Questa è una storia al cui centro sono una casa e una famiglia particolare, che intorno a questa casa si è trovata. Una famiglia come centro di calore e di affetti e una casa come fonte di ispirazione per progetti alti e belli da realizzare. Una storia che ci raccontano tutti insieme, perché tutti insieme la stanno intessendo, giorno dopo giorno, passo dopo passo.
Voglia di comunità
Michela, 28 anni, è sposata con Claudio, 33 anni, geologo, e hanno un bimbo, Tommaso Noè, di quasi 5 anni. “Lavoro per Slow Food e mi occupo di progetti in Africa con piccoli produttori di cibo locale, sostenibile. Realizzare progetti di altri è bellissimo, ma ho da sempre anche il desiderio di lavorare sul mio territorio – racconta Michela -. Mio nonno era contadino e allevatore, mi porto dentro la voglia di sperimentare, mettendo le mani nella terra”. “Da sei anni viviamo in una casetta in campagna e abbiamo pochissimi rapporti con il vicinato – prosegue Claudio – pare di essere in un condominio metropolitano dove fai fatica a socializzare con il dirimpettaio! Io ho voglia di interagire con altre persone anche nella vita domestica, per confrontarmi e condividere. Ed è così che nel 2010 siamo andati in cerca di una cascina e un giorno l’abbiamo trovata a San Bartolomeo, una frazione di Cherasco, lì dove la strada asfaltata finisce. La cascina è grande, 800 metri quadri, da subito l’idea di coinvolgere amici. Innumerevoli le visite, ma tutti dicevano ‘voi siete pazzi, per ristrutturarla ci vogliono troppi soldi, energie, troppo tempo’. Poi abbiamo ritrovato Arianna, amica dell’adolescenza: lei è stata la prima a entusiasmarsi del progetto”. Arianna ha 31 anni e anche lei lavora a Slow Food: “Nel 2008 sono tornata a casa, dopo aver vissuto tre anni in Puglia: avevo voglia di tornare alle origini, intese come odori conosciuti, persone familiari, luoghi di affetti rassicuranti. Un giorno, era l’inizio di settembre, l’ora del tramonto, Michela mi porta a vedere una casa che era meta di gite da ragazzine: una casa enorme, mezza diroccata, che mi ha fatto subito una bella impressione, mi ha trasmesso una sensazione di allegria. Mi raccontano della voglia di un progetto di cohousing e da subito iniziamo a sognare e confrontarci su cosa ci sarebbe piaciuto fare. Dopo pochi mesi, il 28 dicembre del 2011, abbiamo fondato l’associazione LaCasaRotta”. è così che ha battezzato la casa Tommaso Noè la prima volta che l’ha vista. Un nome che ben sintetizza gli intenti che i suoi fondatori si pongono: rompere gli schemi, sciogliere le forme per nuove rotte: “L’associazione è nata dal desiderio che sentivamo di trovare delle alternative alle storture della società; ma è anche un modo per creare un ponte tra culture ed esperienze diverse, uno spazio in cui persone di tutte le età possano dialogare e stare insieme”.
Nuovi incontri
Il maggio successivo avviene l’incontro con Stefano, 34 anni, agricoltore, Ivana, 31 anni, che lavora presso un agriturismo, e il loro bimbo, Elia, di 4 anni. “Il nostro percorso di vita comune inizia sette anni fa – raccontano -. Quando nasce Elia pensiamo che ci piacerebbe fare un percorso di vita comunitaria, aprendo le porte ad altre persone con cui condividere la nostra quotidianità. Il progetto LaCasaRotta è arrivato nel momento giusto e ora è questa la cosa bella che ci viene concessa di fare. Ci piace l’idea di una tribù di persone unite e diverse fra loro”. In quel periodo si unisce al progetto Cesare, 24 anni: “Studiavo Scienze gastronomiche quando ho conosciuto Stefano e Ivana. Insieme progettavamo un centro abitativo adatto ad accogliere conoscenze e buone pratiche sull’ecologia, la pedagogia, l’arte, l’agricoltura, la cucina, la qualità della vita. Dopo tante le visite a vecchie cascine da rendere dimora di tali progetti, abbiamo incontrato Michela e Arianna e ci siamo subito resi conto che una cooperazione poteva davvero nascere”.
In ultimo, al gruppo si è aggiunta Giulia, ostetrica di 23 anni “Amo profondamente la mia terra e il mio lavoro. Mi guardo attorno e cerco qualcosa di primordiale, qualcosa che mi racconti una storia di armonie e che mi trasmetta un’energia di quelle che elettrizzano. Ho incontrato LaCasaRotta in un pomeriggio di fine autunno ed è stato meraviglioso: sono stata accolta subito in una famiglia allargata che ha creduto in me e mi sono tuffata nel progetto. La gioia con cui in questo gruppo si creano nuove idee mi porta a immaginare nuove strade, all’interno del progetto, nella vita, nel lavoro”.
