Una panchina blu per ricordarci che l’inclusione è un impegno quotidiano, e che una società inclusiva va costruita un mattone per volta: è la missione dell’Associazione Portami per Mano Onlus
Da diversi anni, scuola e istituzioni si adoperano nella proposta di servizi e opportunità sempre più inclusivi nei confronti di tutti i cittadini, per permettere a ogni persona, indipendentemente dalle sue abilità o caratteristiche, di sentirsi valorizzata e parte integrante della società.
Eppure, parlare di inclusione non è per nulla semplice, senza confonderla con l’integrazione o l’assistenza. Si tratta di un concetto ampio e complesso che va ben oltre l’accoglienza della diversità, ma che punta al grande obiettivo di creare una comunità in cui tutti possano partecipare alla vita sociale e portare il proprio contributo originale e differente.
In questa direzione si muove l’Associazione Portami per Mano Onlus, nata nel 2017 su iniziativa di alcune insegnanti e un gruppo di famiglie di ragazzi e ragazze portatori di disabilità fisiche e psicologiche, nel quartiere di Porta Romana a Milano.
“Costruire” prima, le basi per l’inclusione
Mariacristina Arrigoni è stata maestra alla scuola primaria ed è vice-presidente di Portami per Mano Onlus. “L’idea di costituire un’associazione per lavorare attivamente nel nostro quartiere a favore dell’inclusione è nata quando Viviana, oggi presidente, ha ricevuto la diagnosi di disturbo dello spettro autistico di sua figlia. Il primo impatto è stato devastante: l’autismo è una condizione misteriosa, un cammino faticoso. Hai davanti a te qualcosa che non puoi dominare. Ci siamo rese conto insieme che, per quanto riguarda l’educazione alla diversità e il bisogno di supporto alle famiglie attraverso iniziative davvero inclusive, c’era ancora molto da fare”.
L’associazione nasce quindi da un’esigenza comunitaria, fatta di scuola e persone che vivono il quartiere. “L’obiettivo è quello di essere di supporto e complici nell’educazione collettiva. Anche i fratelli o i compagni di questi bimbi vivono inizialmente una fase di disorientamento, così come i loro genitori. Come insegnante, grazie alla mia esperienza, ho capito che prima di tutto c’era bisogno di approfondire il significato di accoglienza ed educare davvero alla diversità, capendola nel profondo. Portami per mano diffonde l’idea, non scontata, che il vero valore di una società si misura nel modo in cui ci si occupa dei più fragili, di cui siamo tutti responsabili”.
Trasformare il territorio, vivendolo
Alle attività di Portami per mano partecipano tutti, non solo i ragazzi con spettro autistico e portatori di disabilità e le loro famiglie. Perché l’idea è proprio questa: la costruzione di una società inclusiva riguarda tutti e tutte.
In un periodo storico in cui gli spazi di aggregazione diminuiscono, serve lavorare nella direzione di costruzione dei momenti di incontro e nella partecipazione del territorio.
“Per quanto riguarda i ragazzi con disturbo dello spettro autistico, per loro è davvero importante avere una vita sociale nel quartiere in cui vivono, da costruire gradualmente. Ma realizzare una comunità più inclusiva e aperta alla diversità, a favore della vera inclusione, è un beneficio per tutti e non solo per loro. Per esempio, con una mia classe abbiamo aderito al progetto ‘ConsigliaMI’, promosso dal Comune di Milano. I bambini e le bambine hanno intervistato i commercianti del quartiere con l’obiettivo di riflettere insieme su quali servizi attivare per essere più accoglienti verso le persone con disabilità”.
Cos’è un “vero” progetto inclusivo
Il lavoro dell’associazione è creare laboratori di vita comune: incontri, visite culturali o attività manuali che non sono solo pensati per ragazzi e ragazze con disturbo dello spettro autistico, ma per tutti, promuovendo l’inclusione e la conoscenza delle diversità al loro interno.
“Collaboriamo tantissimo con i Musei Civici”, racconta Mariacristina, “e quasi ogni fine settimana (che a volte sono momenti difficili per famiglie con figli con disabilità) proponiamo visite guidate e laboratori attivi, in collaborazione con la società Ad Artem. Ci accoglie una rete di musei sempre più ampia, come il Castello Sforzesco, il Museo Archeologico e il Palazzo Reale, che in quest’ultimo periodo ha ospitato le mostre di Picasso e Baj.
Non mancano i laboratori più pratici, come falegnameria o cucina, in collaborazione con altre associazioni, che gentilmente ci mettono a disposizione anche i loro spazi. La cucina, in particolare, è un’attività fantastica dove i ragazzi possono vedere il risultato concreto del loro lavoro. Ma funzionano bene anche la Pet Therapy o altri workshop creativi.
Proposte adatte a tutti, ma pensate anche per essere accessibili a chi è portatore di disabilità fisica o psichica, e per i portatori dello spettro autistico. Tra i numerosi e grandissimi benefici: vivere la diversità in contesti informali, sperimentare attività educative di qualità, costruire un legame con il territorio. Inoltre, noi educatori abbiamo la possibilità di osservare le abilità dei ragazzi in contesti extra-scolastici”.
Un sostegno per i genitori
Durante la pandemia, periodo molto duro per tutti, ma in particolare per le famiglie con ragazzi portatori di spettro autistico o di disabilità, l’associazione ha avviato un percorso online con il supporto di una psicoterapeuta. Il progetto è culminato in un libro con interviste a genitori, ragazzi e insegnanti su come hanno vissuto l’esperienza.
“Grazie al progetto Una fiaba per l’inclusione, i piccoli studenti hanno creato storie sull’inclusione utilizzando la Comunicazione aumentativa e alternativa. Oggi, gli incontri con i genitori proseguono, in particolare per affrontare insieme le difficoltà che cambiano con l’età dei ragazzi”.
Tra le iniziative più belle realizzate quest’anno da Portami per mano c’è stata l’inaugurazione della “panchina blu” ai giardini Guastalla, simbolo della sensibilizzazione sull’autismo.
Una semplice panchina ci ricorda che l’inclusione va oltre il semplice riconoscimento delle diversità, ma è un impegno quotidiano. Per creare una società più accogliente e solidale serve proporre collaborazione, educazione e supporto reciproco.
Tutte le iniziative che si muovono in questa direzione e che partono da basso sono preziosissime, ma necessiterebbero, indubbiamente, di più supporto e riconoscimento da parte delle istituzioni, condizione necessaria per prendersi davvero per mano e camminare insieme verso un futuro più inclusivo e rispettoso delle diversità.