Ich bin ein Turiner

da | 28 Lug, 2013 | Persone

Roma, Berlino, Torino sono le città che scandiscono le diverse fasi della vita di Bruno e Jessica, nati e cresciuti a Roma, studenti a Berlino e genitori a Torino. Tre città molto diverse tra loro, ognuna con i suoi pregi e difetti e fa piacere scoprire che il nostro paesone non se la cava poi così male nel confronto con le due scintillanti metropoli. “A Roma frequentavamo entrambi il liceo tedesco – raccontano – ci conoscevamo, ma non eravamo particolarmente amici. Ci siamo poi per puro caso ritrovati a Berlino, tramite amici comuni, e lì è iniziata la nostra storia”.
“Sono partita per conoscere meglio la patria di mia mamma, che è tedesca. E il sistema universitario mi convinceva di più di quello italiano – racconta Jessica -. Negli anni Novanta Berlino era la città del momento, quella in cui sembrava potesse succedere di tutto: dopo la caduta del muro era una metropoli vivace, tutta in fermento. Non facile, però. Nei primi tempi si sentiva ancora la frattura della divisione, era una città dura. Venendo dalla bellissima Roma, anche dal punto di vista estetico era meno facile da apprezzare. Col tempo me ne sono innamorata, ci sono rimasta 16 anni, è diventata casa. E se quando sono arrivata in Germania mi sentivo più italiana, col passare degli anni sono diventata tedesca”. Anche Bruno, per motivi diversi, decide di frequentare l’università in Germania: “avevo voglia di andare a vivere da solo e lì è più facile trovare lavoretti da studenti. Ero curioso di veder qualcos’altro, viver qualcos’altro. La vita da studente in Germania è una tappa della vita, molto più definita di quel che sia in Italia: vai a vivere da solo, sei autonomo. Berlino in quegli anni era bellissima, una gran parte della città era vuota, c’erano appartamenti e spazi enormi da occupare, era eccitante tutto quel che succedeva. E così ci sono rimasto anche dopo aver finito gli studi. Con una laurea in filosofia e un diploma in pianoforte in tasca, ero indeciso se restare all’università oppure intraprendere una carriera artistica: la seconda scelta si è imposta da sola, faccio il musicista – una professione che in Germania è decisamente più facile, ci sono più fondi per la cultura, si vive con meno ansia e più tutele la professione artistica”.

A Torino per lavoro
“Stiamo insieme dal 2001, ma in Germania non abbiamo mai convissuto, ognuno aveva il suo appartamento, per fortuna vicini, e stavamo bene così. Abbiamo iniziato a vivere insieme proprio a Torino, – racconta Jessica-. Sono arrivata io per prima, nel 2009. Ho partecipato a un bando per un posto come direttore del Goethe Institut (l’istituto di cultura tedesca) di Torino e l’ho vinto. L’Italia del nord non la conoscevo affatto, ma Torino mi intrigava. Aveva fama di città interessante e non l’ha smentita. È molto variegata storicamente e culturalmente, ha un passato di ex-capitale, di città industriale con una borghesia illuminata, tutto questo si sente”. Bruno è arrivato definitivamente nel 2010, prima che nascesse Emma Lou: “Avevo un po’ di timore a tornare in Italia, perché Berlino è una città bella, viva, in cui tutto funziona. Non sarei tornato volentieri a Roma, per dire: le città che non funzionano non mi vanno più. Torino mi ha sorpreso piacevolmente. Sembra un po’ francese, il clima è migliore di quel che mi ero immaginato, si mangia benissimo e poi ci sono le Alpi: sono un po’ luoghi comuni, però sono aspetti che migliorano la qualità della vita. Jessica si è inserita facilmente in città perché ha un lavoro, dei colleghi, degli amici. Io qui mi sento ancora un po’ provvisorio, come in vacanza. Non è una brutta sensazione, peraltro”. “Nei primi tempi vivevamo nel Quadrilatero, un quartiere perfetto per una coppia senza figli – racconta Jessica -. Ora che c’è la bambina apprezziamo molto vivere in Vanchiglia: siamo vicini al fiume che è la destinazione ideale per quattro passi con il passeggino. Il Po è bellissimo e potrebbe essere valorizzato meglio”. “Siamo affascinati dai circoli sportivi e dalle bocciofile in riva al fiume – prosegue Bruno -. Sono posti che non esistono più in altre città, con i vecchietti che giocano a carte e un bicchiere di vino. L’ho detto ai miei amici che il mio sogno qui è di iscrivermi a una bocciofila! I mercati torinesi sono stati una vera sorpresa, ce ne sono tanti e ci vengono i contadini: grazie a loro abbiamo assaggiato cibi buonissimi che prima non conoscevamo, le piante di zucchina, i fiori di girasole, i topinambur”. Non tutto è rose e fiori, ovviamente: “Il sistema sanitario non funziona bene come in Germania, sembra che sia tutto gratis, ma in molti casi per avere un servizio di livello si deve andare nel privato. Lo stesso vale per i mezzi pubblici, che potrebbero funzionare meglio. A Berlino senza macchina si viveva benissimo, qui ci sono tante opportunità che ci sono precluse. Le piste ciclabili sono irrazionali e pericolose: interrotte a metà percorso, con ostacoli e macchine che le calpestano. Berlino è molto più grande ma la si percorre molto più agevolmente sulle due ruote. E in tutta sicurezza. La cultura della macchina a Torino è davvero eccessiva”.

