un bambino proprio nello stesso periodo. “Che bello! – pensavano –. I nostri figli cresceranno insieme!”. Ancora non si immaginavano che i loro incontri con i piccoli sarebbero andati ben oltre i pomeriggi ai giardinetti e le serate in pizzeria.
“È finita che abbiamo messo in piedi il nostro personale asilo nido. O meglio la ‘casa dei bimbi’, come la chiamiamo” – racconta Sara, educatrice e mamma di Francesco.
Un cohousing a misura di bimbo
“Quando abbiamo scoperto che avremmo avuto figli, tutti ci siamo messi a cercare l’asilo nido ideale per i nostri piccoli. Desideravamo offrire loro una dimensione dolce, bella, domestica. Io sono educatrice – continua Sara – e avevo voglia di stare con mio figlio, ma anche di continuare la mia professione. Così abbiamo pensato: e se il nido ce lo aprissimo noi? Ci siamo guardati intorno e abbiamo trovato un alloggio con giardino in affitto. Era al piano terra, comodo per tutti. Lo abbiamo affittato in cohousing e ristrutturato in modo da organizzare gli spazi come se fosse un vero asilo nido, con un’area per i pasti, un’area gioco e una stanza-nanna per il riposino. Abbiamo disposto dei rotoloni di erba sul selciato del cortile, così quando fa bello si può stare fuori a giocare. Ogni famiglia ha contribuito a fornire il materiale e le attrezzature e c’è una cassa comune per tutte le spese quotidiane: dal cibo per i pasti, al materiale ludico-didattico, alle spese per la casa”. E’ nata così “La casa dei bimbi”, un micronido privato tagliato su misura per le esigenze delle quattro famiglie. “Ogni decisione si prende insieme: la prima regola è che la casa dei bimbi è di tutti. Oneri e onori sono equamente suddivisi. Della parte amministrativa si occupa Luca, uno dei genitori. Non produciamo utili, ma solo un rimborso spese e la copertura dei costi. Affitto, bollette e materiale didattico si dividono tra le famiglie, che comunque alla fine pagano meno di quello che spenderebbero per un nido privato”.
Nasce il nido condiviso
Da un punto di vista legale non ci sono problemi? “Ogni famiglia mi ha formalmente assunta come educatrice per il proprio figlio – continua Sara -. La particolarità della casa dei bambini è proprio lo spirito di condivisione che la anima. Ogni genitore può vivere l’asilo assieme al figlio. Io ho potuto crescere Francesco portandolo con me al lavoro e lui sta sperimentando la vita quotidiana assieme ad altri bambini che sono diventati come fratelli”.
Quando tornare a lavorare otto ore al giorno è una scelta, magari non obbligata ma necessaria, una famiglia si deve organizzare. Francesca è la mamma di Lorenzo, un altro dei bambini che frequenta il nido condiviso. “Questa soluzione ha unito il bello di un ambiente familiare alla comodità di un orario che ci permette di lavorare tranquilli. Ci aggiungiamo la gioia di vedere il nostro piccolo salutarci sereno ogni mattina”.
Il cohousing cresce
Il primo anno è stato il più duro. “L’esperimento è cominviato a febbraio, quando mio figlio Francesco aveva solo tre mesi – racconta Sara -. Mi ero immaginata che sarebbe stato faticoso, ma mi sembrava una buona soluzione. Io desideravo tornare a lavorare ma non volevo separarmi dal piccolo. Il mio compagno ha orari di lavoro impossibili. Così tutte le mattine alle 7 prendevo il marsupio per andare al lavoro. L’ho fatto ogni giorno, con qualsiasi tempo. Chiuso il nido avevo ancora da fare la spesa per il giorno dopo, sempre con il marsupio. E’ stato davvero faticosissimo e devo ringraziare mia suocera che veniva a darmi una mano quando poteva”.
L’estate “La casa dei bimbi” ha chiuso, per riaprire a settembre. “A settembre siamo aumentati di numero: grazie al passaparola si sono aggiunte altre famiglie amiche. Per accudire meglio i bambini abbiamo cercato un’altra educatrice, Valeria, e anche lei è stata assunta individualmente da ogni famiglia. Così abbiamo potuto strutturarci meglio e ora facciamo turni di 5 ore e mezza a testa. E’ meglio così: quando mi occupavo io da sola dei bambini passavo giornate intere senza vedere un adulto. Anche Francesco adora Valeria e, a parte qualche momento di gelosia quando mi vede prendere in braccio gli altri bambini, è molto contento dell’asilo”.
