Come prepararsi (bambini e genitori) al saggio di fine anno
Si avvicina il periodo degli spettacoli e del famoso saggio di fine anno. Ci abbiamo dovuto rinunciare negli scorsi anni pandemici, ma ora si torna sul palco, con trucco e parrucco. Ma i bambini e le bambine sono pronte a esibirsi in pubblico? Come gestire la loro ansia? E come evitare di mettere loro addosso troppa pressione e aspettativa? Abbiamo chiesto a Giampaolo Geniale di Parent Coach, esperto in comunicazione e linguistica persuasiva con specializzazione in comunicazione parentale, di darci qualche consiglio.
Il saggio per chi?
Saggio di fine anno: i bambini hanno bisogno di esibirsi in pubblico per mostrare a genitori e parenti che cosa hanno imparato o è più un’esigenza dei genitori vedere “cosa i figli sanno fare”?
“In effetti sono vere entrambe le affermazioni. In realtà ci si domanda poco quanto realmente si abbia desiderio di questo momento o se ci si è pronti. È quasi una regola non scritta: si è sempre fatto e quindi va fatto. I genitori hanno piacere nel vedere i bambini esibirsi nella recita di Natale piuttosto che nel saggio di fine anno; per loro è quasi un vanto e grande orgoglio. Nel periodo del lockdown molti hanno sofferto della mancanza di queste esibizioni. Di contro per i bambini è costruttivo iniziare a mostrarsi davanti ad altri coetanei, serve ad aprirli e a condividere momenti e emozioni. Doverlo fare per forza davanti ad una platea di adulti però non sempre è necessario per la loro crescita. Bisognerebbe interrogarsi di più individualmente se per quel determinato bambino è sano o giusto mettersi in mostra. Il più delle volte si perde di vista l’obiettivo finale, ossia far fare delle nuove esperienze al bambino, invece di soddisfare un desiderio degli adulti o di seguire una tradizione a cui però non si è pronti”.
Da che età
Da che età i bambini sono pronti a prepararsi e esibirsi in uno spettacolo pubblico (con tutte le emozioni che questo comporta)?
“È molto soggettivo. Ci sono bambini più portati a mostrarsi, altri meno. Possiamo dire che più i bambini sono piccoli e più è facile. Da piccoli non hanno sviluppato il pensiero critico e quindi non temono la brutta figura. Sicuramente per bambini di 4 o 5 anni può essere divertente cantare una canzoncina insieme; mentre può essere eccessivo e controproducente farlo fare loro singolarmente. Via via che i ragazzi crescono acquisiscono anche una loro personalità e una volontà di fare o non fare l’esibizione. Molto dipende anche dal fattore ambiente. Una platea di genitori ammassati in un’aula di scuola materna per vedere la recita di fine anno dei bambini può influenzare molto i piccoli e influire sul loro stato emotivo. I sorrisi, le smorfie, la trepidazione dei genitori sono dei messaggi non verbali che il bambino capta a livello inconscio (si dice sotto soglia cosciente) e che vanno ad agire sulla parte emotiva. Purtroppo a volte si sceglie di fare la recita per forza, anche se in uno spazio non idoneo, eppure l’ambientazione è importantissima”.
No stress
Cosa bisogna evitare per non cadere e far cadere nell’eccessiva aspettativa, e nell’ansia performativa?
“Per i bambini piccoli, fino ai 5 o 6 anni, la cosa migliore per loro è usare la chiave del gioco: è un gioco imparare e lo è anche l’esibizione. Il gioco fa produrre serotonina, dopamina ed endorfine; è divertimento, esperienza di crescita e emozioni positive. Il metodo e l’approccio dipendono molto dall’educatore, ma anche dal carico emotivo e di aspettativa che i genitori mettono su quell’attività. Anche per i genitori deve essere un gioco, da vivere con leggerezza, senza passare l’ansia della performance perfetta, dell’essere i migliori o la paura dell’errore. Per i bambini più grandi che cominciano a sviluppare il pensiero critico diventa verosimilmente una scelta di esibirsi quindi un piacere conscio ed inconscio nel farlo. Con loro la cosa più importante è chiedere in massima onestà: e tu, lo vuoi fare il saggio?”.
Essere presenti
Godere di quel momento, per chi si esibisce e per chi guarda: qualche consiglio?
“Le emozioni del dietro le quinte, l’agitazione condivisa con le compagne e i compagni sono momenti di crescita. E bellissimi ricordi. La paura anche è fisiologica, perchè poi c’è l’applauso, c’è il sorriso dei genitori e degli istruttori e c’è il complimento a casa anche se si è sbagliato qualcosa. Il consiglio quindi è di godere di ogni momento. Se si è valutato che il bambino o la bambina sono pronti per esibirsi in pubblico, l’unica cosa da fare poi è goderselo in tutte le fasi, nella preparazione, durante l’esibizione e poi nella malinconia di un evento tanto atteso e tanto preparato che si è concluso. Il gioco, ricordiamo la chiave. E la presenza, aggiungerei. Alcuni sociologi contestano alcuni genitori che sentono il bisogno di vedere il proprio figlio partecipare ad una piccola recita per immortalare quei momenti in uno smartphone. L’assurdità è che per farlo sono costretti a vedere l’esibizione sullo schermo del telefono piuttosto che dal vivo, perdendosi dettagli e momenti preziosi. L’obiettivo allora è viverlo questo saggio di fine anno, ridere e divertirsi, attori e spettatori. Ridere ridere e ridere, produce ossitocina, fa bene al cuore e lascia un bel ricordo per tutti”.