5.000 km in sei mesi con due bambini di 3 e 7 anni: ogni km un albero piantato. Tara, Mael, Kristell e John sono una famiglia francese super in gamba che è partita lo scorso marzo con tre bici e un carrello dal sud della Francia in direzione Europa. Li abbiamo incontrati tra Piemonte e Lombardia in una delle prime tappe del loro tour: sorridenti e tonici nonostante l’inizio del giro non sia stato proprio facilissimo. Pioveva, e non è per niente divertente quando devi pedalare tutto il giorno, con i bambini, per di più.
Una ranocchia per mascotte
“Il nostro è un viaggio di conoscenza, perché viviamo in Europa e sappiamo pochissimo dei nostri vicini. Vogliamo incontrare persone, capire la loro cultura, visitare monumenti e piccoli paesi. E poi è un viaggio di sensibilizzazione ambientale, perché abbiamo l’obiettivo di raccogliere abbastanza fondi per piantare 5.000 alberi, come 5.000 sono i km che ci proponiamo di percorrere – raccontano -. Riusciamo a coprire 30-40 km al giorno pedalando tranquillamente. Al nostro ritmo facciamo una decina di km all’ora: significa pedalare due ore la mattina e due ore al pomeriggio senza troppi affanni. È un modo di procedere slow, che ci consente di vedere e conoscere, ma non così lento come camminare che non ci avrebbe portato molto lontano. Il nostro viaggio è anche un progetto ecologico, quindi era importante per noi utilizzare un mezzo di trasporto non inquinante. Siamo montati in sella ai nostri destrieri a Valbonne, e abbiamo pedalato fino a Nizza. Lì abbiamo dovuto prendere il treno perché in montagna c’era ancora tanta neve e non c’era modo di attraversare le vette. Siamo arrivati a Cuneo e da lì abbiamo pedalato fino a Saluzzo e poi Castagnole Piemonte prima di arrivare a Torino. Cerchiamo di evitare le salite troppo faticose: per andare in direzione Venezia ci teniamo in pianura, lungo le sponde del Po. Vogliamo visitare Pavia e Verona e poi in Croazia il parco di Plitvice, con le sue cascate, che pare siano bellissime. Poi proseguiremo lungo il Danubio, ci spingeremo fino in Polonia dove incontreremo i bambini di tre scuole che, come la nostra, partecipano al progetto di condivisione e scambio europeo eTwinning. È importante arrivare lì prima della fine dell’anno scolastico, sennò le scuole saranno chiuse e addio incontro! Infine, tappa verso le belle piste ciclabili dell’Olanda. Dovremmo arrivarci in estate, con il bel tempo: lì ci aspetteranno degli amici che pedaleranno con noi per qualche settimana. Il giro ci porterà poi in Belgio, Normandia e Bretagna, da dove faremo ritorno a casa. Grenouille, la ranocchia, è la mascotte del viaggio: ce la portiamo dietro con noi ed è un simbolo anche per i compagni di scuola dei bambini. Ogni settimana possono chiedere alla maestra ‘Dov’è arrivata Grenouille?’ e seguire i progressi della ranocchia sulla mappa dell’Europa.
Un anno di preparativi
Il bagaglio che si portano dietro in questo lungo viaggio è contenuto, soprattutto se si pensa che hanno anche le tende, i sacchi a pelo e i materassini per rendere il sonno più confortevole. “Le due tasche-bagaglio appese alla bici di Mael pesano 5,8 kg e dentro ci sono il suo sacco a pelo e cose preziose come: tre macchinine, un binocolo, un fischietto, una bussola, una rivista sugli animali per riconoscere quelli che incontrerà nel percorso. Tara invece ha uno zainetto Hello Kitty con una bambola, il suo coniglietto di pezza, quaderno, matite e piccoli giochi. Il nostro bagaglio invece è parecchio pesante, circa 115 kg a testa, più il carrello che pesa 13 kg. Ci siamo ben allenati, comunque, abbiamo fatto già due viaggi in bici di una decina di giorni, e altre escursioni di 3-4 giorni. Certo, partire per così tanto tempo è tutta un’altra cosa. I preparativi sono stati lunghi e minuziosi e sono durati circa un anno. Oltre all’allenamento fisico, c’è stata una accurata ricerca dei materiali più leggeri e resistenti. Abbiamo selezionato persino le gomme delle bici: sono tedesche, le migliori sul mercato. Poi, tra bici e carretto abbiamo ben otto ruote: quindi le gomme bucate ci saranno. Abbiamo con noi un mini kit per ripararle e una piccola pompa, ma l’operazione ci prende circa un’oretta, quindi ci auguriamo che capiti pochissimo! Prima di partire, comunque, abbiamo seguito un piccolo corso per imparare a riparare la bicicletta, per poterlo fare in autonomia quando (e capiterà di sicuro!) non si trovino comode ciclofficine nei dintorni”. Ma cosa