Vita di famiglia
Emma Lou è nata il 4 marzo di quest’anno, all’ospedale di Moncalieri. Com’è cambiata la vostra vita da quando siete diventati una famiglia? “Io sono semplicemente più felice – risponde Jessica -. È un po’ banale?”. “Io pure – conferma Bruno -. In tedesco si dice che avere dei figli ‘erdet’, che vuol dire collega a terra. Ecco, io mi sento così. Ma non nel senso di avere i piedi per terra, che per me ha un’accezione un po’ negativa. Molte cose sono diventate più semplici. Prendere delle decisioni. Mettere le priorità. Anche sul lavoro”. “È vero che ora è più facile individuare le priorità – concorda Jessica -, ma non è una cosa automatica. È un processo, come imparare una nuova lingua. Da circa sei settimane sono tornata al lavoro. E devo ammettere che all’inizio sono rimasta sorpresa di quanto velocemente fossi assorbita da tutte le decisioni da prendere, i progetti da ideare e seguire. Prima che nascesse Emma Lou mi immaginavo che una volta mamma sarebbe stato facile e automatico staccare dal lavoro. Non è così: mi sono quasi spaventata, perché quando torno la sera stanca dal lavoro a volte faccio fatica a staccare la spina dell’ufficio. Magari sto con lei, gioco o la cambio e nella mia testa rimugino gli avvenimenti della giornata. All’inizio mi auto-rimproveravo, perché mi sentivo disattenta e avevo la sensazione che Emma Lou se ne accorgesse. Ma soprattutto non mi godevo il tempo con lei, non vivevo nel presente. Mentre mi pare che la grande lezione di vita dei bambini sia proprio la loro capacità di vivere solo il presente”. E che lingua si parla in casa vostra? “Jessica con Emma Lou parla in tedesco e io in italiano – racconta Bruno -. Fra di noi invece perlopiù in italiano. Tranne quando litighiamo, che tra noi è più un discutere animatamente. E lì il tedesco aiuta, perché per certi versi è una lingua più differenziata”.
In questi mesi Bruno è in paternità. “Cerco di lavorare il meno possibile e di godermi la bambina. Dedico il tempo libero a preparare i progetti lavorativi per l’anno prossimo. Certo in Germania c’è una vera politica concreta di aiuto alle famiglie. Ad esempio, esiste l’assegno di paternità anche per i liberi professionisti, che dura fino a dodici mesi ed è complementare alla maternità. E poi ci sono gli assegni famigliari, pari a circa 280 euro al mese per bambino, che tutte le famiglie percepiscono indipendentemente dal reddito. Un sistema di welfare molto efficace che qui in Italia proprio non esiste”. Una delle grandi risorse della famiglie italiane sono i nonni, che sopperiscono con dedizione alle carenze del sistema. Ma come si vive quando la famiglia è lontana? “In effetti ci mancano molto – risponde Jessica -. La vita sarebbe più semplice avendoli vicini. In realtà siamo abituati a essere indipendenti, entrambi viviamo lontano da casa da anni, però ora che c’è la bambina sarebbe piacevole avere la famiglia intorno. A Berlino è nata un’associazione di nonni disponibili per le famiglie che non li hanno: sono signori di una certa età, magari pensionati, con tempo e affetto da dedicare alle famiglie. è un  servizio utile, ci piacerebbe trovarlo qui”. “Quest’estate siamo andati in vacanza con i nostri genitori per la prima volta da tanto tempo – racconta Bruno-. Una settimana con i miei e poi una settimana con i genitori di Jessica: hanno avuto tutto il tempo per stare con la bambina e noi per goderci il tempo libero. Dobbiamo ammetterlo, è stato bellissimo!”.

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