Dal rugby alla subacquea, dal tiro con l’arco, all’acrogym e al pattinaggio di velocità. I nostri bambini a sei anni hanno provato più sport di quanti ne abbiamo provati noi in una vita. Cosa ne pensano?
Abbiamo organizzato un viaggio nelle diverse discipline insieme ai piccoli protagonisti. Che ci hanno raccontato emozioni, sogni e ricordi, insegnandoci che il bello dello sport è, naturalmente, la passione!
Il rugby, lo sport di famiglia
Daniele ha 11 anni e da qualche anno gira per l’Italia con la sua squadra. Il rugby è lo sport di famiglia: “Mio nonno era rugbista e io volevo diventare come lui. Si corre tanto e si placca, come in una specie di lotta in cui non ci si fa male. è appassionante”. Allenarsi per lui significa tante emozioni diverse: felicità quando riceve i complimenti, tristezza se perde o sbaglia e qualche volta anche rabbia. “Rabbia sì, però quella giusta, che non è violenza, ma grinta” . Il ricordo più bello di Daniele è la sua prima meta al Trofeo Topolino. Da quel giorno è passato un po’ di tempo e ci tiene a dare un consiglio ai più piccoli: “Ascoltate sempre gli allenatori: sanno come farti diventare più bravo e poi, se sei placcato, ti insegnano a trasformare la rabbia in energia per rialzarti e riprendere a giocare”. Il suo mito? Castrogiovanni, che ha seguito anche allo stadio per assistere dal vivo a un match della nazionale italiana. Ma, naturalmente, non vede l’ora di scendere in campo per disputare i tornei con la sua squadra: “Perché è il momento in cui posso usare tutta la fatica degli allenamenti e dimostrare quanto valgo!”
Dancing with Francesco, 5 anni
Francesco ha 5 anni ed è al suo primo anno di danza classica. Quando balla è felice, perché adora la musica, anche se trova un po’ difficile ballare in gruppo: “Perché se non fai attenzione puoi andare a sbattere o ti pesti i piedi con le ballerine”. Al suo primo saggio ha ballato insieme a Sven la renna, parte del suo costume di scena in Frozen. “La musica era bellissima e anche la mia maestra. Poi mi sono divertito molto a fare Gian Burrasca, perché cammino all’indietro e mi piace tanto”. Francesco, giovanissimo, sta muovendo i primi passi nel mondo della danza, ma ha le idee ben chiare e ci tiene a dare anche qualche consiglio: “Il mio modello è Lorenzo, un ragazzo grande e tosto della mia scuola. Quando ballate ricordate di concentrarvi per non andare a sbattere come capita qualche volta a me. E ricordate di portarvi l’acqua, perché si suda tanto”.
Underwater, con Sara
Sara ha 14 anni, la sua passione è la subacquea, che ha conosciuto seguendo le orme di mamma Miriam. La sua prima esperienza da sub risale a quando aveva 8 anni, con il bubblemaker a Sharm El Sheik. Nessun dubbio sull’incontro più emozionante: quello con gli ippocampi. Era a Capo Noli con la sua migliore amica, Valentina, e si sono avvicinati i cavallucci marini. Così, tra una carezza e l’altra, Sara ha deciso di continuare a prendere i brevetti. “Sott’acqua la luce cambia, si percepisce la profondità e le differenze di colore fanno apparire il mare in modo straordinario. Con la torcia, quando sei a 20 metri nell’oscurità, tutto improvvisamente si illumina di colori ed è bellissimo”. Ogni immersione è un’esperienza a sé e Sara cerca di individuare più pesci possibile: “Poi appena salgo sul gommone chiedo al barcaiolo il libro dei pesci e li cerco tutti”. Una delle regole più importanti, racconta, è quella di immergersi sempre con un compagno, così per qualunque emergenza si sa di avere un aiuto. Nei diving si conoscono un sacco di persone di età diverse e si stringono belle amicizie. “E ci si diverte a fare insieme le boccacce ai pesci e farsi gli scherzi tra compagni”.
