Chamois è un piccolo e incantevole paesello della Valle d’Aosta, che si raggiunge solo in funivia, a un’ora e venti minuti di macchina da Torino e poco più di due da Milano. D’inverno i suoi 1.800 metri sul livello del mare si ricoprono di neve e le piste servite da tre seggiovie accolgono una folla – mai troppo grande – di appassionati sciatori, soprattutto famiglie con bambini. Sui pendii ampi e assolati intorno al paese, capita spesso di vedere un gruppo di bambini avvolti in tute gialle e blu da sci: hanno i volti nascosti da maschera e casco, il dorso protetto dal paraschiena, fanno slalom tra i pali sotto gli occhi e i cronometri di due adulti vestiti di rosso, girano senza sosta su per la seggiovia, giù per le piste, sciano con ogni tempo e temperatura: sono i bambini dello sciclub, con i loro allenatori. Ma cosa c’è dietro a questa parola, sciclub, oltre l’inafferrabile corsa sulle piste di questi giovanissimi atleti? Ci sono bambini e famiglie con tante storie diverse e almeno un tratto in comune: la fatica di impacchettare tutto il venerdì sera (a volte pure il cane) e partire da Vercelli Milano Torino Biella per raggiungere Chamois. Da novembre ad aprile, ogni weekend, si dedicano allo sci: allenamenti e gare. E qui si raccontano.
Amore per lo sci
“Lo sciclub esiste da più di cinquant’anni ed è nato per far sciare i bambini tanto, bene e insieme – racconta Mauro, presidente dello Sciclub Chamois -. Ogni sabato e domenica una trentina di ragazzini e ragazzine dai 6 ai 15 anni sono coinvolti in quattro cinque ore di allenamento al giorno e, una o più volte al mese, in gare in varie località della Valle d’Aosta. Ci sono anche qualche trasferta fuori regione e una settimana di sci estivo, sempre con i due allenatori, Laura e Mirko. Io sono papà di sei figli e oggi le mie Virginia e Maddalena sono nello sciclub. Noi genitori non siamo grandi sciatori, ma ci è sempre piaciuta l’idea che praticassero questo sport: per divertirsi e per stare in compagnia di altri bambini”.
“Per noi tutto è iniziato con una vacanza di Natale da queste parti – prosegue Flavia, mamma di Marco. – Marco ha messo gli sci che era ancora sul passeggino e da allora non ha più smesso: la passione è cresciuta con lui”.
Lea, mamma di Fiore e Celeste, racconta: “Noi ci siamo capitati un po’ per caso, forse lo sciclub è stata la naturale conseguenza degli anni della prima infanzia passati con le mie figlie su queste montagne splendide, sane, pure. A volte mi chiedo: come sarà dopo? Com’è l’ambiente delle gare di sci da una certa età in poi? Resterà pulito e sano? Questi sono oggi i miei dubbi. Ma per ora va bene così”.
Giulio, papà di Tommaso e Matilde, aggiunge: “Io sono cresciuto amando e vivendo la montagna in molti modi: mio padre ci ha sempre portati a sciare e a camminare, a praticare scialpinismo, arrampicata, tutto. Mi è mancata, da bambino, la dimensione sciclub, che invece ha vissuto la mamma dei miei figli, Cristina, ora maestra di sci a Chamois, come suo padre, Ugo. Per i nostri bambini imparare a sciare è stato un po’ come imparare a camminare, è accaduto con la stessa naturalezza. Quando la piccola dice: uffa, non ho voglia di andare a sciare, le rispondo scherzando: tesoro, mi sa che sei nata nella famiglia sbagliata!”.
Motivazione e passione nello sciclub
Ogni weekend invernale in montagna è un bell’impegno, come ve la cavate?
“In effetti è una gran fatica, caricare l’auto a Torino, con tutto e tutti, arrivare su al freddo, ma proprio freddissimo, e la mattina di sabato e domenica svegliarsi molto presto – risponde Lea -. La nostra casa, poi, è un po’ fuori dal paese, quindi Fiore e Celeste hanno un pezzo da fare a piedi per andare a sciare, spesso escono di casa al buio, nel gelo”.
“Per noi l’impegno è doppio, anzi sdoppiato: la nostra maggiore, Sara, fa pallavolo a livello agonistico e Marco scia: quindi spesso nei fine settimana un genitore accompagna un figlio in montagna e l’altro va in giro per il Piemonte per le partite: ma si fa, perché siamo motivati e pensiamo che lo sport sia da praticare mettendocela tutta, sostenuti dal divertimento e dalla compagnia, ovviamente”.
Motivazione e passione fanno davvero rima per questi bambini e bambine e per le loro famiglie ed è difficile sviscerare il loro amore per lo sci, che è fatto di elementi, ricordi, esperienze.
“Per Celeste – racconta Lea – è una passione così grande che persino sull’elicottero dopo essere caduta durante una gara, ha detto: speriamo non sia nulla di grave perché io voglio rimettere gli sci al più presto. Per fortuna non era nulla di grave!”.
