Non c’è da preoccuparsi dei piedi piatti dei neonati: li hanno tutti, fino a una certa fase di sviluppo. Ecco come riconoscerli e cosa tenere sotto controllo
Tutti i bambini hanno i piedi piatti, perlomeno nei primi anni di vita. Il motivo? I piedi piccini non sono ancora perfettamente formati nell’arco plantare, il che dà loro quella caratteristica forma “tozza” che viene chiamata normalmente piede piatto. Questa forma è fisiologica e persino utile, perché garantisce una maggiore superficie di appoggio quando il bambino muove i primi passi.
Con il passare dei mesi, imparando a stare dritto e camminare, il bambino comincia a esercitare i muscoli responsabili della creazione dell’arco del piede, il che permette la corretta distribuzione del peso del corpo. Nel giro di tre o quattro anni (ma può accadere anche oltre) la forma del piede si modifica fino a raggiungere quella definitiva che si avrà da adulti.
Se l’arco plantare non si forma, significa che il piede soffre di una malformazione anatomica conosciuta come piede piatto o, più correttamente, Sindrome Pronatoria. Questo difetto si associa a un altro problema, il valgismo del retro piede, o “piede piatto valgo”. Non è grave, tuttavia un appoggio scorretto può provocare disturbi, per esempio far sentire più affaticati o pesanti.
La crescita delle gambe nei primi 24 mesi
La crescita dritta delle gambe, delle caviglie e dei piedi dipende da numerosi fattori. Il più importante è il peso del bambino, tuttavia diverse caratteristiche sono da tenere in considerazione. Ognuno ha una sua particolare velocità di sviluppo, c’è da considerare il peso del bambino, quanto è attivo e anche la presenza (o carenza) di vitamina D, che influsice nello sviluppo delle ossa.
Dopo i primi 24 mesi, i bambini molto attivi e quelli più pesanti possono mostrare una tendenza ad avere ginocchia storte, caviglie incurvate, gambe arcuate e a camminare con le punte in dentro. Questi problemi di crescita vanno tenuti sotto controllo. Le visite programmate con il pediatra servono a controllare anche il corretto sviluppo di piedi, ginocchia e gambe.
Un particolare importante: le scarpe sono un ottimo indicatore del tipo di camminata: il pediatra e l’ortopedico, analizzando i punti di usura, capiscono meglio il tipo di camminata. Per questo motivo è utile andare alle visite con scarpe “vissute” dal diretto proprietario, evitando il passaggio di scarpe precedentemente utilizzate da altri bambini.
Punte in dentro e punte in fuori
Quando cominciano a camminare, tutti i bambini mettono le punte dei piedi in fuori. Con il tempo e la pratica, a poco a poco, la capacità di camminare progredisce e le punte si raddrizzano. Non c’è quindi da spaventarsi se un bambino comincia a camminare con le punte moderatamente in fuori, anzo, va persino meglio, perché crescendo avrà i piedi quasi paralleli.
Se il bambino comincia a camminare con i piedi paralleli, è più facile che finisca a camminare con le punte in dentro. Gambe arcuate e punte in dentro sono difetti di postura che si presentano spesso insieme. Se notate questo tipo di camminata, portate il bimbo a un controllo dal pediatra.
I piedi piatti scompaiono tra gli 8 e i 12 anni
Dopo i 5 – 6 anni i piedi dovrebbero essere paralleli e il valgismo delle ginocchia dovrebbe essere risolto spontaneamente dal naturale processo di crescita. Tra gli 8 e i 12 anni il piede inizia progressivamente ad assumere l’aspetto del piede adulto. Se intorno a questa età notate che vostro figlio continua ad avere i piedi piatti, occorre parlarne con il pediatra e l’ortopedico.
Se durante la prima visita di controllo viene riscontrato il piede piatto, il medico può suggerire l’adozione di scarpe con inserti plantari standard o personalizzati sull’impronta del piede. I plantari però non modificano lo sviluppo dell’arco del piede, semplicemente alleviano eventuali disturbi e dolori.
Nei casi più gravi, quando i dolori sono molto forti o si verificano impedimenti a camminare, dietro valutazione dell’ortopedico, c’è la possibilità di intervenire chirurgicamente. L’intervento, che si fa in anestesia locale con l’inserimento di una piccola vite all’interno di una cavità del piede, normalemente si effettua fra gli 8 ed i 12 anni.