Itinerari a volte poco conosciuti, oppure esperienze che consentono di guardare mete note sotto una nuova luce, per un turismo che punta a riscoprire il piacere della lentezza e dell’incontro: la proposta di Slow Food nel mondo dei viaggi
Durante un convegno sulla crisi climatica, la presidente del Water Grabbing Observatory, Marirosa Iannelli, dopo aver descritto le problematiche e le criticità che stiamo affrontato ha suggerito di ri- abituare i bambini al contatto con l’ambiente e gli ecosistemi naturali: avviarli alla scoperta della biodiversità, fargli incontrare contadini e allevatori, far loro apprezzare i cibi locali.
Parole che portano subito alla mente Slow Food Travel (www.slowfood.it/slowfood-travel/), il progetto di Slow Food che vede nel viaggio uno strumento di incontro e scambio con agricoltori, pastori, pescatori, artigiani, ristoratori e albergatori, per conoscere il patrimonio gastronomico, culturale e sociale di un territorio. Itinerari, in alcuni casi, alla scoperta di luoghi poco conosciuti; in altri, esperienze che consentono di guardare sotto una nuova luce mete note, permettendo di godere della bellezza di natura e cultura, ritrovare spazi e tempi nuovi seppur quotidiani.
L’altra faccia della luna, non troppo pubblicizzata, ma fortemente identitaria di un turismo che ha come punti identificativi la lentezza e l’incontro. L’obiettivo è avvicinarsi e conoscere le persone che, attorno a un prodotto, a una razza o un savoir faire, costruiscono comunità, difendendo veri e propri segni distintivi del nostro patrimonio rurale. Non è un viaggio alla ricerca di un passato che sta scomparendo, ma di una moderna ruralità che è fatta di relazioni, di proposte culturali nuove e innovative, di amore per la propria terra e per il proprio lavoro. Si incontrano i produttori dei Presìdi Slow Food locali, si possono assaggiare antiche varietà censite nel catalogo dell’Arca del Gusto. Soprattutto si possono conoscere i volti e le mani di chi ci regala meraviglie del Made in Italy e, con loro, preparare ricette tradizionale o realizzare prodotti unici come paste fresche, pane o formaggi. Un modo per vivere in prima persone esperienze uniche.
Di Giacomo Miola, Referente del progetto
Due esperienze alla scoperta di un pezzo di Sardegna ancora autentica
Sulcis Inglesiente è una zona della Sardegna non ancora addomesticata dal turismo. L’eredità dell’attività mineraria dismessa è ora in corso di valorizzazione per aggiungere uno spessore di storia sociale all’incontro selvaggio tra mare da favola che si sta ripopolando del tonno rosso e colline di pastorizia poco antropizzate e dai tratti ancestrali.
La prima esperienza suggerita è il cammino di Santa Barbara, dedicato alla Protettrice dei minatori, magari da terminare nel panoramico chiosco di “zio Lele”, in cui apprezzare un pranzo tipico con un buon calice di vino locale. La seconda esperienza suggerita è l’esplorazione dell’isola di Sant’Antioco, un’isola di fenici e antichi vitigni, da concludere con un pasto al ristorante “da zia Pinuccia”.
Al ristorante ordinate il pilau con bisque di aragosta (simile al cous cous tunisino) e il sappueddus al ragù di pecora. Tra i prodotti da acquistare suggeriamo il tonno rosso a pesca sostenibile, il formaggio fiore sardo, il carciofo Masedu e il fagiolo bianco di Terraseo, oltre ai vini Carignano, Cannonau e Vermentino.
Caccia al tesoro e tour in bici a Torre Guaceto
Ci troviamo in una Riserva Naturale, in Puglia nell’Alto Salento, tra la Valle d’Itria, patria dei trulli, e il Salento leccese con il suo mare cristallino. È un contesto caratterizzato dal carsismo e interessante per la natura, la storia, l’architettura, la cultura dell’accoglienza.
La prima esperienza suggerita è un tour in bici elettrica nella Riserva Naturale, tra calette, olivi secolari e un picnic finale con cibi e vini della tradizione pugliese, prodotti dalla comunità dei produttori agricoli biologici della Riserva. La seconda proposta è una caccia al tesoro col quadriciclo elettrico, con una serie di tappe istruttive e golose in aziende agricole sostenibili, con light lunch finale.
I tre vini da provare sono Minutolo, Ottavianello e Susumaniello. Quando siete seduti in osterae suggeriamo di ordinare le tradizionali fave e cicoria, la focaccia di cipolle e le braciole al sugo, ovvero involtini di carne di cavallo o manzo con ripieno insaporito da prezzemolo, aglio e pecorino. Tra i prodotti da acquistare i due Presìdi Slow Food del pomodoro fiaschetto di Torre Guaceto e del capocollo di Martina Franca, e due dolci il biscotto cegliese e il fico mandorlato di San Michele Salentino (Arca del gusto Slow Food).
Panorami, viste e degustazioni sull’Etna
Siamo tra la storia millenaria di una capitale del Mediterraneo e il vulcano più alto d’Europa, tra il prezioso patrimonio culturale siciliano che risale alle civiltà greche e romane e uno spazio agricolo dominato dalla nera terra della montagna forgiata dal fuoco, il cui calore risuona nello spirito di ogni convivio e si specchia nel mare.
La prima esperienza slow che suggeriamo è la visita e degustazione nell’oliveto secolare dell’ex fotoreporter Enzo Signorelli, alle pendici dell’Etna, dove vengono prodotti oli bio su cultivar autoctone, valutati tra i più pregiati al mondo, Presidio Slow Food. La seconda esperienza suggerita è quella nel vigneto di Cantine Nicosia, sempre all’ombra del vulcano, a godersi il panorama, spumanti e fermi, salumi e formaggi locali.
Da apprezzare sono i vini Etna Rosso, Etna Bianco e gli spumanti. E come cibo locale la pasta alla norma, l’arancino e la granita. Tra prodotti da portare a casa ci sono: i masculini da magghia (piccoli pesci da pesca sostenibile, Presidio), il cavolo trunzo di Aci, la salsiccia del ceppo di Linguaglossa, le antiche mele dell’Etna e il pistacchio verde di Bronte.
Passeggiate con le capre e laboratori tradizionale in Valli del Natisone e del Torre
In un lembo dell’estremo nord est d’Italia, in un bagno di boschi e foreste a mezza montagna, l’incontro dei popoli latini e quelli slavi ha creato una comunità dall’antropologia unica, dove si parlano tre lingue: il friulano, l’italiano e lo sloveno. Siamo nei pressi di Cividale del Friuli, città Unesco, capitale romana e del primo ducato longobardo.
La prima esperienza da cercare è quella da Zore, un’azienda che produce un ottimo caprino a latte crudo e che consente di passeggiare con le capre e una guida naturalistica sui prati stabili delle Alpi Giulie. La seconda esperienza è la partecipazione al laboratorio per fare la gubana, un goloso dolce tipico dalla tradizione secolare, presso l’azienda La Gubana della Nonna.
Tra i pregiati vini, vanno provati i migliori Schioppettino di Prepotto e Cialla, Refosco di Faedis e il passito Ramandolo. Tra i cibi da ordinare ci sono certamente la gramperesa (una variante locale della polenta friulana) e lo štakanje, pestato a base di verdure e patate. Da acquistare le castagne e il miele delle valli (castagno e tiglio).
Di Enrico Maria Milic