“Ai miei figli piace tutto, ma proprio tutto! – conferma Giulio -. Anche l’attrezzatura che ruota intorno a questo sport: gli sci, i bastoncini, la maschera nuova, la tuta da gara. Insomma non è come andare in piscina: costume e cuffia e via. No, qui è più vario e anche più oneroso, è una fortuna poterlo fare e Tommy lo capisce”.
E la competitività? Tutti concordano su una cosa: in questo sciclub, con questi allenatori, la sfida è un motore, si scia per migliorare, ma la priorità è favorire un ottimo rapporto con questo sport, con se stessi e con il gruppo. Si scia per dare il massimo, complimentarsi con chi vince, accettare le sconfitte. “Certo, quando poi arriva la coppa, siamo tutti più felici, eh”, aggiunge Giulio, ridendo. “Il clima costruito dagli allenatori e dai bambini influenza positivamente anche i rapporti tra fratelli – racconta Laura -, ricordando che una volta la sua figlia più piccola è arrivata sul podio e suo fratello le ha preso subito un regalo al bazar del paese e glielo ha dato con mille complimenti”.
Due salti in “fresca”
Lo sport, praticato in questo modo intenso, come contribuisce alla crescita dei bambini?
“Per Nicola – racconta Sara – lo sci è stato un’occasione importante per capire cosa voglia dire mettere concentrazione nelle cose. Per Andrea è stato un modo per esprimere la tenacia, come quella volta in cui aveva la gastroenterite ma ha voluto gareggiare lo stesso: ci teneva tantissimo”. Mauro e Laura sottolineano l’aspetto dell’autonomia nel fare le cose: autonomia nell’uscire di casa, ricordarsi l’attrezzatura, ma anche andare al bar con dieci euro per comprarsi quello che vogliono per pranzo.
Prosegue Elisa: “A Nicolò lo sci ha dato più sicurezza in se stesso e lo fa sentire orgoglioso quando si ritrova tra i suoi compagni di scuola. E poi la gioia delle giornate di fuoripista! Una volta è saltata una gara per brutto tempo, nevicava tantissimo e l’allenatore ha detto: mettete gli altri sci, si va a fare due salti in neve fresca. Sono tornati a casa fradici e strafelici. Ogni volta hanno qualcosa da raccontare. Ogni volta”.
Come sono i rapporti con gli allenatori?
“Sono amici – racconta Sara -, figure quasi paterne e materne: hanno creato un rapporto di profonda fiducia con i bambini e se c’è una gara lontano, dormono fuori casa con entusiasmo e tranquillità. Gli allenatori conoscono i bambini uno per uno, le sfumature del carattere, l’indole e questo ci piace molto”. E forse non è un caso, nessuno lo dice, ma lo dicono i risultati, che le soddisfazioni arrivino anche sul piano sportivo: con diversi bambini piazzati nei primi dieci e un primo assoluto, Marco, nella classifica regionale del 2016.
Montagna maestra di vita
Come sono i rapporti tra voi famiglie dello sciclub?
“Per fortuna il nostro ambiente è sereno, non sentiamo la competizione. Ed è un bene perché passiamo molto tempo insieme, siamo tutti lì, si pranza insieme, ci si trova la sera al bar del paese, i bambini vanno a giocare e a dormire a casa uno dell’altro. Questo succede anche perché Chamois è una realtà particolare, un luogo piccolo e a sé. Anche per questo motivo, perché siamo una realtà piccola, noi genitori siamo molto coinvolti nella parte organizzativa, soprattutto nei trasporti! Andiamo su e giù per la Valle d’Aosta ad accompagnare i figli alle gare”, racconta Laura.
Condividete questo sport con i vostri figli?
“La mia ex moglie e io, pur essendo separati, siamo uniti e alleati nel sostenere i nostri figli nella loro attività sciistica – racconta Giulio – e veniamo tutti a Chamois nel weekend. Vivere insieme questa passione è molto bello e ci gasiamo a vicenda!”.
“Anche i miei figli adorano sciare – prosegue Sara -, sono appassionatissimi e credo che per loro conti anche molto l’amore che il papà, Piero, nutre per questo sport. Io non sono sportiva come loro, ma mi sento coinvolta in questa avventura e mi appassiono ai loro progressi, mi interrogo quando incontrano difficoltà”.
E che succede quando l’inverno finisce?
“Quando finisce la stagione, all’improvviso, il tempo da riempire sembra infinito. Ci manca l’ossigeno. E non solo quello della montagna – dice Laura con un sorriso – io amo vedere i figli impegnati in qualcosa di costruttivo, finalizzato”.
“Dunque… finalmente – aggiunge Sara – ci ri-po-sia-mo!!”.
“Noi viviamo la montagna anche in altre stagioni – dice Giulio -. La mountain bike e le passeggiate, spero contribuiscano ad accrescere ancora l’amore per la montagna, che per me è maestra di vita”.
Elisa chiude così: “Ci ha molto intenerito, e dato la misura di quanto si divertano qui, la domanda che è arrivata da Emilie a un certo punto, quest’anno: mamma, dobbiamo proprio andarci, al mare, d’estate?”.
[Marina Gellona]