Un’alimentazione senza zuccheri, in famiglia, è possibile? Ci racconta come si fa, Giulia, mamma di Alberto
Sì. Si può. Mangiare senza zuccheri semplici ed educare i propri figli a non abusarne è possibile. Giulia, maestra montessoriana quarantenne che, dopo aver girato mezzo mondo per lavoro, vive con suo marito e suo figlio a Tenerife, sceglie quotidianamente una dieta senza zuccheri. E anche suo figlio, Alberto, 3 anni, non ne chiede e addirittura li rifiuta con coscienza e poco rammarico. Ma come si fa e a cosa bisogna prestare attenzione?
Senza zuccheri, a partire da me
“Sono approdata alla dieta senza zuccheri una decina di anni fa, per risolvere un problema importante di sudorazione alle mani, che mi impediva persino di svolgere bene il mio lavoro – racconta Giulia -. Un medico macrobiotico giapponese mi aveva consigliato quattro mesi di depurazione da zucchero e derivati, abolendo anche la frutta che poi però negli anni ho reinserito.
Quella dieta ha migliorato moltissimo il mio problema e da subito ho capito quanto lo zucchero possa creare dipendenza. I primi dieci giorni sono stati faticosi, come tutte le disintossicazioni: sognavo zucchero, cercavo zucchero, ero di pessimo umore”.
Zuccheri semplici e complessi, raffinati e non: la distinzione
Gli zuccheri semplici (o più correttamente carboidrati semplici) sono il glucosio, il fruttosio e i disaccaridi come saccarosio, maltosio e lattosio. Sono dolci, di facile digestione e di rapido assorbimento.
Possono essere raffinati o non, e la distinzione non è da poco. Lo zucchero raffinato, come quello bianco da tavola, è ottenuto da un processo di estrazione e purificazione da fonti vegetali come la canna o la barbabietola.
Apporta calorie vuote, senza fibre, minerali, nutrienti in genere: è energia pura. Al contrario gli zuccheri semplici non raffinati, come quelli della frutta fresca, secca, disidratata, candita, si accompagnano ad antiossidanti e fibre, per cui il loro assorbimento è più lento e il picco glicemico più contenuto. Gli zuccheri o carboidrati complessi comprendono i polisaccaridi: si trovano nei cereali, nei legumi e nei tuberi e fanno benissimo nella dieta.
Perché fanno male ai bambini
Gli zuccheri semplici raffinati vengono assorbiti immediatamente dal corpo, producendo un picco glicemico che porta con sé agitazione ed euforia. Al calo corrisponde un momento di stanchezza e cattivo umore, a cui segue la richiesta di altro zucchero.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia di introdurre lo zucchero raffinato dopo i primi due anni di vita e di non consumarne più di due volte la settimana. “Nei bambini – continua Giulia – oltre alla salute c’è un problema di comportamento. In questi anni di insegnamento mi sono resa conto che la mancanza di sonno dei bambini alla sera è uno dei problemi principali per i genitori.
Ma cosa mangiano questi bambini prima della nanna? Pasta, pizza e magari una merendina dolce o un succo di frutta, che rendono i piccoli super-eccitati prima di andare a letto”.
Consapevoli di cosa mangiamo
Il vero problema è che i genitori non sono consapevoli di cosa mangiano i loro figli. “Non sappiamo quanto zucchero ingeriamo, perché non leggiamo le etichette di quello che compriamo”.
Lo zucchero ha proprietà conservanti, per questo è presente in una quantità infinita di cibo in scatola o preconfezionato.
“C’è zucchero anche dove non ti aspetti: nell’insalata russa, nei sughi pronti, persino nei germogli di soia in barattolo, e a fare il conto ci metti poco a ingerire cinque cucchiai da minestra di zucchero al giorno, senza manco rendertene conto!”.
