Negli Usa le chiamano “escape”, fughe dal quotidiano. Sono vacanze brevi, sempre più diffuse anche da noi, weekend che inglobano due o tre giorni della settimana lavorativa e scolastica.
Poi c’è la settimana bianca, per scappare dallo smog e andare a ossigenarsi i polmoni sulla neve e nell’aria di montagna. Insomma, le occasioni per concedersi delle pause fuori dalle canoniche settimane in cui la scuola chiude possono essere davvero tante.
E per i genitori è sempre un dilemma. Si possono perdere giorni di scuola per andare in vacanza? Oltre al timore di mettere i figli in difficoltà al rientro a scuola (dovranno sicuramente recuperare compiti e studio) ci assale il fondatissimo dubbio di trasmettere, in maniera implicita, il messaggio che una cosa frivola (la vacanza) abbia la priorità sul dovere (la scuola).
Sì e no
La soluzione ideale si trova nel mezzo. Le variabili che giocano un ruolo cruciale sono molteplici. Una particolare attenzione va dedicata al momento specifico: inizio e fine anno oppure la fine del semestre sono periodi caldi, in particolare se gli alunni hanno degli obiettivi importanti da raggiungere, come recuperare un voto o ottenere una certa media. Anche l’inizio di un nuovo ciclo scolastico è molto importante. Il primo anno, che sia della scuola elementare, media o superiore, è tutto nuovo: compagni, insegnanti, scuola, organizzazione. Le assenze sono da valutare con cura. Gli insegnanti, cosi come i genitori, hanno approcci più o meno morbidi sull’argomento e la soluzione più vantaggiosa, in particolare per gli studenti, è di certo quella che trova l’accordo di tutti. Chiedere consiglio a maestri e professori è un prezioso aiuto per conciliare gli impegni scolastici con una eventuale assenza.
E i ragazzi cosa ne pensano?
Viene spontaneo immaginare che di fronte alla possibilità di scegliere tra scuola e vacanza ci siano pochi tentennamenti. Non è così. Sono molti gli studenti e le studentesse che non amano variazioni dal programma, che avvertono un forte senso di responsabilità e desiderano rispettare le scadenze. In questo caso perdere giorni di scuola potrebbe rivelarsi una fonte di ansia e di stress e non un piacere.
C’è apprendimento e apprendimento
Non dimentichiamo che viaggi e vacanze sono una straordinaria occasione di apprendimento, al punto di avere un nome: “apprendimento incidentale”. In vacanza non andiamo con l’intenzione di imparare cose, ma nonostante tutto questo accade. Volenti o nolenti siamo esposti a esperienze fuori dall’ordinario: mangiamo cibi diversi, incontriamo persone, sentiamo discorsi, affrontiamo altre lingue e così via. Questo aspetto dell’apprendimento mette in campo motivazione e interesse, che sono motori di straordinaria potenza, capaci di farci sentire più piacere che fatica nell’imparare. Ma l’apprendimento incidentale ha bisogno di quello intenzionale, da solo non basta. Ecco perché è necessario che la soluzione sia nel mezzo.