fate quando piove? “Pedaliamo! Ci siamo portati dietro le mantelline e i pantaloni impermeabili e il carrello è del tutto waterproof. Nella prima tratta sotto la pioggia, da Cuneo a Saluzzo, Mael si è riparato all’interno del carrello insieme alla sorellina. La sua bici la possiamo trasportare fissandola al rimorchio sulla bici di Kristell. Una volta arrivati a destinazione, però, eravamo davvero infreddoliti e, invece di cercarci un campeggio, ci siamo concessi il lusso di una stanza d’albergo ben riscaldata! Dovessimo ammalarci o avere un incidente, ci portiamo dietro un piccolo kit di medicine e di pronto soccorso. Prima di partire un’infermiera ci ha fatto un corso di primo soccorso, così possiamo intervenire per prestare le cure essenziali. Qui in Italia purtroppo non ci sono tante piste ciclabili come nell’Europa del nord, per cui ci siamo dotati di una serie di protezioni di sicurezza. I nostri caschi, ovviamente, ma anche un écarteur, ossia una paletta catarifrangente rossa attaccata sul retro della bici di Mael, per tenere a distanza di sicurezza le macchine. E sul carretto è issata una bandierina rossa, così ci possono avvistare già da lontano”. E cosa mangiate? “Abbiamo un sacchetto con biscotti e cracker da sgranocchiare lungo il tragitto quando ci viene fame. Per un pasto più serio, abbiamo portato un fornelletto a gas e una pentola per cucinare pasta o altro. Non abbiamo un frigo, quindi ogni giorno facciamo la spesa alimentare fresca da consumare subito. Per dormire siamo dotati di tende e sacchi a pelo, ma il campeggio ogni giorno potrebbe essere faticoso. Per nostra fortuna esiste una rete di ciclisti, si chiama Warm Showers, ed è una comunità di ospitalità reciproca per cicloturisti. Sul sito c’è una mappa con tutti i luoghi in cui si può trovare ospitalità per una notte. Purtroppo, superata la Lombardia, non ce ne sono molti nel nord-est Italia, ma contiamo sul tam-tam tra ciclisti e famiglie per trovare qualche posto letto caldo sulla strada. Per i bambini è importante, infatti la prima domanda che ci fanno ogni mattina è ‘dove si dorme stasera?’, e sperano sempre ci ospiti una famiglia, con una stanza piena di giochi e, possibilmente, di altri bimbi…”.
Un albero per ogni km
C’è uno scopo ecologico, che dà un senso più alto alla spedizione e trasforma un’avventura familiare in un progetto collettivo: l’idea di piantare alberi in zone deforestate, un albero per ogni km percorso. Le zone prescelte sono in Francia e Polonia: si tratta di aree colpite negli scorsi anni da violente tempeste che hanno abbattuto la maggior parte degli alberi presenti. Per ora sono stati piantati 40 alberelli, ma la raccolta fondi procede e a fine giro tutti gli euro raccolti verranno devoluti ad associazioni verdi che si occuperanno concretamente di piantare. “Abbiamo creato un’associazione e un sito su cui raccogliamo i fondi che vanno interamente al progetto di riforestazione. Teniamo a sottolineare che il nostro viaggio ce lo paghiamo tutto noi e la raccolta fondi è destinata unicamente all’iniziativa verde. Il tour è iniziato piantando i primi alberi e con gli alberi finirà. In questi giorni siamo impegnati quotidianamente nella concretezza del viaggio: cercare la strada giusta, il posto in cui dormire, intrattenere i bambini, mangiare. Il progetto verde è un po’ in secondo piano, ma appena finito il giro sarà bello portarlo a compimento. 5.000 alberi sono tanti, lo sappiamo, ma è stimolante avere obiettivi ambiziosi, sognare un po’!”. Il viaggio finirà a settembre quando i bambini riprenderanno la scuola. Nel frattempo si tengono in esercizio: “La maestra di Mael gli ha dato degli esercizi e dei libri con cui leggere e studiare. Lei si è da subito appassionata al nostro progetto e anche la scuola. Però abbiamo dovuto chiedere un permesso speciale all’Ufficio Educazione, percorrere una lunga trafila burocratica: ci hanno anche mandato a casa un’assistente sociale per controllare la veridicità della nostra storia. Abbiamo portato con noi quaderni e libri e ogni giorno, per quanto possibile, ci portiamo un po’ avanti. Anche Tara ha voluto dei libretti con esercizi adatti alla sua età, così anche lei il pomeriggio può fare i ‘compiti’, seduta accanto al fratello. Mael sta anche tenendo un diario di bordo in cui giorno dopo giorno annota quel che abbiamo fatto, le persone che ha incontrato e quel che l’ha colpito: sarà bello leggerlo tutto a fine viaggio”. www.onetwotreefrog.fr