C’è una cosa, un’unica cosa, che accomuna tutti noi genitori: il sapere che esiste un prima ed esiste un dopo. Lo spartiacque naturalmente sono loro, i nostri bambini. Il prima di Serena era fatto di campi da volley, allenamenti e partite, in casa e in trasferta. Una vita sportiva vissuta al top, tra scudetti, coppe e tanta nazionale. Oltre la linea di campo, spesso al di là della rete, c’era Davide. Anche per lui una vita nel volley, come allenatore, sempre in equilibrio tra preparazione atletica della squadra, tattica, motivazione, coaching, gestione dello spogliatoio. Questo prima. E dopo? Il dopo sembrerebbe uguale al prima: ancora nazionale, ancora scudetti, coppe. Se non fosse per quella piccola, tenera, adorabile differenza: l’irruzione in campo, piena e totale, di Gaia.
Lei è Serena Ortolani, fortissima schiacciatrice e opposta della nostra nazionale, lui è Davide Mazzanti, super coach ufficiosamente in corsa per il ruolo di CT nazionale e con trascorsi sulle principali panchine di club che spesso e volentieri ha portato allo scudetto. Sono la coppia d’oro del volley italiano, sono vincenti e super alla mano. La mamma e il papà di Gaia quest’anno giocano a Conegliano nell’Imoco Volley. Hanno appena messo a segno il primo obiettivo di stagione, la Supercoppa (nelle foto ufficiali i riccioli di Gaia e il sorriso tutto-sua-mamma fanno capolino dalla coppa, più grande di lei). Le“pantere” del club veneto sono sorprendenti e sono – anche – mamme: campionesse d’Italia nel 2016, hanno appena trionfato nella Supercoppa. Tra di loro le due inarrestabili supermamme nazionali Jenny Barazza e Serena Ortolani. Che quest’anno ha anche la fascia di capitano.
Ricaricarsi di bellezza
“La Supercoppa era il nostro primo obiettivo di stagione. Centrato alla grande, nel nostro Palaverde. E davanti a Gaia… Abbracciarla dopo una vittoria così, in casa e davanti ai nostri tifosi, non ha prezzo, non ho parole. Siamo molto motivate e io lo sono in modo speciale. Con Gaia riesco a godermi il bello della pallavolo con equilibrio. Perché chiusa la porta di casa rimaniamo noi, la famiglia. E mi ricarico, ci ricarichiamo di bellezza e voglia di famiglia. Lei qui è la mascotte insieme alla bimba di Jenny: c’è un bel clima, si vive bene. Noi giocatrici troviamo sempre lo spazio per due chiacchiere con i nostri sostenitori, per gli autografi, per la nostra curva. Ma fuori c’è il rispetto per la vita privata. Mi sta benissimo, io sono per la semplicità”.
Tu giocatrice, Davide allenatore. Sembra una storia da film o da cartone per dirla con Mila e Shiro. “Galeotti sono stati i viaggi per il ritiro della nazionale nell’estate 2011. Ci conoscevamo già da prima, ovviamente. Poi è divampato il fuoco, era l’anno delle Olimpiadi. Dopo Londra è stato chiaro per tutti che eravamo una coppia. E facevamo sul serio. Così ci siamo detti che la nostra storia andava spiegata e gestita nel modo giusto. Di fare passi indietro non ci abbiamo neanche pensato per un attimo”. “Per noi è stato chiaro fin da subito – racconta Davide -. che era amore, quello vero, quello a cui non puoi dire di no. E quando abbiamo scoperto che saremmo diventati genitori, abbiamo deciso subito che la nostra bambina si sarebbe chiamata Gaia. Una bimba felice e che porta felicità, in sintonia con i sentimenti dei suoi genitori. Gaia di nome e di fatto. Perché eravamo sicuri fosse femmina, chissà poi perché!”
La marcia in più delle mamme
Viversela giorno per giorno, giocarsela come il vostro splendido gioco vi insegna. Dosando con intelligenza e ironia anche la vostra presenza sui social: il messaggio su Facebook per la nascita di Gaia era simpaticissimo… “Oh sì, beh mia figlia non poteva che nascere con le gambe lunghissime! Io sono pur sempre una mamma di 187 centimetri! E quindi sì, il messaggio era ‘Sono Gaia, peso 3,8 kg e ho le gambe lunghe come mamma!’. E anche adesso sulla nostra pagina postiamo le nostre immagini di famiglia: con gli occhialoni, con le facce buffe. Siamo un po’ pazzerelli”. “Sottoscrivo – conferma coach Davide -. A me la notizia della cicogna in arrivo è giunta alla sua maniera. Prima ricevo un mms con la legenda del test di gravidanza, poi in un secondo inoltro è arrivata la foto del test vero e proprio. Per l’arrivo del secondo bambino chissà cosa mi aspetta!”.
