Public Speaking: l’arte di parlare in pubblico

da | 9 Ott, 2024 | Lifestyle

Perché il public speaking è un’abilità fondamentale che serve a tutti e che può fare la differenza: intervista ad Anna Montalenti, esperta e formatrice

È una delle competenze più preziose nel mondo del lavoro e in tante occasioni nella vita, eppure per molte persone può essere fonte di terribile ansia e insicurezza.

Che si tratti di presentare un progetto davanti a una platea, partecipare attivamente a una riunione, o semplicemente comunicare efficacemente in un contesto interpersonale, il public speaking è senza dubbio utile, se non fondamentale. 

Oltre ad acquisire sicurezza nelle relazioni sociali, permette di esprimere meglio le conoscenze e la propria opinione puntando su una comunicazione più chiara, efficace, in grado di raggiungere e interagire con l’interlocutore.

Anna Montalenti, esperta e formatrice di public speaking in aziende o centri di formazione come Scuola Holden e IED, ci apre le porte del mondo poco conosciuto dell’arte di parlare in pubblico e ci suggerisce come conoscere e lavorare sugli strumenti di comunicazione che abbiamo a disposizione – voce, corpo ed emotività -, scoprendo potenzialità spesso poco utilizzate.

Saper parlare in pubblico: a cosa serve?

Che si cerchi lavoro, che si voglia migliorare la propria comunicazione interpersonale o semplicemente presentare al meglio ciò che si vuole dire, lavorare sul proprio modo di parlare in pubblico può fare una grande differenza.

Ma sfatiamo subito un mito: il public speaking va ben oltre il semplice parlare davanti a una grande platea. In generale, la comunicazione è elemento fondante della vita sociale in tutti i suoi livelli e le maggiori problematiche in un team, lavorativo o informale, riguardano proprio questo aspetto.

“Imparare a parlare e comunicare in modo efficace è una competenza cruciale in ogni contesto comunicativo, anche in un piccolo gruppo o un colloquio uno-a-uno – spiega Anna Montalenti -. La cura e l’attenzione devono essere sempre presenti, anche quando siamo stanchi o ci sembra che non ne valga la pena. Scegliere di migliorare la propria comunicazione attraverso un percorso o con l’aiuto di un consulente non è segnale di debolezza, ma di consapevolezza e professionalità, soprattutto per chi ricopre ruoli di leadership o insegna, ma non solo”.

Dote innata o allenamento?

Sebbene alcune persone possano sembrare più predisposte a comunicare in pubblico, il public speaking è una combinazione di naturalezza e allenamento tecnico. Un’abilità, quindi, che può essere sviluppata da chiunque.

“A scuola nessuno ci insegna a esprimerci bene e comunicare nel modo giusto, e questo è un problema – sottolinea Anna Montalenti -. Quando esponiamo le nostre conoscenze durante un esame o presentiamo le nostre slide al lavoro, per esempio, ci concentriamo principalmente sui contenuti, dimenticando di curare anche i nostri strumenti di comunicazione: la voce, il corpo e l’emotività.

Allenarsi a parlare in pubblico significa focalizzarsi su questi aspetti, anche per scoprire potenzialità che non sapevamo di avere e superare le nostre barriere emotive.

Non dimentichiamo, inoltre, che ognuno ha il proprio stile di comunicazione e, anche se si segue lo stesso percorso di coaching, la strada da percorrere e il metodo non sono uguali per tutti.

Negli incontri di gruppo o individuali parto sempre dalla natura della persona, tenendo conto degli elementi di forza e di difficoltà, per costruire una strategia di comunicazione che sia il più autentica possibile e sostenibile nel tempo. Ognuno deve trovare il proprio stile sulla base delle proprie caratteristiche personali”.

Tecniche, errori, consigli per affrontare “l’ansia da pubblico”

Tra gli errori più frequenti, la preoccupazione di non sapere come gestire il corpo o di non essere consapevoli dell’uso della propria voce e quindi non utilizzarla in modo appropriato, sono le prime barriere da superare.

“Sovente le persone si concentrano solo sui contenuti da esporre e non su come questi vengano percepiti dal pubblico. Invece è proprio a questo che dobbiamo pensare se vogliamo far sì che il nostro messaggio sia chiaro e incisivo. Erroneamente tendiamo a pensare che la comunicazione sia solo verbale e dimentichiamo l’importanza dei livelli del non verbale e del paraverbale, ovvero gestualità, mimica, postura, intonazione vocale.

Non variare i toni e non essere espressivi vuol dire che non ci stiamo impegnando per rendere il “viaggio” dell’ascolto da parte del nostro pubblico il più possibile piacevole e comprensibile.  Per questo la relazione con chi ci ascolta deve essere al centro.  La ricerca  costante del feedback fa sì che anche lo speaker proceda sempre in ascolto di ciò che avviene nel pubblico o nell’interlocutore.

L’importanza della respirazione

“Il primo lavoro pratico con cui comincio le consulenze o i workshop è sempre quello sulla respirazione. Imparare a controllare la respirazione, una tecnica potente che supporta la voce, aiuta moltissimo a  gestire il nostro stato emotivo e permette di non andare in affanno, in particolare per coloro che patiscono il parlare davanti a un pubblico. “La respirazione agisce sul battito cardiaco e aiuta a concentrarsi”, spiega Anna Montalenti.

“Un altro consiglio è quello di creare una struttura logica del proprio discorso e di fare pratica con argomenti che appassionano. Nulla è impossibile con una buona guida, anche le persone con difficoltà maggiori possono ottenere grandi risultati. Per diminuire la paura, essere sicuri di quello che diciamo e conoscerci è un buon  punto di partenza, perché l’ansia deriva sovente dal fatto che navighiamo nell’ignoto: non sappiamo concretamente come prepararci e gestire la nostra comunicazione”.

Comunicazione inclusiva: il public speaking guarda al futuro

Seguire un percorso o delle lezioni di public speaking è un’esigenza che, in Italia, si è diffusa negli ultimi anni, ma che si rivela utile ed efficace per chi la intraprende. Un ambito relativamente nuovo e in trasformazione, aperto al futuro e alle nuove sfide, come quella della comunicazione inclusiva e che permette di superare, per esempio, dei bias di genere.

La comunicazione inclusiva è un aspetto fondamentale della comunicazione moderna. Non si tratta solo di ciò che diciamo, ma di come facciamo sentire le persone che ci ascoltano. Oggi il public speaking ci porta anche a riflettere sugli stereotipi di genere: in contesti lavorativi più classici e formali, le donne spesso si sentono meno libere di esprimere i propri pensieri.

Mentre gli uomini, in generale, sembrano avere meno ansia di risultare interessanti o originali, le donne tendono al perfezionismo perché dubitano spesso della brillantezza delle loro idee. A loro volta, gli uomini possono avere difficoltà a esprimere la propria emotività, limitati da modelli di comunicazione e leadership troppo rigidi. Questa ovviamente è una visione personale, frutto della mia esperienza di consulente in diversi contesti e realtà professionali. Non amo generalizzare, proprio perché il mio lavoro si basa sul continuo adattare l’approccio formativo in base alle persone a cui insegno, ma sicuramente gli stereotipi di genere si riflettono anche nelle modalità di comunicazione.

Ricordiamoci che la comunicazione è un’arte che si impara nella pratica. Ogni volta che comunichiamo abbiamo l’opportunità di creare relazioni, esprimere le nostre idee, raggiungere obiettivi. Vale la pena farlo bene e senza ansia!”

Per info e corsi: https://www.annamontalenti.com

anna montalenti

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