Storie di figli… e di cucina

da | 8 Ago, 2013 | Persone

La storia della famiglia Grasso e quella del ristorante La Credenza di San Maurizio Canavese hanno inizio ventuno anni fa. Due storie che scorrono parallele e fittamente intrecciate, che sanno di Piemonte autentico e valori un po’ negletti eppur sempre attuali, come impegno e dedizione, amore e fantasia, combinati con coraggio, fatica e molto talento. Siamo nel 1991: Giovanni e Franca sono una giovane coppia che si frequenta da un paio di anni. Quell’anno si sposano e Franca scopre di aspettare un bambino, mentre Giovanni, dopo aver lavorato in vari ristoranti, decide di avviare la sua attività in quello che diventerà La Credenza. “È successo tutto contemporaneamente – racconta lui -. Per quelle strane combinazioni del destino in cui eventi non programmati si concatenano l’uno con l’altro. Anche la scelta di San Maurizio è stata una coincidenza: all’epoca vivevamo a Torino e inizialmente cercavo un locale in città. Ma si è presentata questa occasione e l’ho colta”. “Eravamo giovani e un po’ incoscienti, ma avevamo anche energia ed entusiasmo in abbondanza – conferma Franca -. Non credo che ce la farei oggi a reggere tanta pressione tutta insieme. All’epoca avevo un lavoro come segretaria in ufficio, Giovanni andava su e giù da San Maurizio. Eravamo sempre di corsa, ma era la nostra strada e non ci siamo tirati indietro”.

Due bebé e una cucina
Giulio nasce nel 1991 e nel 1997 Fabio. Nei primi tempi Franca affianca il marito in sala solo nelle serate impegnative, poi nel 1999 lascia il suo impiego di ufficio e si dedica al ristorante a tempo pieno. “È un lavoro che ti prende e ti appassiona, impossibile farlo a metà. È stimolante e sempre diverso. Io non ho studiato all’alberghiero come mio marito e per imparare il mestiere sono andata a lavorare in altri ristoranti, per osservare come funzionavano. Mentre ero incinta seguivo un corso da sommelier e ho proseguito dopo il parto (ci teniamo a rassicurare i lettori: durante questi corsi il vino si degusta soltanto!). Allattavo, degustavo e tornavo ad allattare! Certo che non è facile conciliare i ritmi e le esigenze di un grande ristorante con la vita di famiglia. Il lavoro ci impegna tutta la giornata, dalla mattina alla sera tardi, anche nei fine settimana e nelle festività. Sono stati sacrifici per tutti. Io ho grande rispetto delle persone che lavorano in cucina e perciò ho sempre resistito alla tentazione di portarmi i figli dietro. È un lavoro impegnativo che richiede concentrazione. Così ci siamo organizzati con una baby sitter per la sera e i nonni nel fine settimana”. Prosegue Giovanni: “Ogni tanto però venivano con noi. Sia per far loro vedere com’era il posto in cui lavoravamo, sia perché alle volte non c’erano alternative. Il sabato mattina ce li portavamo dietro per poterli seguire nei compiti. Spesso assegnavamo loro piccole mansioni, per tenerli impegnati e farli sentir parte della grande famiglia che è la cucina di un ristorante. Lavoretti facili e divertenti, come sfogliare i rametti di rosmarino, pulire i ceci o riempire di crema alla nocciola i baci di dama. Ovviamente era più quella che finiva in bocca di quella che spalmavano! I nostri figli sono cresciuti insieme ai ragazzi che lavorano nel ristorante. Ci sentiamo davvero una famiglia allargata. Igor Macchia, lo chef, è con noi da 18 anni. L’affiatamento, la fiducia con lui, con Chiara, Ivan e con gli altri componenti della squadra sono fondamentali. Un calore e un’armonia dietro le quinte che si trasmette ai clienti in sala. Per noi è importante che mangiare nel nostro ristorante sia un’esperienza indimenticabile in termini di sapori, emozioni e gusto: un piacere da condividere in un’atmosfera accogliente”.

