Chi può fregiarsi a pieno titolo della definizione di pioniere dello snowboard in Italia è Andrea Grisa, detto Lisko, classe 1963, che nella prima metà degli anni Ottanta ha cominciato a sperimentare questo nuovo, curioso attrezzo arrivato dagli Stati Uniti. Da sempre maestro di sci, è arrivato a essere allenatore della Nazionale Italiana, con tanto di medaglie alle Olimpiadi Invernali.
Oggi Lisko fa debuttare i piccoli sulla neve, ma soprattutto è diventato un teorico dell’insegnamento. “Nel 2006 ho smesso di fare l’allenatore, ma sono rimasto completamente immerso nel mondo neve. Ho cominciato ad approfondire la didattica, contribuendo anche alla stesura di alcuni testi”. Dopo trent’anni di pratica e studio, Lisko è arrivato a una conclusione provocatoria. “Non esiste e non deve esistere contrapposizione tra sci
e snowboard: sono due discipline che vanno praticate contemporaneamente. È la scelta migliore, dal punto di vista motorio”.
Come e quando ci si avvicina allo snowboard? “Studiando mi sono convinto che si debba anticipare il più possibile l’approccio del bambino allo scivolamento. Diciamo già intorno ai 2 anni, 2 anni e mezzo. Lo snowboard è l’ideale, per una questione articolare e motoria: visto che il piccolo deve abituarsi a scendere lungo un piano inclinato con un attrezzo ai piedi, la prima cosa che dovrà fare è contrastare le accelerazioni, che ci portano istintivamente ad arretrare. Farlo in maniera frontale, come capita con gli sci, è più difficile. La direzione laterale stimolata dall’uso della tavola, è più istintiva”.
L’attrezzatura? “Tra sci e snowboard i costi sono allineati, ma lo sci inizialmente chiede di più. Sulla tavola un bambino può cominciare addirittura con delle scarpe normali, per prendere confidenza con l’equilibrio. Poi, per fare curve, ci sarà tempo”.
Gobbe, lastre e neve fresca
Nel mondo snob dello sci c’è un pregiudizio contro lo snowbord?
“Sci e tavola sono stati sempre due mondi antagonisti: lo snowboard è stato rivoluzione, a cominciare dall’abbigliamento e dal comportamento. Non è più pericoloso che sciare, tutt’altro. È vero che all’inizio si cade spesso, ma gli infortuni non sono mai alle ginocchia o alle caviglie. Al massimo un polso, quando si appoggia male”.
Se lo sci è orientato a fare le curve, tenere gli sci paralleli e fare spazzaneve, lo snowboard insegna esperienze di scivolamento diverse. “Sono tutte fondamentali, dalle gobbette alla lastra di plexiglass, fino a una spanna di neve fresca, per vedere la tavola sparire e ricomparire. Si va anche all’indietro, movimento che con gli sci non si fa quasi mai”.
Meglio il gruppo o la lezione individuale? “L’insegnamento dello snowboard chiede numeri ridotti: all’inizio è facile cadere e quindi il maestro, oltre a insegnare la tecnica, deve aiutare tutti, uno per uno”.
Ci sono genitori che, sulla scia dei figli, si sono messi a fare snowboard?
“Sì, alcuni sì. Per tranquillizzare mamma e papà, organizzo brevi lezioni teoriche in cui spiego quello che andremo a fare coi bambini e, se vogliono, anche loro possono provare. Ci sono quelli che, una volta saliti sulla tavola, non sono più voluti scendere”.