I trucchi del mestiere
Spesso i genitori si stupiscono e un po’ invidiano l’abilità delle educatrici del nido: riescono a far mangiare le verdure ai bambini, li addormentano in meno di dieci minuti e sanno rimanere calme anche di fronte ai piccoli più scatenati. Tu che sei mamma ed educatrice, riesci a portare a casa i vostri trucchi magici? (e poi ci spieghi quali sono?) “Purtroppo è quasi impossibile portare a casa le competenze di educatrice – dice Sara -. Al nido mio figlio sta soprattutto con Valeria e con lei si comporta in modo diverso che con me. Gli ho persino visto mangiare spinaci e stracchino, ma solo con lei! In generale, al nido i bambini si comportano in modo diverso rispetto a casa. Uno dei segreti è la rigidità degli orari e la scansione delle giornate. E’ un aiuto a orientarsi. I bambini non comprendono la durata delle ore, ma al nido sanno in che momento della giornata si trovano a seconda dell’attività proposta. Basta dire la parola ‘nanna’ e loro vanno da soli sul lettino. La figura della maestra li rassicura. La maestra è un adulto che non è un genitore e li stimola a comportarsi in maniera diversa. Si sentono parte di un tutto che funziona in modo regolare e armonioso. L’imparzialità della maestra mette tutti sullo stesso piano. Nessuno si sente privilegiato imparano a condividere e a far parte del gruppo. Le regole sono poche ma vanno rispettate. In casa è molto difficile replicare il modello asilo e strutturare in modo così rigido gli orari”.
Asilo Republic
Valeria e Sara hanno lavorato nel mondo degli asilo nido e per la Casa dei Bimbi hanno ideato un regolamento condiviso in cui sono specificate le regole da rispettare in caso di malattia, orari e utilizzo comune dei locali.
Ogni anno elaborano un programma didattico diverso e un menu equilibrato per i pasti, che sono concordati con gli altri genitori. “Il legame tra le famiglie e la possibilità di prendere decisioni insieme alle maestre sono i veri punti di forza di questa soluzione – confermano Emanuele e Giulia, genitori di Pietro -. Questo asilo in cohousing si sta rivelando la scelta migliore in assoluto”. Al nido gli orari sono flessibili: “Apriamo alle 8 e chiudiamo alle 19, entro questa fascia oraria ogni genitore può portare e venire a prendere il proprio figlio. Non esiste la divisione tra part-time e full-time, basta una comunicazione al mattino, anche solo un messaggino – racconta Valeria -. Su orari e vacanze si trova un accordo e cerchiamo di andare incontro a tutte le esigenze. A volte se un bambino del nido è malato, una di noi va a casa sua. Non sempre si può, ma quando capita lo facciamo volentieri. Le festività standard le manteniamo, ad agosto siamo chiusi e per i ponti ci accordiamo di volta in volta”.
Il bello del mutuo aiuto tra famiglie
Abbiamo una chat su Whatsapp che si chiama Asilo Republic. La utilizziamo per comunicazioni su pasti e orari e carichiamo foto o video divertenti. Molti genitori sono al lavoro tutto il giorno e sono contenti di vedere quello che fanno i loro bimbi durante la giornata. E, quando hanno tempo e vogliono fermarsi un po’ a giocare con i bambini, qui si può. A volte ci ritroviamo tutti insieme a fine giornata per una merenda sinoira e quattro chiacchiere in giardino. Ogni famiglia mette a disposizione materiale e giocattoli, libri che si possono anche portare a casa e leggere la sera”.
L’unico neo di questa storia bellissima riguarda le uscite: si possono fare solo nei giorni in cui uno dei bambini è assente. “Abbiamo marsupi e un passeggino doppio per portare i bimbi, ma ormai sono di più. Le destinazioni più gettonate sono il mercato per fare la spesa insieme, oppure ai giardinetti”.
È davvero un’esperienza unica nel suo genere questo asilo in cohousing. “E’ una forma di mutuo aiuto tra famiglie che permette di conciliare vita lavorativa e cura dei figli molto bene – racconta Maria, un’altra delle mamme che ha dato vita all’esperienza -. Al mattino, quando accompagno Anna al nido, si fa mettere le pantofole sulla poltroncina rossa, poi mi accompagna alla porta e mi fa cenno, neppure troppo gentilmente, che posso togliere il disturbo. Questo posto lo sente proprio suo e vederla così serena è per me il modo migliore di iniziare la giornata”.