Cambiare paese è un’esperienza che richiede entusiasmo e passione per l’avventura: Erica e Pierluigi ci raccontano la scelta di vivere a Bali
Basta poco per sentirsi a casa a Bali, l’isola degli dei. A due passi dall’equatore, nella patria del surf e delle vacanze, all’insegna del relax, con splendidi terrazzamenti di risaie e l’autentica tradizione culturale che eccelle nella pittura, nella scultura e nelle incantevoli danze popolari, chi non starebbe bene?
Erica e Pierluigi, genitori dei gemelli Pablo e Mila, hanno pensato che per loro Bali poteva essere più che una vacanza. Dopo averci vissuto per un anno nel 2000 ed esserci tornati quasi ogni estate, hanno deciso di fare un tentativo spericolato: spostare la famiglia per almeno un anno in modo da seguire direttamente alcuni progetti di lavoro da sviluppare con e per le realtà locali. E poi? Poi si vedrà. Intanto, dopo i primi mesi necessari ad ambientarsi, ci hanno scritto, per raccontare come si vive a due passi dall’equatore e per non spezzare il filo che li unisce agli amici rimasti in Italia.
Tutto cominciò…
Erica e Pierluigi sono compagni di vita e di lavoro: si sono conosciuti nell’agenzia Armando Testa dove hanno lavorato come coppia creativa. Dopo varie esperienze, insieme o separati, hanno fondato un’agenzia di pubblicità a Torino. Sicuramente li ha uniti moltissimo, nel 2000, prendere un anno di aspettativa da trascorrere a Bali: lì hanno iniziato a fare libri per bambini e hanno scoperto il grande amore comune per quest’isola. Nel 2005 si sono sposati e nel 2008 sono nati Pablo e Mila. Con l’arrivo dei bambini la vita è diventata una specie di frullatore a massima velocità: lavorando sempre molto, Erica e Pierluigi non riuscivano nemmeno a “godersi” i piccoli. La loro grande fortuna è stata la presenza di Jessica, la tata straordinaria che ha seguito i gemelli fin da quando avevano un mese. Pierluigi ed Erica considerano l’aver incontrato Jessica una grandissima fortuna: in questo momento è lì con loro perché i bambini non debbano sopportare troppi cambiamenti in un colpo solo e per fare un passaggio di consegne graduale con la baby-sitter balinese.
“Ma non c’era solo Jessica – racconta Pierluigi – i nonni erano presenti e ci davano un aiuto preziosissimo, permettendoci di lavorare dalle 8 alle 20. A un certo punto, però, ci siamo chiesti se aveva senso la vita che stavamo facendo e che facevamo fare ai nostri cuccioli e il vecchio amore per Bali è riemerso. Abbiamo iniziato a sondare i nostri contatti indonesiani per capire se era possibile sviluppare del lavoro lì, con ritmi più morbidi e una qualità della vita migliore. I nostri test hanno dato buoni risultati, ma era necessario trasferirsi per un certo periodo, per capire se la cosa poteva funzionare. Così siamo arrivati qua!”
Una famiglia a Bali
Cambiare paese è un’esperienza che richiede entusiasmo e passione per l’avventura, ma Erica e Pierluigi conoscevano Bali e per loro è stato un po’ come tornare a casa. “L’arrivo è stato bizzarro – racconta Erica -. Abbiamo percorso la strada verso Ubud la notte del Capodanno balinese. Per avere un’idea di cosa significa, ci si può immaginare di arrivare a Roma la notte di San Silvestro: il nostro driver ha dovuto girare un po’ prima di riuscire a venir fuori dalla baraonda. Il Capodanno balinese è il giorno in cui escono i grandi mostri Ogoh-ogoh, fatti di cartapesta e portati in spalle da decine di uomini, che poi li fanno esplodere con petardi per tutta la notte”. Il giorno successivo al Capodanno, a Bali si festeggia una ricorrenza particolare, il Nyepi, il giorno del silenzio. “In questo giorno non si può uscire di casa, perché si aprono le porte degli inferi e i demoni vagano per l’isola. Se tutti restano dentro, i demoni pensano che sia disabitata e la abbandonano per cercare altri luoghi dove fare danni. La cosa è così seria che chi esce viene riportato a casa dalla polizia. Tutto sommato a noi serviva proprio un giorno di break assoluto”.
La casa
La casa che Erica e Pierluigi hanno deciso di abitare è all’interno di un villaggio, in un recinto dove vive anche una famiglia balinese. “Tutto è tenuto con molta cura e molto gusto – dice Erica -. Ci sono grandi vetrate che si affacciano sul giardino e il bagno è in parte all’aperto, come è nello stile ‘Bali chic’. C’è un giardino con tanti fiori e un padiglione esterno in cui stare a chiacchierare. Al mattino il papà della padrona di casa stacca le foglie ingiallite dall’albero di frangipane e i bambini si divertono ad aiutarlo a raccoglierle. Ci dà anche tutti i fiori caduti, con cui facciamo delle decorazioni per la porta d’ingresso. I bambini sono allegri e felici. La prima mattina Pablo ha scostato la tenda e guardando la risaia, gli alberi e i fiori ha detto: ‘Bello!’ poi si è girato verso di me e ha ripetuto: guarda… bello!”.
