Grazia, forza, ritmo, elasticità e coordinazione. Fune, cerchio, palla, clavette, nastro e musica. Queste le parole chiave per descrivere la ritmica, la forma di ginnastica più giovane tra tutte. Disciplina olimpica solo dal 1984, la ritmica, a differenza dell’artistica, contempla solo esercizi a corpo libero, soffermandosi molto di più sull’aspetto della danza, della componente coreografica ed estetica, che su velocità e forza. La Federazione Ginnastica d’Italia (F.G.I.) conta circa 3.000 agoniste: in Italia il mondo della ritmica è in forte crescita tanto nei numeri quanto nella qualità.
Abbiamo incontrato Tiziana Colognese di Eurogymnica, l’allenatrice di Sara Celoria, “farfalla azzurra” che fa sognare le ragazzine e che, a sua volta, sogna di competere a Rio.
Il corpo di una bambina cambia nel praticare questa disciplina? “La ritmica è una specialità che lavora sull’allungamento muscolare. Non è un’attività che rende il fisico tozzo o eccessivamente muscoloso: sicuramente è uno sport adatto a fisici esili, ma va bene anche per quelli che non lo sono, poiché ingentilisce. È praticato quasi esclusivamente da ragazze e ci si focalizza molto sull’eleganza, sulla continuità del movimento. In Spagna e in Giappone esistono delle forme di ginnastica maschile, in Italia per ora ci si limita, in rari casi, a un’attività di coppia mista”.
Perché scegliere la ritmica? “Faccio una premessa. Penso che lo sport in generale faccia bene sempre e che vada praticato, soprattutto in un momento di crescita, per imparare a essere costruttivi. Qui però si parla di una disciplina e perciò si richiede impegno e dedizione, anche se l’utilizzo di piccoli attrezzi può far sembrare tutto un gioco. La fatica per ottenere i risultati resta un elemento imprescindibile e questa ritengo sia una lezione importante. La ritmica forgia corpo e carattere. Se arriva il successo, lo si raggiunge in età molto giovane, con fatica e sacrifici e la carriera che si prospetta è relativamente breve. Tutto questo lavoro, unito alla bellezza e alla soddisfazione dei possibili risultati, anche non agonistici, sono aspetti che segnano per la vita e che rendono le ginnaste persone determinate, perché hanno imparato da piccole e sulla loro pelle che l’impegno premia. Sono più sicure delle loro capacità e sanno fare progetti”.
Esiste l’età giusta per iniziare? “Consiglio di iniziare a 4-5 anni, così si ha tutto il tempo per proseguire in modo più blando. Non è necessario esagerare per ottenere buoni risultati. Se si è predisposti si può veramente praticare in modo graduale, senza traumi. Iniziando tardi, invece, diventerà necessario bruciare di più le tappe. All’inizio occorre una forte determinazione, perché i risultati non vengono subito, anzi può essere estremamente demotivante, ma questo rappresenta un’importante scrematura”.
Qual è l’allenamento ideale? “Non esiste, dipende dalla predisposizione, dallo stile di vita e dagli obiettivi che si intende raggiungere. Ci sono bambine che, oltre alla ritmica, devono conciliare altre attività, dal corso di musica al teatro, alle lezioni di inglese. A parità di età, ci sono bambine che sentono molto pesanti 4 ore la settimana e altre che ne fanno 20 senza problemi”.
Qual è il ruolo dei genitori? “I genitori contano tantissimo. Innanzitutto perché la bambina vive in famiglia, senza contare il supporto dal punto di vista materiale, logistico e nei momenti di crisi. Quando si fa un’attività molto impegnativa è normale avere momenti difficili. Il genitore deve relazionarsi con gli allenatori, per aiutare così la bambina. Insieme”.
Non si rischia di eccedere nell’intromissione? “Si spera sempre che il genitore sia sufficientemente intelligente per capire che comunque lui è un supporto. La ginnastica è un mondo della bambina, che viene condiviso con le compagne e l’équipe che lavora intorno all’atleta. Il genitore deve essere uno spettatore attivo e affettuoso”.
[Tatiana Zarik]