Succede che a scuola obbediscono alla maestra e con i nonni sono i nipoti modello: ma quando vedono la mamma si scatena l’inferno e partono i capricci
Non è servita la ricerca dell’Università di Washington per dirlo: i bambini si comportano sempre peggio con i genitori, specialmente in presenza della mamma. Anche quelli che a scuola o all’asilo non hanno alcun problema di comportamento e con gli estranei sembrano angioletti.
A chi non è mai capitato di sentire una nonna dire “con me è stato bravissimo tutto il giorno”? Parole molto fastidiose, solitamente pronunciate proprio nel momento in cui sta facendo un enorme capriccio, e meglio dire posseduto da una forte crisi, per qualcosa che sembra insignificante.
Come affrontare questa sfida, che possiamo dire tranquillamente essere tra le più difficili, in quanto ci mette a dura prova e da cui scaturiscono i famosi sensi di colpa? Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Elisa Manavella, psicologa e psicoterapeuta per l’infanzia.
Il “capriccio”: un segnale di fiducia
Quello che siamo soliti chiamare capriccio, oggi più propriamente definito “crisi”: un momento di grande difficoltà, una manifestazione di disagio, malessere o frustrazione che scaturisce da centinaia di motivazioni diverse.
Una reazione sana e fisiologica, che è parte importante di un percorso di crescita, autodeterminazione e apprendimento del controllo delle proprie emozioni.
“Un bambino tende a manifestare il proprio disagio con le persone che sente in grado di ‘accogliere’ il malessere che prova” spiega la Dott.ssa Manavella.
“Sono quelle di cui si fida, più vicine a lui e alla quale sente maggiore attaccamento: generalmente si tratta della mamma oppure del papà. Il suo comportamento, anche se attraversa una difficoltà, è diverso in presenza di una persona autoritaria o con la quale c’è una relazione più distante. Ecco che il disagio provato nell’arco della giornata, in presenza di adulti con i quali non riescono a manifestare le proprie emozioni, si accumulano non appena vedono il genitore che può accogliere tutto il malessere e la frustrazione accumulata”.
C’è sempre un motivo
Quelle reazioni che si manifestano attraverso pianti, capricci, disobbedienza e eventuali atteggiamenti aggressivi sono generalmente legate al momento presente o alla giornata appena trascorsa.
“A volte il bimbo vuole semplicemente comunicare al genitore qualcosa come: ‘sei stato via tutto il giorno, guardami invece di cucinare!’, oppure semplicemente si tratta di una manifestazione di stanchezza o frustrazione.
E’ importante che il genitore provi a non alzare la voce o urlare, che non porta a nulla. Certo, può capitare, perdere le staffe è umano. L’unica strategia utile è osservare il proprio figlio per comprendere i motivi del disagio e cosa sta cercando di comunicarci. Un motivo esiste sempre, anche se agli occhi dell’adulto non è sempre logico o razionale”.
Piccoli stratagemmi per gestire il capriccio
Assecondare equivale a viziare: è la paura più grande dei genitori, che oggi vengono accusati di essere troppo dolci, permissivi e poco autorevoli.
“Non sempre è facile, ma i genitori sono gli unici che possono cercare di comprendere, osservando, se si tratta di un capriccio, o crisi, provocato da un disagio passeggero oppure da un mancanza, o bisogno, che persiste.
I primi, ovvero quei capricci passeggeri scatenati da piccoli momenti di disagio quotidiano, sono superabili solo con tanta pazienza e qualche piccolo stratagemma, senza perdere la propria autorevolezza.
Tra questi stratagemmi – suggerisce la dottoressa Manavella – spesso propongo l’uso della clessidra. Se il bimbo vuole giocare ma il genitore deve cucinare, si cerca il compromesso. Mettiamo la clessidra, si gioca un po’ insieme o si legge un libro, preannunciando in anticipo che dopo bisognerà cucinare, senza tralasciare ovviamente i motivi per i quali cucinare è importante”.
Ci sono però momenti della giornata in cui arrivare a compromessi è più difficile, come il momento della preparazione la mattina: il tempo stringe e la pazienza anche.
“Cerchiamo di prevenire il disagio svegliandoci tutti un pò prima, per poter dedicare un pochino di tempo al gioco e fare le tutto in maniera più rilassata. In generale, i capricci di routine possono essere attenuati se il genitore impara ad anticipare e prevenire riconoscendone i primi segnali”
Imparare a dare la giusta attenzione al capriccio e a controllare la propria reazione è difficile, ma non impossibile: arrabbiarsi è come gettare fuoco sul malessere collettivo senza migliorare la situazione. Ignorarlo e spostare l’attenzione sulle cose positive invece, può essere l’atteggiamento giusto per i piccoli momenti di crisi.