La vita quotidiana: la spesa, i trasporti, gli insetti, l’asilo
Com’è la vita di tutti i giorni? “L’alimentazione qui è naturalmente più sana che in Italia – spiega Erica -: niente formaggi, niente vino, niente dolci a parte pane e marmellata d’importazione. Abbiamo provato a dare un’opportunità alla marmellata locale, ma è così piena di coloranti che lampeggia al buio! Comunque si trovano tantissime cose di tutti i paesi del mondo, perché la comunità internazionale è variegata. Dall’Italia arriva di tutto: dai capperi agli amaretti, dalla Nutella al caffè Lavazza e persino il riso, anche se sembra una follia comprare qui riso d’importazione. Abbiamo affittato una macchina. Le strade sono tenute male, sono sovraffollate e non si va mai veloci. Per fortuna, perché in compenso si passa molto tempo a urlare: ‘Attento! Guarda là! La macchina! La moto! Il buco! Il fosso! Più in qua! Più in là!’. Ci sono molti insetti e Pablo ha paura delle mosche e delle formiche, perché quest’estate una grossa formica lo ha pizzicato, invece sembra non avere paura dei ragni e delle salamandre, che in teoria sono più pericolosi. Nonostante il parere contrario di Pierluigi, io faccio fuori un sacco di ragnetti salterini che pizzicano. Lui dice che portano soldi e che quindi porterò le finanze familiari alla rovina, io non voglio rovinare le finanze familiari con quintali di antistaminico”. Erica e Pierluigi hanno iscritto subito i bambini all’asilo. “Difficile dire com’è dal punto di vista didattico – racconta Pierluigi -, ma i bambini passano un sacco di tempo all’aria aperta e imparano le lingue. All’inizio Mila non l’ha presa benissimo, ma si è abituata rapidamente e adesso quasi non ci saluta quando entra. Per fortuna all’asilo ci sono Martino e Metello: sono i figli dei nostri cari amici Michela e Marcello che vivono qui da otto anni e che ora hanno appena avuto un terzo bimbo, Mario. Pablo gira con il suo adorato pupazzetto da nanna sottobraccio, lo accarezza e lo chiama Mario”.
Benedizione
Gli stranieri sono ben tollerati a Bali, per quanto risultino spesso incomprensibili. È facile essere ammessi alle cerimonie private, così come alle grandi celebrazioni nei templi. “Abbiamo fatto il pellegrinaggio al Pura Batur, un tempio che sta sul bordo di un vulcano – dice Erica – da cui si ammira una splendida vista sul lago Batur. Tutta Bali partecipa al pellegrinaggio ed è uno spettacolo bellissimo, con i templi pieni di persone vestite da cerimonia. Bisogna seguire una serie di rituali: prendere l’acqua benedetta consegnata dal bramino e dai suoi assistenti a più puntate (va prima accolta con le mani, poi bevuta con le mani raccolte per tre volte, poi passata fra i capelli). Tutti portano al tempio grandi cesti con frutta e snack, che vengono depositati su un altare. Gli dei si accontentano di prendere lo spirito delle offerte e lasciano la sostanza agli uomini, che le mangiano con grande soddisfazione e in condivisione, per cui anche noi ci siamo portati a casa grandi quantità di frutta e patatine”.
La vita sociale
Bali non è soltanto risaie, cerimonie e buche nell’asfalto. Esiste una scena culturale interessante, fatta di artisti locali e di expat che qui vivono e lavorano. “Noi, con il fatto che abbiamo i cuccioli, non riusciamo a fare una gran vita mondana – dice Erica -. Viviamo allineati sul fuso orario di pappa, nanna e asilo, ma un paio di fughe le abbiamo fatte. In una di queste siamo andati all’inaugurazione della mostra di un bravissimo scultore e ceramista americano, Brian Kakas e delle sue opere realizzate con una tecnica assolutamente sorprendente. Chi è curioso può guardare il sito della galleria Gaya: www.gayafusion.com/ceramic”.
Cercasi pupazzo disperatamente
Pablo ha un pupazzetto adorato che si chiama Nanna (un nome, una missione). Erica e Pierluigi hanno paura che possa andare perduto tra viaggi e cambi di casa. Hanno provato a procurarne un altro, ma non ci sono riusciti, così lanciano un appello: è stato acquistato nel 2008, è di marca Nicotoy e ha la testa di un elefantino. Se qualcuno ce l’ha e non è fra i giochi preferiti di suo figlio, può mettersi in contatto con la redazione.
I nostri due balinesi sono anche a caccia dei libri di Agostino Traini sulla Banda di Popo: sono fuori catalogo, ne hanno solo uno, ma i bambini ne vanno matti. Se qualcuno vuole aiutare… vanno bene anche se non sono in buone condizioni.