Paulo Coelho ha scritto ne Il Cammino di Santiago: “Quello che non appartiene alla lotta è restare paralizzati dalla paura. Attaccare o fuggire fanno parte dello scontro.” La lotta, prima di essere uno sport, è un istinto ed è la prima forma di gioco, di esplorazione dello spazio. Il modo più naturale di prendere coscienza del proprio corpo e di rapportarsi coi propri simili. Un passaggio di crescita obbligato per i cuccioli. Compresi quelli d’uomo, che siano maschi o femmine. Il filosofo Kropotkin ha paragonato la lotta alla solidarietà, definendole entrambe “leggi della vita animale”.
Riconosciuta e nobilitata fin dall’antichità, si è trasformata in competizione agonistica ed esercizio fisico tra i più efficaci. Il suo ingresso alle Olimpiadi è datato 1904 e, dal 2004, sono ammesse anche le donne, ma non in tutte le categorie. Una serie di premesse importanti per i genitori che stanno prendendo in considerazione l’idea di far praticare, o almeno provare, ai propri figli questa disciplina. In primis, per superare l’erronea associazione tra lotta e violenza, tipica degli sport da contatto.
“La violenza è qualcosa che si fa per strada. Qui si fa sport – dice con convinzione Davide Turco, allenatore giovanile e preparatore fisico del CUS Lotta. “Lo scontro fisico è solo la punta dell’iceberg, un traguardo raggiunto dopo un percorso di allenamento e formazione. La lotta è uno sport completo, che si può iniziare prestissimo. Richiede l’uso di tutto il corpo e fonde tante discipline. Si comincia dalla ginnastica, che contempla anche ruote, rondate, salti a giro. Crescendo si introducono progressivamente pesistica e corpo libero. Si educano gli schemi posturali, le capacità motorie, le abilità generali e specifiche. Si impara l’autocontrollo e il senso della misura delle proprie capacità. È uno sport che aiuta a vincere ansie e paure e migliora l’adattamento alla realtà. Va sottolineato che si configura come sport individuale, ma è un’attività di gruppo. Allenarsi insieme è un aspetto importante per la crescita.”
Da sfatare il pregiudizio che sia un’attività non adatta alle femmine. Lo afferma la piccola Aurora, di poco più di 10 anni, che si allena al CUS e che, come hanno confermato molti suoi colleghi maschi, “è la più brava di tutti”. “Basta avere grinta e voglia.” “È stata una scelta di Aurora – dice Antonio, il papà -. Dopo aver provato nuoto, pallavolo e hip hop ha deciso di continuare con la lotta. Sono contento, soprattutto perché apprezzo la parte meno conosciuta ai più, quella della preparazione atletica, propedeutica per tutti gli altri sport”. Davide Turco conferma: “Noi abbiamo circa 28 atleti e tantissimi bambini, con un rapporto di una femmina ogni quattro maschi. Le bambine sono in genere più obbedienti ed entusiaste, ma soprattutto, rispetto a molte loro coetanee, acquistano una forte sicurezza”.
Uno sport a misura di bambino, che con il corpo si esprime, si scopre. E pensa.
I Rugbytots
Buone notizie per i rugbisti in erba, dai 2 ai 7 anni. Arriva Rugbytots, il primo programma di motricità con la palla ovale. Un’idea made in UK, studiata per sviluppare le qualità fisiche, psicologiche e sociali dei più piccoli, nonché incoraggiare gradualmente le competenze specifiche del rugby, senza contatto fisico. Corsa con la palla, giochi per imparare a calciare, segnare una meta e molto altro. Gli allenatori sono certificati FIR (Federazione Italiana Rugby) e formati nel primo soccorso pediatrico. Anche i genitori sono invitati a partecipare! I corsi si tengono in via Carso a Parabiago in provincia di Milano, il mercoledì e venerdì a partire dalle 16.15. Per informazioni: www.rugbytots.it.
[Tatiana Zarik]