Quattro biscotti frollini, un succo di frutta a colazione, la merendina a scuola e uno yogurt alla frutta al pomeriggio: in tutto sono 56 grammi di zucchero, più del doppio di quanto consigliato dall’OMS. “Cinque cucchiai di zucchero al giorno: quale genitore consapevolmente li darebbe da mangiare ai propri figli?”.
No agli estremismi
Poi però c’è la realtà, contro cui si scontra qualsiasi teoria educativa. I bambini vivono in mezzo agli zuccheri e sono circondati da altri bambini che (purtroppo) ne abusano.
Che fare: conciliare o essere rigorosi? “L’estremismo non serve mai, soprattutto a livello educativo. È dalla mela di Adamo ed Eva che il divieto assoluto rischia solo di portare alla ricerca bulimica di quanto proibito. Eppure, credo che sia importante trasmettere ai figli i propri valori e le proprie abitudini, almeno nei primi anni di vita, quando siamo noi a rendere conto delle scelte per loro. Poi saranno loro a decidere e dovremo lasciarli liberi anche di agire diversamente”.
Come fare nel quotidiano
Ci sono dei momenti di imbarazzo nella vita di chi non mangia zuccheri. O forse l’imbarazzo è solo di chi offre, perché chi sceglie una dieta senza zuccheri sceglie e ne condivide la decisione in massima serenità. “
Noi cerchiamo di passare coscienza e consapevolezza a nostro figlio: gli spieghiamo che noi mangiamo senza zuccheri perché fa male, fa male ai denti, ci rende nervosi e agitati, crea dipendenza. Glielo spieghiamo in un linguaggio comprensibile per lui. Poi però non è un vero e proprio “mai”, per evitare di ritrovare un bambino di cinque anni che si inventa scuse per andare a giocare sempre a casa di quel compagno dove sa che troverà le caramelle.
Quando ne abbiamo voglia, se è un giorno speciale o diverso o c’è una festa, decidiamo di mangiare una cosa dolce. La scegliamo insieme, la mangiamo e ci chiediamo il sapore che ha e cosa ci piace. Anche per far rientrare quel gesto in una sfera di normalità e banalità, e ridimensionarlo senza creare aspettative. Introduciamo lo zucchero con coscienza, ecco”.
Due ricette
Non mangiare zuccheri raffinati non significa rinunciare al dolce. “Ci sono delle ricette facilissime, dolci grazie allo zucchero della frutta. Una è quella del gelato di banana.
Bisogna prendere delle banane molto mature e surgelarle. Per fare il gelato si lasciano scongelare una decina di minuti e si frullano con poco latte e un pochino di cioccolato fondente. La consistenza della crema è come quella del gelato ed è buonissima!
Un’altra ricetta è quella dei cioccolatini. Si frullano 5-6 datteri con un cucchiaio di olio di cocco e qualche cucchiaio di cocco secco grattugiato. Dall’impasto si creano delle palline da lasciare per un pochino in frigo per farle indurire. Poi si scioglie del cioccolato fondente senza zucchero e si ricoprono le pallotte che diventano dei cioccolatini squisiti”.
Nulla di che
La verità è che i bambini non sono ancora assuefatti allo zucchero e quindi se sono abituati a non mangiarne non ne cercano. Anche perché poi, quelle volte in cui lo mangiano, si accorgono che non è nulla di che.
“A Natale, in vacanza a Lanzarote, abbiamo fatto colazione al bar. Abbiamo scelto una brioche tra le tante che c’erano e ce la siamo gustata. Al pomeriggio in spiaggia una mamma ha offerto un biscotto a mio figlio, che ha rifiutato dicendo che aveva già mangiato un dolce alla mattina, ed è tornato a giocare.
Al ritorno, andando verso la macchina, siamo passati davanti al bar della colazione e lui l’ha guardato e ha commentato: ‘qui io ho mangiato lo zucchero!’. E intanto a me ancora un po’ sudavano le mani”.