In sella con Maria Elena
Maria Elena a cavallo si diverte un sacco, perché va al trotto, esce per le passeggiate nella natura e aspetta il momento dei salti, anche se lei non sa ancora farli. Quando è in sella si diverte a gareggiare con gli amici per cercare di guidare il cavallo lungo il percorso assegnato e fare gli esercizi. L’esperienza più entusiasmante l’ha vissuta durante un soggiorno estivo insieme ad altri bambini. “All’inizio si trattava di stare con il cavallo assegnato dagli animatori, che chiamavamo… animatroci, ma solo per ridere perché erano bravissimi e ci sono stati vicini in quest’esperienza meravigliosa”. La sua cavalla preferita si chiama Margot, di cui si prenderebbe cura 24 ore al giorno. “Non so descrivere come mi sento bene con lei: è un po’ testarda e disubbidiente, ma è morbida e troppo bella. La adoro”.
Ritmica, che passione!
Amanda ha 10 anni ed è appena tornata dai Campionati Nazionali di Ginnastica Ritmica, dove si è divertita moltissimo. “Questo sport mi piace perché mi insegna a non mollare mai, anche quando gli esercizi proprio non vogliono venire”. E’ sempre ottimista e pensa che sia importante credere nei propri sogni e usare al meglio le proprie aspettative, per migliorare assieme alle proprie compagne. “La ritmica è un insieme di grazia e armonia di movimenti: quando svolgiamo esercizi di gruppo, che sono i più difficili, mi sento responsabile anche delle altre”. Le piace prendere ispirazione dalle campionesse per migliorarsi e così “Spesso sgraffigno il cellulare di mamma e seguo le gare internazionali. A proposito: con la mamma leggiamo sempre insieme GG, quindi direi che è lei che mi ha scoperto”.
Skating faster
A Senigallia c’è una fucina di giovani pattinatori di velocità che ogni giorno si divertono a scendere in pista, allenati da Mauro Guenci. E vincono, vincono tantissimo. Per Michela, 14 anni, le emozioni che si provano in allenamento sono molte, ma ne distilla due: gioia e una fresca sensazione di libertà. Non scorderà mai il suo sesto posto al suo primo campionato nazionale. Il suo modello è la compagna Linda Rossi, giovanissima atleta già due volte campionessa mondiale. Poi c’è Federico, 11 anni, che quando pattina si sente “grintoso” perché sa che più si allena, più vincerà in futuro. Il momento più bello per lui è la gara, “Perché si può vincere o perdere, ma l’importante è divertirsi sempre, anche se qualche volta sei sconfitto da altri pattinatori”. Pattinare è bello perché ci si confronta con bambini di tutta Italia e in ogni gara si impara qualcosa di nuovo. E con tanto allenamento si può arrivare ovunque. Anche Sofia dopo la scuola non vede l’ora di mettere i pattini: “A fine giornata torno a casa sfinita, ma felice! La velocità mi piace e mi diverte allenarmi in gruppo, anche se prima di ogni gara sono un po’ tesa”. Per essere veri sportivi si deve innanzitutto avere grande rispetto per i propri avversari. Ne è convinta Federica: “All’Interprovinciale di Fabriano con due amiche abbiamo fatto gioco di squadra e grazie a questo siamo riuscite ad arrivare tutte e tre sul podio. Non lo dimenticheremo mai”. Nel gruppo c’è anche Giorgia, che quest’anno ha iniziato a fare le gare. Ma il suo momento preferito è l’allenamento, “Quando in pista Mauro ci coinvolge e ci fa divertire facendoci fare degli esercizi che a me piacciono molto, come il giro lanciato e l’americana. Mi piace moltissimo pattinare perché mi fa scatenare e ho un consiglio: bambini, prendetevi cura delle vostre ginocchia”.