La gravidanza, il puerperio, la ripresa dopo il parto sono faticosetti per tutte. Ma per una giocatrice? “La forma fisica è condizione prima e necessaria. Dopo il cesareo è stato faticoso, ma non voglio lamentarmi, la verità è che Gaia mi ha dato una energia nuova, inaspettata e sorprendente. Ho allattato i primi mesi e poi sono tornata presto in palestra. Lavorare sodo per riprendermi il mio posto nella pallavolo mi ha aiutato a godermi il bello dell’essere mamma. Mi ha aiutato moltissimo a relativizzare, in un senso e nell’altro. Con una grande positività e serenità di fondo. Ha ragione Davide (che lo scorso anno gestiva ben cinque mamme in squadra!): una mamma ha una marcia in più, perché sappiamo farci scivolare le cose addosso”.
Tante famiglie seguono la pallavolo: Gaia sarà amatissima dal vostro pubblico. “Lei e Luisa, la bimba di Jenny, sono le mascotte della squadra. Il volley è uno sport pulito, in campo e fuori. Il nostro pubblico è fatto anche di molte famiglie, papà e mamme che portano i bambini o ragazzini dell’under, che si avvicinano alla pallavolo e portano al palazzetto genitori e nonni. Un bel clima. Chissà se sarà il futuro anche per Gaia. Per ora gioca già con la palla, fa pam pam con le manine quando le chiedono ‘Come fa la mamma?’ e imita anche l’espressione di grinta del papà coach. Però da sportivi sappiamo quanto importante sia fare sport, ma soprattutto scegliere lo sport che più piace. Quindi le faremo provare tanti sport diversi e sarà lei a scegliere di praticare quello che la attirerà di più”.
Una squadra forte sempre
“Gaia sta con il papà quando io faccio pesi la mattina. Spesso a pranzo riusciamo a stare tutti insieme. Poi spero che lei faccia un sonnellino al mattino, perché sennò è iperattiva quando io dovrei riposare prima dell’allenamento del pomeriggio. La sera la pallavolo resta fuori dalla porta di casa e c’è solo la nostra famiglia. È un momento fondamentale, di pace. E quando siamo in trasferta arrivano i supernonni, perché Gaia è troppo piccola per venire con noi. I miei genitori, Sabrina e Marco, e quelli di Davide, Mariella e Sergio, sono sempre disponibili. Orari, treni, coincidenze sono il nostro pane. A tutta dritta per Conegliano. Da Faenza e Pesaro con furore”.
“Facendo lo stesso lavoro, finalmente nella stessa squadra, dovevamo escogitare una soluzione. No alternative, questione di sopravvivenza. E così siamo organizzati su due piani: il piano di sotto è quello di Gaia, dunque quello della famiglia, quello di sopra è l’ufficio di Davide, dove guarda le partite delle squadre avversarie e studia le tattiche. Ma il club rimane fuori dalla porta”. Equilibrio è la parola d’ordine, anche secondo Davide, “Quando siamo liberi, quando Serena ha la giornata destress non possiamo fare grandi spostamenti perché deve riposarsi ma ci piace esplorare i parchi nei dintorni, andare al cinema, visitare le fattorie. La scorsa estate, per il ritiro della nazionale, siamo anche andati con Gaia a mungere le mucche”.
“La chiesetta in cui ci siamo sposati è crollata. A Castelraimondo, nel maceratese. Ci sono parole? No. Ma c’è il darsi la mano, c’è la solidarietà: Davide è di Fano, abbiamo pensato che volevamo, volevamo fortemente, fare qualcosa noi, come famiglia. Così ci è venuto in mente il nostro camper: ora è a disposizione di chi ha dovuto abbandonare la propria casa. E se ci verrà in mente altro certamente lo faremo”. La felicità è dove ti porta il cuore: come nelle Marche, culla del vostro amore.
[Marta Vitale Brovarone]