É ora di scegliere sport per i bambini e le attività extra-scolastiche? Qualche consiglio per tenere conto di tutte le esigenze
Settembre è tempo di grandi scelte, anche di quelle che poi condizionano e determinano il quotidiano di tutto l’anno scolastico. Sono settimane, queste, in cui i genitori cercano di orientarsi tra le varie proposte extrascolastiche, da selezionare in base alla compatibilità con gli impegni lavorativi, le esigenze e i desideri dei più piccoli e la logistica organizzativa per chi ha più figli. Tra tutte le attività extra, quella sportiva è una delle principali, insieme alle lingue straniere e alla musica. Ma come scegliere lo sport giusto per i nostri bambini? Vediamo qualche consiglio.
I benefici dello sport
Non ci sono dubbi sul fatto che fare sport faccia bene, anche ai più piccoli. Favorisce la crescita a livello psicofisico, li aiuta nello sviluppo di competenze individuali e sociali, come quella del linguaggio, dell’autostima, delle relazioni con gli altri e dello stare in gruppo. Lo sport insegna ai bambini, con il gioco, a stare alle regole, il rispetto, la concentrazione, la collaborazione e il problem solving. Insegna a vincere, ma anche a perdere. Grazie all’attività fisica i bambini scoprono il loro corpo e ci prendono confidenza. Fare sport previene una serie di patologie e l’obesità infantile. Per questo, se possibile, è bene non rinunciare allo sport, a costo di qualche sacrificio.
Una scelta condivisa
Diverse teorie ammettono che lasciare troppa scelta ai bambini non sia sempre positivo. Significa caricarli di troppe responsabilità, e richiedere loro una valutazione obiettiva che forse non spetta all’età infantile. Nel caso della scelta dello sport allora bisogna essere cauti, astuti, lucidi ma anche molto accoglienti. È importante che al bambino piaccia lo sport che andrà a fare, che non la viva come un’imposizione, perché questo renderebbe straziante ogni lezione e non porterebbe alcun beneficio. Dall’altra parte, nostro figlio potrebbe scegliere un sport che non gli si addice, solo perché vuole copiare il compagno o per moda. L’ideale sarebbe trovare una via di mezzo: individuare 4-5 sport adatti alla sua età, alle sue competenze psicomotorie, magari chiedendo consiglio alle maestre. Proviamo a fare prima una verifica rispetto alla comodità di quello sport, che sia comodo portarlo e che sia accessibile a livello economico. Una volta stilata la nostra piccola lista proviamo a condividerla, testando il suo entusiasmo. Quasi tutti i centri sportivi prevedono un periodo di prova, utilissimo perché il bambino possa capire. Altra mossa strategica è quella di provare a coinvolgere qualche amichetto/a per frequentare insieme. La scelta dello sport insomma è un compromesso tra i bisogni e gusti del bambino e la possibilità e disponibilità dei genitori.
A seconda dell’età
Gli sport sono meravigliosi e benefici tutti, ma non sempre e per sempre. Lo sport va scelto senz’altro in base all’età e alle competenze sia motorie che psicofisiche del bambino. Da piccolissimi è bene scegliere uno sport che sia completo, come il nuoto, la psicomotricità o babygim. Questi rafforzano l’organismo e ne favoriscono la crescita. È il tempo della sperimentazione e consapevolezza e non tanto delle regole e performance. Dai 5 anni il bambino associa il movimento a un obiettivo, e inizia a volersi impegnare per riuscire. Uno sport molto consigliato per quest’età è l’atletica leggera, per sperimentare la corsa e il salto. Benissimo anche tutte le forme di ginnastica che prevedono coordinamento e equilibrio, o l’arrampicata. Di gran moda è lo skateboard che vuole tecnica, equilibro, coordinazione. Il nuoto anche è una disciplina completa e ottimale.
Dai 6 anni
I 6 anni sono l’età ideale per iniziare uno sport di gruppo, perché è il tempo della collaborazione per arrivare insieme a raggiungere un obiettivo. Inoltre dai 6 anni è più facile comprendere le regole e memorizzare la dinamica del gioco. Le arti marziali sono ideali per i bambini che iniziano la scuola primaria, che attraverso il corpo imparano a concentrarsi, rallentare e calmare la mente, sempre allenando il corpo e curando la postura dopo tante ore al banco. Sempre dai 6 anni è possibile iniziare l’equitazione, assolutamente inadeguata ai più piccoli per via delle sollecitazioni alla schiena: la relazione con un animale può avere un grandissimo valore a livello psicoemotivo, specialmente per bambini con difficoltà di relazione. Dai 7 anni si possono includere sport che prevedono attrezzi e accessori, come il tennis, la scherma, il tiro con l’arco e tutte le ginnastiche non solo a corpo libero.
A ognuno il suo
Se queste sono linee guida piuttosto generiche, va assolutamente ricordato che ogni bambino è unico e con esigenze speciali. Per questo la conoscenza e l’osservazione della sua capacità di movimento, di relazione, di concentrazione sono la chiave per una scelta ottimale. Un bambino timido? Senz’altro lo sport di gruppo può aiutarlo, ma inseriamolo con gradualità o potrebbe risultare una violenza. In questo caso più che uno sport di squadra potrebbero essere utili discipline individuali ma svolte insieme ad altri. Il nuoto, la ginnastica o l’atletica sono performanti e singole, ma prevedono il confronto e l’allenamento condiviso. Un bambino distratto o iperattivo? Senz’altro le discipline orientali possono aiutare alla concentrazione e alla disciplina, così come anche la giocoleria, il tiro con l’arco o la scherma. Anche il gioco di squadra non ammette troppe distrazioni. Per i disordinati? Senz’altro la danza classica (anche per i maschietti!) e le arti marziali. Per i bambini un po’ nervosi e incapaci di gestire la rabbia? Facciamoli sfogare con il nuoto, un gioco di palla, l’atletica e poi compensiamo con una disciplina che prevede concentrazione e tecnica.
Risultati e agonismo
Una cosa deve essere chiara più di tutte: lo sport fa bene ma non per forza i nostri bambini devono diventare dei campioni. Lasciamoli liberi di provare, di sbagliare e cadere, di sperimentare e magari cambiare idea, senza rimanere delusi dopo tanto investimento e impegno. Il corpo cambia, come gli umori e le competenze. Lo sport allena il corpo e la mente, ma è benefico solo finché c’è passione e voglia. Poi, può darsi che i risultati arrivino. L’agonismo però prevede un impegno duro e costante, sopportabile solo se lo si desidera, quindi non possiamo pretendere che si accettino quelle condizioni in età di grande vita e vitalità. Noi osserviamo, vigiliamo, monitoriamo senza pretese: è quello il nostro compito. Accettare la sconfitta, la panchina e il ritiro è la prima lezione da portare a casa.