Il due porta fortuna. Dopo aver frequentato insieme
l’università e aver vissuto accomunati dalle stesse passioni, tra associazioni studentesche, viaggi e prime esperienze di lavoro, Eleonora e Lucio hanno deciso di andare a vivere insieme. Due anni di convivenza, due di matrimonio e due anni ancora di attesa. Poi, la realizzazione del due perfetto: l’arrivo dei gemelli Viola e Pietro.
Com’è scoprire di aspettare non uno, bensì due bambini? “Una notizia sorprendente, per usare un eufemismo – dice Eleonora -. Ma si vede che era proprio destino. Non avevamo casi di gemelli in famiglia, non abbiamo fatto cure, avevamo appena cominciato a cercare un bimbo. Non sapevo nulla di esami e gravidanze, sono andata alla prima visita da sola, come fosse un appuntamento di routine. Quando mi hanno detto che erano gemelli ho vissuto un paio d’ore in stato di choc”. “Io ero al lavoro in riunione – continua Lucio -. Eleonora mi ha chiamato e non ho potuto rispondere. Poi, siccome insisteva l’ho richiamata. Aveva la voce distrutta, mi sono preoccupato. Quando mi ha detto che erano due mi sono messo a ridere, ho cercato di sdrammatizzare, di fare quello superiore. Sono uscito per raggiungerla, ho messo il casco… e anch’io sono entrato in stato di choc”.
Era estate
Lucio ed Eleonora stavano per partire per le vacanze, uno di quei viaggi lunghi che si progettano quando si è giovani e i figli non ci sono ancora (“Il viaggio lo abbiamo fatto, solo che invece di essere on-the-road abbiamo smussato qualche dettaglio”).
L’annuncio della gravidanza è stato dato a tutti i futuri nonni in stile commedia hollywoodiana: “Aspettiamo un bimbo”. “Bene! Bravi, che bello!”. “E non è finita”, “Ma dai! Cos’altro ci raccontate, mica saranno due?”. Poi per Eleonora è cominciata la lunga trafila della gravidanza gemellare. “Stavo benissimo, ma per le doppie gravidanze ci sono molte ansie e ci si sottopone a una serie infinita di esami e tracciati. Viola e Pietro erano la tipologia di gemelli meno a rischio, con due placente e due sacchi amniotici, ma l’iter e i protocolli ci hanno costretti a un controllo serrato. Siamo stati seguiti da un reparto apposito dell’ospedale Sant’Anna e devo dire che ci hanno trattato con i guanti. Avevo una pancia immensa. Tutti i gemelli vengono fatti nascere prima, non oltre la trentottesima settimana. Ho potuto fare un parto naturale, cosa piuttosto rara per le gravidanze gemellari. Sono scesa in sala parto con le ostetriche che facevano il tifo e siccome eravamo alla Clinica Universitaria, anche gli studenti che assistevano facevano il tifo. È andato tutto straordinariamente bene”. “Viola è uscita per prima, un po’ affaticata dal travaglio – continua Lucio. Quattro minuti dopo è arrivato Pietro. Li hanno lasciati un poco con la mamma, poi sono stati portati al nido nella culletta termica, perché pur pesando due chili e mezzo (un buon peso per i gemelli) erano piccini e affaticati”.
Vita in stereo
Molto faticoso è stato l’allattamento. “Li ho allattati per due mesi – dice Eleonora – integrando col latte formulato, ma il sistema misto ci ha un po’ confuso. Allattavo tutti e due insieme, altrimenti sarebbe stato un ciclo continuo. Smettere è stata una decisione che mi ha fatto patire, ma superata l’impasse è filato tutto liscio. C’è da dire che Viola e Pietro sono sempre stati bravissimi. Lo scatto di crescita che c’è in ogni bambino è arrivato a cinque mesi, quando hanno cominciato a dormire tutta la notte. E due su due che dormono è una grande fortuna”. “Non per essere superiori – continua Lucio -, cosa che ogni tanto i genitori di gemelli tendono a fare, ma quando guardiamo i nostri due bambini ci viene da chiederci ‘Quanto tempo libero hanno quelli che ne hanno uno solo? Che noia!’. Da noi tutto è doppio, una catena di montaggio. Alzarsi, preparare colazione, cambiarsi, vestirsi. Però è successo raramente che piangessero ‘in stereo’. È come se sapessero che quando uno piange l’altro deve mettersi in ascolto e aspettare”.
