Basta appoggiare il dito sulla pagina bianca e blu del telefono e farla scorrere per vedere la foto di cinque anni fa: una panchina alla stazione – forse Pisa – e i suoi bambini, piccoli come non ricorda quasi di averli avuti, immersi nella lettura di un giornalino da treno. Centocinquanta pagine di giochi (trova le differenze, l’intruso, il cappello nascosto) li accompagnavano fino alla comparsa degli oleandri altissimi e mossi dal vento del posto di mare dove, da quando il Figlio Grande è nella pancia, la famiglia trascorre le vacanze. Che poi, a voler giocare fino in fondo al gioco del ti-ricordi, quello è proprio il mare dove Caterina passava il mese di agosto da piccola. Uno stesso sfondo di sabbia, un unico cielo pregno di salsedine sono la scenografia dove, a balzi di cinque anni, appaiono e scompaiono fotogrammi estivi della vita vissuta fino a oggi: Caterina ha 8 anni e ha appena mollato la cima del canotto su cui il suo fratellino ha rischiato di essere portato via dalle onde, evento generatore di sensi di colpa duraturi. Caterina ha 13 anni, il suo migliore amico le prende la mano e all’improvviso il cuore fa un salto in un altro mondo, quello dei flirt estivi, sancendo per sempre la labilità dei confini tra amicizia e amore.
Caterina ha 25 anni, il pancione e sorride abbracciata al futuro papà dei bambini dietro a trenta barattoli di marmellata di albicocche confezionati insieme, i sogni sono tutti ancora dolci e sottovuoto. Caterina ha 30 anni ed è un chiodo (prova costume superata, ma senza gioia), ha le occhiaie e due bambini aggrappati a un salvagente, con lo sguardo triste di nostalgia del papà che non fa più vacanza con loro. Caterina ha 35 anni e qualche chilo riguadagnato, un’amica con un bimbo dal viso impiastricciato di yogurt e sullo sfondo i suoi figli con un aquilone che sale e scende sulle onde come l’umore di quell’anno.
Di cinque anni in cinque anni si arriva a oggi, e quello che c’è in mezzo sembra sabbia nella clessidra: ma sono stati giorni da formichina per arrivare a estati con le cicale che ridono. Oggi Caterina prende il telefono per scattare una foto da riguardare tra un po’ di tempo e cerca l’inquadratura che tenga insieme: il Figlio Piccolo che ha un lecca lecca all’arancia in bocca, un volume con le cinquanta migliori storie di Paperinik, il Figlio Grande e il suo amico Luca che camminano sul bagnasciuga e incrociano due ragazzine più timide di loro, la sua amica Anna, mamma di Luca, che affibbia nomignoli buffi a tutta la spiaggia, e se stessa, che ha finalmente gli occhi felici. È l’ultimo giorno di mare, poi si torna a casa, i bambini raggiungeranno il papà, che continua a fare marmellate come allora, ma con un’altra compagna e le more del loro orto, e Caterina partirà con l’Atleta, la moto, il bagaglio minimo per una vacanza su un’isola, tra calette e immersioni. A collezionare altri ricordi, ma questa volta in posti di mare completamente nuovi.
[Marina Gellona]