La ristrutturazione
“Per ora non viviamo ancora insieme – racconta Michela – la casa è in ristrutturazione, ma ogni weekend ci ritroviamo per portare avanti i lavori su vari piani: eventi, agricoltura, ristrutturazione e noi stessi. Tutto questo cerchiamo di farlo nel caos/ordine delle nostre vite: portando Tommaso Noè a scuola, facendolo partecipare alle riunioni, facendogli accettare e sperimentare che casa nostra, la base in cui ci riuniamo, ogni lunedì e nei weekend diventa come una casa comunitaria. Ricordo una bellissima serata della scorsa estate, quando abbiamo fatto la marmellata di fragole nell’orto di casa nostra con una “caudera”. Cesare non voleva metterci lo zucchero e siamo rimasti fino alle tre di notte intorno al fuoco a cuocerla. Sembrava di essere in Africa, nessuna luce artificiale, le stelle, il fuoco e la marmellata di fragole che pian pano si riduceva. E noi a parlare di progetti e vita, mezzi affumicati. La visione è una Casa in cui vivremo insieme, condividendo spazi, difficoltà, sfide, nuove idee, sorrisi e bellezza. Una mistura: uno spazio pubblico che continueremo a dedicare ai laboratori, un po’ bistrot, un po’ centro aggregativo/associativo, un progetto agricolo sostenibile, un progetto di coinvolgimento sociale trasversale. Le piccole difficoltà per il momento sono che tutti noi abbiamo mille cose da fare: lavoriamo, le due famiglie hanno i due bimbi super attivi. Vogliamo che loro siano partecipi a questa avventura quindi spesso non è facile far combaciare e incastrare tutte le esigenze”. Nel frattempo in cascina i lavori procedono, coordinatore dei piani di ristrutturazione è Claudio. “La casa è stata acquistata da me e Claudio inizialmente, ora siamo nella fase di divisione. Il tetto della casa è stato rimesso a posto da un’impresa edile mentre il resto vorremmo cercare di farcelo quasi tutto da soli, lavorando insieme. L’idea è di riutilizzare il più possibile i materiali esistenti e recuperare anche materiali in giro (piastrelle diverse per fare un pavimento a mosaico o vecchi mobili che la gente non vuole più), con l’intento di non sprecare, riciclare, per una vera decrescita. Ci stiamo informando su come rendere più sostenibile la struttura esistente, pian piano ci interroghiamo e decidiamo insieme, con il metodo del consenso. Nel gruppo ci sono competenze diverse: Claudio segue le api, Stefano, Cesare e Ivana gli orti. Arianna, Giulia e io seguiamo l’organizzazione degli eventi e la comunicazione. Quando invece c’è l’evento in sé tutti siamo sul pezzo, si fa una riunione veloce, poi ci si trova e si accolgono le persone, si fa il laboratorio e si pulisce insieme. Abbiamo organizzato la giornata sugli agnolotti al plin, una sul pane a partire dalla pasta madre cotto nel bel forno a legna de La CasaRotta, degli swap party o feste del baratto, che sono sempre momenti aggregativi divertenti.
Un progetto che vorremmo portare avanti per l’estate è l’organizzazione di un campo di volontariato con ragazzi del territorio e non che durante la mattina ci aiutino nella ristrutturazione e nel pomeriggio organizzare per loro visite al territorio e laboratori legati al tema della sostenibilità. E poi e poi… questo progetto ci sta aprendo un mondo”. Continua Arianna “LaCasaRotta è anche un progetto di vita comunitaria: è arricchente vivere insieme pezzi della giornata, cucinare e mangiare insieme, condividere il racconto della giornata. In futuro vorrei anche che diventasse nel suo piccolo un modo per accogliere persone che vivono un momento difficile”. “Il progetto è anche una fantastica opportunità di crescita personale e familiare – dice Claudio -. Personale in quanto hai la possibilità di vedere il mondo con gli occhi dell’altro e familiare perché siamo una famiglia in un’altra famiglia e se avrò mai bisogno di aiuto so che qualcuno ci sarà a darmi una mano”. “Siamo insieme in cammino – confermano Stefano e Ivana -. Il nostro nucleo familiare rimane un punto focale che non perde di importanza, anzi, con la condivisione si completa. Elia gode di un’educazione portata da noi genitori, ma anche dai membri di questa famiglia che si va creando”. Insomma, “vogliamo vivere insieme con gioia ed entusiasmo. Tutti noi abbiamo portato un tassello al progetto e siamo aperti ad accogliere altre persone che possano portare nuova linfa. Abbiamo deciso di fare così: un po’ di associazionismo, un po’ di campagna e un po’ di vita comunitaria. La strada è lunga ma il percorso è già iniziato: un percorso di vita, di confronto, di comunità. Un viaggio”.
LaCasaRotta
Nasce da un’idea di socialità, dal bisogno di fare qualcosa di diverso, di dire e di fare qualcosa sul territorio. Chi ha una buona idea da realizzare e pensa di volerla condividere e mettersi in gioco, può contattare LaCasaRotta, che è su Facebook, Twitter, YouTube, Flickr e sul blog, casarotta.blogspot.it; mail, casa.rotta@yahoo.it.