Personalità
È curioso che due bimbi così piccoli, nati e cresciuti nello stesso momento, nella stessa famiglia, nella stessa quotidianità, possano sviluppare personalità diverse. “Evidentemente il carattere non si forma solo nell’interazione con il mondo – dice Lucio -. C’è qualcosa scritto nel Dna. Pietro è più fisico, il primo ad alzarsi, il primo a camminare. Viola è più osservatrice. Ascolta, ci rendiamo conto che capisce molto di più di quello che cerchiamo di dirle. Viola non si sente mai, Pietro ha sempre qualche rimostranza da fare”. Particolare è anche l’interazione tra i due bambini. “Ora cominciano a considerarsi reciprocamente – dice Eleonora -. È tipico dei gemelli costruire un linguaggio tutto loro. Quando sono soli nella loro stanza li sentiamo ridere come matti, hanno un codice, comunicano in una maniera magica che si interrompe non appena entrano in relazione con noi. Prima della nascita abbiamo partecipato a diversi incontri del Progetto Gemelli dell’Università di Torino. Lì abbiamo capito che i gemelli sono come una coppia, sviluppano un’interazione particolare, per cui si consiglia di farli vivere, per quanto possibile, qualche momento come figli unici. Di positivo c’è che essendo due sono naturalmente abituati ad aspettare. Sanno che c’è un altro, che non sono soli”.
Parola d’ordine: organizzazione
Com’è la vita quotidiana con due bambini piccoli? “Anche se sono due, non è il doppio della fatica. È uno più un pezzo. Certo, Lucio e io, un po’ per carattere, un po’ per necessità, siamo molto organizzati. Domenica ho notato che sono proprio cambiata. Una volta dormivo fino a mezzogiorno, adesso alle 10 ho già finito di cucinare i pasti per tutta la settimana. Preparo le verdure al vapore, le frullo e poi le congelo separatamente nei ghiaccini. So esattamente il numero di cubetti che servono per ogni pasto, 12 cubetti misti, da scongelare nel microonde per un pappone subito pronto. Anche per dormire, ci siamo imposti di non avere le braccia facili. Con due figli piccoli si tende a essere meno accomodanti, ma come dicevo è una necessità. Il risultato però è che i nostri bimbi, a un anno, si addormentano da soli. Come potremmo fare altrimenti?”. Nella perfetta macchina organizzativa i nonni svolgono un ruolo fondamentale. “Abbiamo la fortuna di avere a disposizione quattro nonni speedy che ci aiutano tutti i giorni. Senza di loro sarebbe tutto molto più difficile”. L’organizzazione aiuta anche a essere sempre in movimento. “Nonostante ogni spostamento minimo, anche un weekend al mare, sia un trasloco, non ci facciamo fermare da nulla. I nostri alleati sono lettini da campeggio, seggioloni pieghevoli, thermos e un borsone stile Mary Poppins”.
Come due mamme
“Al corso preparto ci hanno spiegato che il papà dei gemelli è un po’ una seconda mamma – dice Lucio -. È vero. Uno ciascuno. A parte questo, abbiamo notato che nella nostra famiglia è due di tutto, anche nel parlare, perché usiamo sempre il plurale, persino quando parliamo dei figli degli altri”. Due gemelli sono un numero sufficiente? “Ci conforta constatare che siamo stati i primi ad avere bambini all’interno del nostro giro di amici – dice Eleonora – e nonostante siano due, stiamo vivendo una così bella fase della vita da invogliare gli altri a seguire il nostro esempio. Se si potesse scegliere io consiglierei a tutti di avere due gemelli. Per quanto ci riguarda, volevamo due bambini, volevamo un maschio e una femmina, li desideravamo bravi così come sono arrivati. Sfidare oltre la sorte ci sembra eccessivo”.
Il Progetto Gemelli
Il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino studia i gemelli e assiste le famiglie attraverso un progetto apposito nato nel 2001. Progetto Gemelli organizza incontri con le gestanti e con le famiglie, convegni per genitori e momenti di formazione per gli operatori della sanità. Si contatta il numero 011 6703059 o si va su Internet all’indirizzo www.progettogemelli.unito.it.