È cosa cognita che gran parte del nostro stile di vita dipende dal petrolio. Questo nonostante molti pensino che il petrolio entri a far parte delle nostre vite solo quando andiamo a riempire il serbatoio dell’automobile. In realtà l’uso del petrolio come carburante è deleterio, per molte diverse ragioni. Ormai la nostra società è dipendente dal motore a scoppio e dalle sue applicazioni, ma merita ricordare in primis che la stragrande maggioranza dell’energia che le nostre macchine consumano attingendo dai serbatoi se ne va in calore e in secundis che bruciare i derivati del petrolio è una politica economicamente (e tecnologicamente) perdente.
Ma andiamo con ordine. Benzina, cherosene e gasolio sono il risultato della distillazione del petrolio e dei processi di crackizzazione (rottura delle molecole più grosse, niente a che vedere con il crack a cui state pensando, suvvia) e di ricombinazione di quelle più piccole. La distillazione frazionata è parente stretta di quella che i nostri nonni operavano per fare la grappa: nel caso del petrolio le frazioni che si distillano non sono solo tre (metanolo, alcool etilico e acqua) ma sono più numerose. Il processo di ricombinazione delle molecole, che in parte si combinano e in parte cambiano struttura, si chiama reforming. Sia il cracking (la rottura delle molecole grandi) sia il reforming sfruttano normalmente dei catalizzatori, ovvero delle sostanze che partecipano alla reazione accelerandola senza entrare a far parte dei reagenti o dei prodotti. Le tre frazioni più importanti sono quelle sopra elencate: la benzina è la frazione più leggera (con molecole di idrocarburi più piccole), seguita dal cherosene e dal gasolio. Al di sopra del gasolio abbiamo olio combustibile, morchie, bitumi e simili. Il tipo di motore, come sappiamo, è condizionato dal tipo di carburante. Ma la cosa più importante è un’altra. Con le stesse molecole che noi bruciamo nel motore dell’automobile o nelle turbine del jet (o con quelle che le hanno formate attraverso i processi sopra nominati) si possono fare cose molto più interessanti e non solo, di fatto, aumentare la quantità di biossido di carbonio nell’atmosfera e incrementare il riscaldamento globale. Le molecole presenti nel petrolio (particolarmente quelle più leggere) vengono spesso utilizzate come monomeri per la produzione di materie plastiche polimeriche. Le potenzialità del petrolio sono tuttavia ancora maggiori. Le molecole che noi comunemente bruciamo nel motore sono in molti casi quelle che vengono utilizzate come precursori (le “molecole di partenza”) per costruirne altre più complesse, quali per esempio quelle dei farmaci. Va da sé che trovare queste molecole già pronte, perché presenti nel petrolio, costituisce un risparmio notevole. Purtroppo però molte di queste sostanze preziose sono destinate alla combustione e a divenire ossidi di carbonio. Questo naturalmente è un problema minore rispetto a molti altri causati dall’automobile. Dovrebbe comunque far riflettere il fatto che il petrolio, nonostante sia una risorsa preziosissima, è condannato dalla nostra società a essere bruciato.
[Ugo Finardi – Chimico, ricercatore CNR]