Riconosciuto come disciplina sportiva, lo skateboard è uno sport vero, è sicuramente la scoperta dell’anno
“Mi ha sempre affascinato, ma per lungo tempo non ho avuto il coraggio di avvicinarmi. Poi un giorno sono andata al Ponte della Musica e ho incontrato tanti ragazzi che mi hanno insegnato a skeitare. Da quel momento ho avuto una crescita, non solo nella conoscenza dei trick, cioè delle acrobazie o dei salti, ma anche dal punto di vista personale”.
A parlare è Sveva, 15 anni, di Roma. “Praticandolo sono cresciuta come persona, perché quello dello skateboard è un ambiente bellissimo, nel quale si trova sostegno reciproco anche nelle competizioni”.
Lo skateboarding è nato in California negli anni ‘40 . Con l’inserimento ufficiale tra le nuove discipline olimpiche nel programma dei giochi di Tokyo 2021 è stato riconosciuto ufficialmente come sport. Ma per chi lo pratica la definizione è riduttiva. Con buona pace dei genitori apprensivi e dalle nonne che si spaventano per gli immancabili lividi, lo skate è una tendenza, uno stile di vita, qualcosa che dà un senso di appartenenza e quell’aura cool che possiede solo chi vive sulla strada.
Dedizione e determinazione
Guardando sfrecciare uno skater tra le strade della città non si direbbe, ma lo skate è uno sport che insegna prima di tutto ad allenare la pazienza e la volontà molto più di altre discipline, perché quando cadi ti devi alzare e devi riprovare, anche se ti fa male.
“Lo skate si impara sbagliando – racconta Sveva -. I movimenti si provano e riprovano. Trick e salti chiedono la capacità di sopportare la noia e il dolore, oltre a una dose infinita di diligenza e determinazione. Mettere alla prova la pazienza, soprattutto da bambini, aiutare a diventare adulti risoluti”.
L’equilibrio contro l’ansia e lo stress
Da un punto di vista atletico, il movimento richiesto è tra i più completi, perché impiega tutto il corpo con coordinamento e precisione. Provando i trick ci si conosce e ci si ascolta, si testa l’elasticità e la forza dei legamenti. Ma, soprattutto, si scopre l’equilibrio.
Come negli altri sport su rotelle o su tavola, il bilanciamento è essenziale per una buona riuscita delle evoluzioni, il che è fantastico per bambini abituati a vivere sempre più seduti e fermi. Non si tratta solo di una esperienza fisica, perché l’equilibrio richiede concentrazione, la capacità di immergersi in una dimensione quasi zen, di staccare la mente dai problemi, dall’ansia, dallo stress e dal nervosismo. “Quando vado sullo skate non penso a nulla”, dice Nicolò Mattia Cimini, skater da trent’anni, insegnante di II livello della FISR, la Federazione Italiana Sport Rotellistici. Nicolò è anche il gestore dello Bunker Skatepark di Roma.
Uno sport di comunità
Non è di squadra, non è individuale: lo skate è uno sport di comunità. Ci si ritrova all’aperto, negli skatepark e nei parchi comunali, in diverse ore del giorno e della notte, qualsiasi giorno della settimana, creando piccole tribù di spericolati sperimentatori di equilibrio e concentrazione.
“Skateare aiuta a credere in se stessi e allo stesso tempo insegna l’autonomia – continua Nicolò Mattia Cimini -. All’inizio si ha bisogno di una guida, preferibilmente un maestro, ma dopo aver imparato alcune regole di base e le prime acrobazie, si continua da soli e questo aiuta anche i più piccoli a sentirsi autonomi e indipendenti”.