Il primo libro di Valeria Fioretta – Se tu lo vuoi – è una piccola coccola dedicata alle mamme che come lei vivono in un “allegro groviglio al femminile”
Trentasei anni, torinese, dice di sé sul suo blog Gynepraio: “preferisco mangiare che cucinare, parlare che ascoltare, dirigere che eseguire, scrivere che leggere”. Lei è Valeria e ha una tripla vita, più o meno come i super eroi: un lavoro nel marketing, mamma di Elia e da poco autrice esordiente col suo primo libro Se tu lo vuoi, edito da Piemme. Scopriamo il suo mondo fatto di post ironici, recensioni beauty severissime, poracissime (ma anche soddisfattissime) idee per viaggiare, libri da leggere e qualche dritta per sopravvivere all’arrivo di un bambino in casa, mantenendo uno stile impeccabile.
Una vita che è un Gynepraio
Una giornata di ventiquattrore con te non basta, spiegaci come fai a fare tutto.
Delego quello che posso permettermi di delegare e cerco di fare decentemente il resto. Decentemente e non perfettamente perché, come diceva un mio saggio ex capo, spesso il meglio è nemico del bene. Mi mando le email da sola per ricordarmi di qualcosa ma l’indomani rileggendole non capisco gli ordini che mi sono data da sola.
Gynepraio, un po’ donna (gynē in greco) e un po’ rovo di sterpaglie, dove le cose si incastrano le une con le altre, un allegro groviglio al femminile insomma, come ti è arrivata l’ispirazione per un blog così?
La storia ci insegna che se stai bene e sei felice, apri un mutuo o ti sposi. Se ti senti triste e sofferente, parti per l’India o apri un blog. Era un momentaccio, mi sentivo inetta e insoddisfatta. Avevo frustrazioni da sfogare e tempo a disposizione; all’epoca leggevo molti blog ma pochi mi piacevano fino in fondo. Mi sono detta che alla peggio avrei perso 18 dollari, il costo del dominio “gynepraio”.
L’amicizia al femminile
Come è nato il tuo libro? Ti sei lasciata ispirare dal tuo blog o ha una storia tutta sua?
La coprotagonista di Se tu lo vuoi ha 9 anni e io non ho mai conosciuto una bambina di 9 anni: possiamo dire con una certa sicurezza che non è una storia generata dalle mie vicende personali. Al contrario, credo che il linguaggio e il tono di voce della protagonista e voce narrante siano abbastanza simili ai miei. Volevo che il romanzo fosse una celebrazione delle amicizie femminili, credo che la più grande fonte d’ispirazione siano state le mie amiche.
Raccontare la vita delle madri
Essere diventata mamma quanto ha influenzato quello che fai e quello che scrivi?
Ho progressivamente incluso nel blog alcune riflessioni sul tema della maternità: qualche suggerimento di natura pratica e altri interventi più emotivi o personali. Devo dire che mi sono interrogata a lungo sul tema della privacy e ho deciso di raccontare mio figlio molto meno di quanto sarei tentata di fare. Mi spiace un sacco per chi mi legge, perché è un bambino davvero buffo! Confesso che alcune volte mi sono pubblicamente lagnata delle fatiche legate alla fase specifica che stavo vivendo ma mi sono resa conto che non è quasi mai una buona idea: da un lato parte il circolo vizioso della lamentela, dall’altro si consolida il mito della Mamma Martire e parte un “panico preventivo” tra le donne senza figli.
Questo paese è già poco baby friendly così com’è…
Sì, non c’è bisogno dei nostri racconti finto-apocalittici sulle notti in bianco o sui terrible two. Se tu lo vuoi, invece, è stato pensato e scritto quasi interamente prima della nascita di Elia, che ha però presenziato alla fase di rilettura comodamente seduto in tribuna, cioè legato in fascia. Aveva capito che era un momento importante ed è stato davvero collaborativo.