Volteggiando con Vittoria
Equilibrio, armonia e idee chiare: sono gli ingredienti acrogym di Vittoria, che da grande vuol diventare ginnasta, “Ma fino a 28 anni, perché poi finisco la carriera e faccio la stilista”. Nel frattempo si allena duramente, tra ponti e spaccate. La cosa che le piace di meno? Quando, dopo un periodo senza allenamento, i muscoli fanno fatica a rimettersi in moto. “Quando non viene un esercizio oppure quando si perde una gara, ci si rialza e non ci si deve arrendere. A me è capitato di gareggiare con 39 di febbre, ma l’importante è farlo per il gruppo, affrontando tutte le emozioni insieme: la rabbia che non riesca bene una posizione o un balletto, le risate, la tristezza di aver perso una gara o semplicemente la gioia di vivere quei momenti insieme”. Coordinarsi con le compagne è una vera sfida. “Elisa e io siamo le grandi, Chiara è la piccola. A volte capita che io ed Elisa lanciamo in aria Chiara un po’ storta, perché non ci coordiniamo bene. O quando la dobbiamo ribaltare e farle fare la rovesciata: o Elisa va giù per prima e io rimango su, oppure sono io ad andare giù per prima e lei rimane su. Risultato? Cadiamo tutte per terra e ci facciamo una gran risata, sperando che le maestre non ci vedano”.
Piccoli arcieri crescono
Novelli Robin Hood si nasce. O quasi! Jacopo ha ricevuto il suo primo arco, un giocattolo, a 2 anni “Poi a 4 anni il secondo e a 6 il mio primo arco nudo di legno”. Oggi ha 9 anni ed è entusiasta del suo primo corso da arciere. “E’ stato super, ho potuto apprezzare le qualità dei vari tipi di arco e ho trasmesso la mia passione a mio padre. Buffo, no?”. Tirare con l’arco gli piace perché permette di stare all’aperto nella natura, mettersi alla prova, concentrarsi e raggiungere il bersaglio. E che gioia quando a Natale è arrivato il primo vero arco professionale olimpico: non stava più nella pelle, il suo regalo preferito in assoluto. Jacopo segue le competizioni in televisione, aspettando con trepidazione di iniziare la stagione delle gare. Consigli? Certamente sì e ben precisi: “Dovreste provare l’arco nudo e il tiro alle sagome, è davvero divertente”.
Ghiaccio e stecca
Clelia ha iniziato a giocare a hockey su ghiaccio nel 2006. “Avevo 9 anni. Avevo visto un film, che parlava di ghiaccio ed erano appena finite le Olimpiadi invernali a Torino. Una squadra organizzava corsi e mi sono iscritta assieme a un amico”. Iniziare non è stato difficile: “Si impara a pattinare e a maneggiare la stecca. E’ per continuare che ci vuole perseveranza: ero piccola e quando si è piccoli si è molto pigri. In più dovevo giocare con i maschi ed ero l’unica ragazza in squadra”. Sono poche le ragazze che scelgono di entrare in campo: un centinaio in tutta Italia, ma l’hockey può dare grandi soddisfazioni. “Il 2014 è stato un anno grandioso: mi hanno convocato in nazionale nell’under 18 e ho giocato una settimana in Polonia per le qualificazioni ai Mondiali. La vera sorpresa però è arrivata nell’estate 2014: mi hanno selezionato tra le quattro migliori giocatrici della mia età per andare all’IIHF Development Camp, un capo internazionale di allenamento in Finlandia. Ho passato una settimana con giocatrici di tutto il mondo: principalmente Europa, America e Canada, ma c’erano anche ragazze dal Sudafrica, dal Messico, dalla Malesia, dalla Russia, dal Giappone”. Programmi per il futuro? “Cercare di essere convocata nella nazionale senior e vincere il campionato con il Real Torino, la mia squadra”.
[Marta Vitale Brovarone]