Per Edgar Allan Poe viaggiare è come sognare. Per Bruce Chatwin il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma.
Scrittori, artisti e letterati, da sempre, viaggiano per conoscere il mondo. Cercano ispirazioni, scoprono nuove terre, incontrano diverse culture e raccontano, nelle pagine di un libro o attraverso le immagini dipinte su una tela, le loro esperienze di vita. Ma non bisogna fermarsi ai loro racconti, perché imparare dai libri o studiare a scuola è una cosa; vedere dal vivo i luoghi della storia, visitare un museo e toccare con mano ciò che si è soltanto letto è davvero tutta un’altra cosa.
Viaggiare è un valore a sé
Che sia di avventura o di relax, al mare, in città o in montagna, l’importante non è la meta, ma il viaggio. Per affrontarlo con i bambini al seguito non servono superpoteri, ma solo tanta curiosità. Bisogna imparare dai bambini: quando ci si avventura per il mondo, che sia distante poche ore da casa o in un altro continente, è necessario cambiare prospettiva per lasciarsi sorprendere dalle piccole cose e provare a meravigliarsi davanti alle bellezze che si presentano agli occhi. Bisogna superare i timori e insegnare ai propri figli a guardare oltre l’orizzonte per avere voglia di scoprire cosa si cela lì dietro, senza fermarsi alla paura dell’ignoto.
Autonomia, curiosità, fantasia
Viaggiare educa all’autonomia e alla bellezza e sviluppa la capacità di adattarsi a situazioni diverse dalla quotidianità, anche nei più piccoli. Secondo la psicoterapia non è importante ricordare (l’assenza di ricordi nei bambini da 0 a 4 anni è il principale cruccio dei genitori con figli piccoli): viaggiare è essenziale per lo sviluppo del bambino perché incentiva la curiosità e la fantasia, fattori strutturanti l’identità di una persona.
Ma quando comincia il viaggio? Il viaggio inizia stando fermi. Il viaggio, infatti, si prepara da casa con mappe, guide, libri, mappamondi, album di figurine e tutto quanto può essere utile per conoscere la meta e coinvolgere nell’organizzazione i bambini. Con quelli più piccoli si può giocare con il “pallamondo”, il mappamondo gonfiabile utilizzabile anche come palla, per insegnargli il concetto di spazio e spostamento. Con i più grandi si può fantasticare sulla meta, leggendo insieme racconti e favole rivisitate secondo tradizioni lontane e sfogliando i libri di scuola alla ricerca di fatti e luoghi attinenti alla meta prescelta. Geografia, storia, arte, scienza, letteratura, lingue straniere: viaggiare permette di approfondire e comprendere meglio tutto quello che si è studiato. Viaggiare, in fondo, è una scuola di vita.
In un periodo in cui si registra un forte calo delle gite scolastiche – dovuto alla burocrazia, alla disorganizzazione, alle responsabilità attribuite al corpo docenti e alle preoccupazioni dei genitori – dovrebbero essere le famiglie a contrastare, con proprie iniziative di viaggio, queste carenze di apprendimento e conoscenza.
A ognuno il suo modo, l’importante è viaggiare
Ovviamente ognuno deve seguire la propria indole e viaggiare nel modo che ritiene più congeniale. Un viaggio, d’altronde, si può organizzare in tanti modi: in autonomia, affidandosi al “last minute” o mettendosi nelle mani di viaggiatori esperti. In ogni luogo, però, si deve imparare a vedere e ad ascoltare. Bisogna soffermarsi sui profumi e sugli odori che nascondono la vera natura dei luoghi, provare i piatti tipici e assaggiare le specialità per riconoscere, dietro le ricette, la cultura di un popolo. Bisogna lasciarsi travolgere, grandi e piccoli, dai costumi locali e provare a ordinare cibi di cui non si riesce neppure a pronunciare il nome. Bandite la pasta, all’estero, e sperimentate la cucina locale che sarà in grado di sorprendere anche i bambini che a casa storcono il naso davanti a un piatto di verdure.
Non bisogna poi dimenticare di visitare i musei, di cercare le opere d’arte, di individuare i monumenti simbolo per scoprire la bellezza. E, infine, bisogna imparare a gestire gli imprevisti di un viaggio, che non mancano mai, per prendere la vita con più leggerezza e pazienza. Quando si viaggia con i bambini, bisogna rispettare le loro abitudini, nel caso dei più piccoli, e bisogna prepararsi, a qualsiasi età, a continui compromessi e a repentini cambi di programma che dimostrano capacità di adattamento.
Cosa fare e come muoversi
Le idee e le destinazioni di viaggio non mancano certo in Italia siano esse relative alla cultura, alla storia, all’arte, alla natura, e sta maturando una maggior sensibilizzazione alle esigenze delle famiglie con bambini sia nella didattica che nei servizi.
Stanno aumentando pubblicazioni e guide specializzate, blog e siti dedicati al tema. Anche le istituzioni si stanno organizzando: per esempio sul sito www.seviaggioimparo.it otto Regioni italiane propongono progetti e percorsi didattici mirati.
Tutto più facile con le app
La tecnologia può inoltre dare una mano risolvendo agevolmente piccoli e grandi problemi che rischiano di trasformare la vacanza in un incubo. Fondamentale per chi viaggia con i più piccoli è Playground around the corner, l’app che vi permette di trovare il parco giochi a voi più vicino fornendovi mappa, immagini e descrizione, per contrattare facilmente un ingresso a un museo con una pausa gioco ai giardinetti. Per l’esigenza improvvisa di un bagno nel pieno centro di una città, Bathroom Scout vi segnala in ogni angolo del mondo, in base alla vostra posizione, i servizi igienici (bagni pubblici, ma anche wc di bar e ristoranti) ed è solo una delle ultime nate nel campo delle app create per il momento dei “bisogni”.
Per le crisi di panico, Find my medicine viene in vostro soccorso contro i malanni di viaggio e vi aiuta a trovare il nome corrispondente del farmaco che cercate nel paese in cui vi trovate. Se poi avete necessità di un consulto medico, nell’attesa di raggiungere la guardia medica o il pronto soccorso, Pediatri della Federazione Italiana Medici Pediatri vi potrà fornire utili nozioni di primo soccorso. Tralasciando, infine, la grande varietà di giochi di intrattenimento, per risolvere con lo svago i momenti di noia degli spostamenti in auto o di attesa di altri mezzi di trasporto, si possono scaricare le app per giocare in giro per le città, se non siete già stati contagiati di Pokemon Go mania. Geocaching, per esempio, vi permetterà di muovervi agevolmente da un punto all’altro delle città tra monumenti e musei trasformandovi in avventurieri alla ricerca del tesoro, sulla traccia dei contenitori (i “cache”), nascosti in più di 185 paesi del mondo, che contengono il logbook su cui lasciare un segno a biro del proprio passaggio (la firma o un commento) e piccoli oggetti che si possono scambiare.
Ma il viaggio non si riduce a un’app e non finisce con il ritorno a casa perché continua anche oltre i ricordi e le immagini catturate dalla macchina fotografica. La conoscenza e la scoperta del nuovo devono avvenire quotidianamente, attraverso la curiosità. Viaggiare cambia l’approccio mentale e insegna, soprattutto, che non è necessario cambiare continente per aprirsi al mondo.
[Simona Savoldi]