Un equilibrio delicato
“Il rapporto dei nostri figli con il nostro lavoro è molto diverso. Giulio ha avuto un rapporto conflittuale con il ristorante: lo considerava come un rivale che assorbiva tutto il tempo dei genitori. Fabio vive le cose diversamente, è più rilassato per temperamento e non ha patito molto. Anzi, era interessato, voleva conoscere, gli piaceva poi raccontare agli amici quello che aveva scoperto in fatto di cibo, vini, locali.”. Certo non è facile per un bambino crescere con i genitori assorbiti da un lavoro molto impegnativo. “Il momento più difficile era la sera – prosegue Franca – non ci ritrovavamo a cena tutti insieme come le altre famiglie, non li mettevamo a letto noi, ma la baby sitter: quante cose mi sono persa, quanti sensi di colpa!”. Il ristorante è aperto anche a Natale e nelle festività, però i Grasso hanno sempre tenuto a ricavarsi degli spazi tutti loro. “A Natale apriamo i regali insieme la mattina, poi andiamo a lavorare ma ci ritroviamo la sera per festeggiare tra di noi. Il tempo è poco, i momenti di condivisione intensi. Non appena possibile ci prendiamo una bella vacanza in cui cerchiamo di riscattare tutto il tempo che ci siamo persi. È fondamentale trovare un equilibrio: i momenti da trascorrere insieme non sono molti ma, proprio per questo, li viviamo intensamente”. “Entrambi crescendo si sono resi conto che non l’abbiamo fatto per ambizione personale, ma perché era il nostro lavoro e ci tenevamo a farlo al meglio – dice Giovanni -. Giulio per anni non ha voluto saperne nulla. Poi, l’anno scorso è andato a vivere a Londra dove si è trovato un lavoro per mantenersi e, sorpresa, è un lavoro da cuoco! Ora ogni tanto mi chiama per chiedermi consigli, ricette, idee”. Una cosa che stupisce di Franca e Giovanni è l’understatement tutto piemontese con cui parlano del loro locale. Che è un ristorante famoso e stellato Michelin, però ne parlano come se il successo fosse una normale conseguenza della serietà e dell’impegno con cui svolgono il loro lavoro. Così riservati sui loro successi Giovanni e Franca che neanche i figli ne conoscevano la portata; un giorno Giulio è tornato a casa da scuola stupito dicendo “Ma lo sapete che il nostro ristorante è famoso? Me l’hanno detto i professori a scuola!”. Resta una curiosità: come si mangia a casa vostra? “In casa cucina mia moglie – risponde Giovanni -, ma quando possiamo andiamo a cena fuori. Non abbiamo cucine preferite, ci piace provare tutto. Abbiamo sempre portato i bambini con noi, sin da piccoli. Il grande inizialmente gradiva poco mentre il piccolo era incuriosito e affascinato dal mondo della ristorazione. Ora apprezzano entrambi, per fortuna”. “Uscire a cena fuori è anche un modo di conoscere altri locali. C’è curiosità professionale, ma non è solo quello – conferma Franca -. Andiamo a mangiar fuori per rilassarci, per goderci finalmente un momento tranquillo, una serata tutta chiacchiere e convivialità con la famiglia e gli amici”.

La Credenza
È una storia di successo e di affiatamento quella del ristorante di San Maurizio Canavese, un locale in cui tradizione fa rima con fantasia e innovazione, in cui la raffinatezza degli ambienti nulla toglie al calore dell’atmosfera. Un’esperienza culinaria che affascina, conquista e che nel 2006 ha ottenuto il riconoscimento della prima stella Michelin.
Ristorante La Credenza – via Cavour, 22 – San Maurizio Canavese (TO)
Tel. 011 9278014 – www.ristorantelacredenza.it

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