C’è il defibrillatore?

da | 23 Gen, 2016 | Salute e Benessere

Competenza degli insegnanti, pulizia dell’ambiente, attrezzature e protezioni adeguate, presenza della cassetta del pronto soccorso, rilascio del certificato medico, personale della struttura gentile, buoni compagni di gioco. Sembra che non manchi niente per star tranquilli: in un contesto così, i nostri figli fanno sport e sono in buone mani. In realtà, occorre assicurarsi ancora di un aspetto: sono cardioprotetti? Una domanda che dovrebbe trovare risposta affermativa in tutti i luoghi molto frequentati, come palestre, scuole e uffici e che si traduce concretamente in un fatto: la presenza di un defibrillatore automatico.

Il DAE, acronimo di Defibrillatore Automatico per uso Esterno è un apparecchio in grado di fare la diagnosi automaticamente, erogare la scarica elettrica se riconosce la fibrillazione ventricolare (FV) e dialogare con la persona che lo utilizza per guidarla nell’impiego. Alessandro Capucci, primario cardiologo dell’Ospedale Civile di Piacenza, spiega cosa comporta la FV: “La fibrillazione ventricolare è l’aritmia, una condizione che nel 90% dei casi ferma il cuore. Tale situazione si crea quando il muscolo cardiaco viene attivato troppo rapidamente, anche 400-500 volte al minuto. Bastano pochi secondi e la persona colpita perde conoscenza”. A questo punto restano solo 10 minuti, poiché, in questi casi, la possibilità di salvare la vita scende del 10% ogni 60 secondi. Il problema è che, solitamente, in una città media, il tempo di intervento di un’ambulanza attrezzata supera questa soglia. La presenza di un DAE può rivelarsi letteralmente vitale.

«Per l’utilizzo del defibrillatore – dice Francesco Fedele, presidente della Fondazione Italiana Cuore e Circolazione – basta un corso di un giorno, dove si insegnano le basi della rianimazione cardio-polmonare e dell’arresto cardiaco. I defibrillatori moderni sono in grado di capire da soli se ci sono le condizioni per dare una ‘scarica’, quindi è impossibile un uso improprio”. In Italia le malattie cardiovascolari sono la causa del 41% dei decessi, mentre le morti cardiache improvvise, in cui il decesso avviene entro un’ora dall’insorgenza dei sintomi, colpiscono annualmente oltre 60.000 persone. “Sono più di mille gli italiani sotto i 35 anni che, ogni anno, muoiono per attacco cardiaco improvviso” dice Francesco Fedele.

Questi dati non devono spaventarci, ma dimostrare che la cardioprotezione è un aspetto fondamentale, soprattutto per la tutela della salute in ambito sportivo. “Un defibrillatore costa circa mille euro e averlo vicino aumenta del 50% il tasso di sopravvivenza a un arresto cardiaco rispetto alla media del 3-4% che si ha in sua assenza” continua Giuliano Altamura, presidente della Fondazione Insieme per il Cuore. Mancano stime precise sul numero di defibrillatori necessari in Italia, ma uno studio di Unioncamere pubblicato nel 2005 aveva censito quasi 15 mila impianti sportivi, ai quali si sommano le 8.500 palestre presenti su tutto il territorio nazionale e le 110 mila società dilettantistiche iscritte al registro del Coni, che a oggi ne annovera almeno 10 mila in più. La norma di legge che prevedeva entro il 2015 la dotazione obbligatoria per la maggior parte della società sportive è “ferma” alla Corte dei Conti. Nel 2013, secondo un’indagine di Assotutela, solo il 4% delle società sportive era in regola. Ancora più bassa era la percentuale riferita alle strutture dotate di personale effettivamente in grado di utilizzare questo prezioso macchinario.

Per farla breve, c’è ancora tanto da lavorare, ma molto è stato fatto e anche noi genitori possiamo contribuire: informandoci sul livello di cardio-protezione quotidiana dei nostri piccoli (e anche della nostra), verificando la presenza di DAE e di personale preparato in merito nelle scuole, piscine, impianti sportivi e ricreativi frequentati dai nostri figli ed eventualmente impegnandoci a procurarne uno. Come? Si può organizzare una raccolta fondi, fare una colletta, “adottare” una scuola o un impianto sportivo, diventare volontari impegnati nella divulgazione della defibrillazione precoce: le possibilità sono numerose. A chi appoggiarsi? Alle associazioni impegnate sul territorio. L’O.I.S.I., per esempio, Organizzazione Italiana Sviluppo Innovativo, che organizza corsi riservati allo staff tecnico della Federazione Italiana Pallacanestro, l’Associazione Comocuore Onlus che nel 2013 è riuscita a raccogliere, tra le oltre duecento aziende clienti della Direzione Regionale Lombardia di Intesa Sanpaolo, donazioni per oltre 250.000 euro. Il primo passo è seguire un corso per imparare a utilizzare il DAE. Una giornata di formazione da vivere preferibilmente in famiglia, insieme ai nostri figli, per condividere un’esperienza ad alto valore morale e civile.

[Tatiana Zarik]

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