Caro Babbo Natale,
sono Caterina e ho un cuore diviso in quattro; non sto parlando di ventricoli e atri, ma dei miei affetti, dislocati in quattro luoghi geografici distinti: figli – quando sono con papà – tra le montagne, nonni in un’altra regione, l’Atleta, fidanzato a distanza, lassù tra le vette innevate, e figli – quando sono con me – qui in città.
Ecco, per quanto io conosca e accetti la situazione da anni, mi ritrovo, a dicembre, a guardarla così come guardavo il cubo di Rubik da bambina: dove con chi e come trascorrere il Natale per non fare torti ad alcuno? L’idea guida è di mettere al centro la gioia luccicante negli occhi dei figli, ma senza scontentare tutti gli altri ed evitando di stramazzare sotto cumuli di chilometri, valigie, deliri organizzativi. A complicare il rompicapo, c’è anche il fatto che il Figlio Piccolo compie gli anni nel mezzo delle vacanze di Natale, perciò il solenne accordo di separazione che proclama “ad anni alterni i figli trascorreranno la prima parte delle vacanze natalizie con il papà e la seconda con la mamma” si ingarbuglia nell’intenzione di regalare al bambino metà compleanno con mamma e nonni e metà con papà. (NB: il padre non condivide la filosofia di famiglia allargata che ho io, quindi la soluzione: “tutti insieme a casa mia o tua?!” non è praticabile).
Ma non ti rubo tempo, caro Babbo Natale, che hai da orchestrare spostamenti ben più rubikkosi dei miei. In realtà non scrivo per chiederti doni, perché sono abbastanza grande da sapere che il teletrasporto non esiste (o sì?), e lo stesso vale per una bacchetta magica capace di catapultarci tutti allo stesso lungo tavolo con tovaglia rossa e agrifoglio: l’Atleta, i figli, la compagna del papà dei bambini, lui, i nonni. Forse ti scrivo solo per condividere ciò che intendo fare quest’anno, la svolta, il proposito, la rivoluzione! Non macinerò più trecento chilometri in due giorni tra quattro luoghi diversi: l’Atleta deve sciare con quei clienti inglesi il giorno di Natale e non può raggiungerci? Pazienza, ci vedremo poi. Negli ultimi dodici anni i bambini si sono sempre svegliati da me, per poi andare dal papà nel tardo pomeriggio del 25, e tornare il 29 sera per svegliarsi poi al compleanno qui e a metà giornata andare via con il papà? Ecco, quest’anno vorrei evitare tutti questi taglia-incolla, patchwork di affetti e scotch colorati da strappare, regali, date, treni. Proporrò a tutti di non spezzettare le vacanze in briciole e goderci giorni più pieni, di non dare troppa importanza al calendario e riprenderci spazi ampi, spegnere il motore dell’auto, rallentare i ritmi, festeggiare meglio, appieno, in momenti diversi. Metà vacanze con me, metà con il padre. Natale, Capodanno, compleanno: quel che capita in ciascuna metà, andrà bene. Ora devo solo sperare che tutti siano d’accordo. Grazie dell’ascolto, caro Babbo Natale, ne avevo bisogno. Buoni viaggi a te, Caterina
PS: ma dopo il 25, se non la usi, mi presti la slitta?!?
[Marina Gellona]