Il Presidio degli olivi secolari: l’impegno di Slow Food per tutelare e valorizzare un prezioso alleato dell’ambiente, del paesaggio e della salute
Albero di austera e rara bellezza, di una nodosità elegante, l’olivo cresce con lentezza e ha una sorprendente longevità e resistenza, capacità di adeguarsi ai terreni più difficili. Gli olivi diventano Presidio Slow Food e sono naturale cornice del Mediterraneo, segno di vita che apre alla speranza, simbolo di pace. L’olivo è profondamente parte della nostra cultura, ne sono intrisi anche il mito e la religione. Per gli antichi Egizi fu la dea Iside a far conoscere all’uomo le proprietà dell’olivo e a educarlo nell’arte di coltivarlo e produrre olio.
Era un tronco di olivo quello con cui Ulisse accecò il ciclope Polifemo. Si deve alla dea Atena, secondo una leggenda, la nascita del primo ulivo dalla roccia colpita dalla sua spada. Spostandoci all’antica Roma, il mito vuole che Romolo e Remo siano nati sotto un albero d’olivo. Secondo la tradizione ebraica il primo seme dell’olivo cadde dal cielo direttamente sulla tomba di Adamo.
Nel Corano l’olivo viene definito “l’albero benedetto”. Nella religione cristiana ha una forte valenza simbolica, il ramoscello d’olivo stretto nel becco della colomba segna la fine del diluvio, simboleggiando pace e rigenerazione. Nella festa delle Palme, che precede la Pasqua di una settimana, l’olivo rappresenta Cristo stesso che, con il suo sacrificio, diventa strumento di riconciliazione e di pace per l’umanità e per questo è benedetto e dato ai fedeli.
Un momento di grande sofferenza
L’Italia è il paese con la maggiore diversità olivicola del mondo. Il merito di questa straordinaria diffusione va all’instancabile opera di generazioni di contadini che hanno saputo acclimatare l’olivo in quasi tutto il territorio nazionale, regalandoci centinaia di varietà che garantiscono frutti con proprietà organolettiche uniche.
Ma questo straordinario mondo, fatto di complesse relazioni sociali e ambientali, vive un momento di estrema sofferenza, per via della crisi climatica e l’affermazione di modelli olivicoli nuovi e intensivi (impianti fitti, alberi con poca chioma, irrigazione, meccanizzazione integrale), che ha reso le olive italiane di eccellenza (frutto di oliveti secolari) non competitive, relegandole ai margini di un mercato in cui prevale l’offerta di grandi quantità a basso prezzo e bassa qualità.
Ma oltre alla loro bellezza e ai loro frutti, gli olivi, specialmente quelli secolari, sono indispensabili anche per i loro effetti ecosistemici: contribuiscono a contrastare gli effetti dell’erosione, svolgono un ruolo strategico nell’arginare la desertificazione, rappresentano un prezioso habitat per la biodiversità, aiutano a mitigare gli effetti del riscaldamento globale. Per queste ragioni e per ringraziare i contadini che conservano questi preziosi alleati dell’ambiente, del paesaggio e della salute, Slow Food ha avviato un lavoro di protezione e valorizzazione istituendo il Presidio degli Olivi secolari.
Per valorizzare questo patrimonio e renderlo facilmente individuabile sul sito www.slowfood.it sezione Presìdi c’è la scheda delle aziende che fanno parte del Presidio. Desiderate un olio di qualità e prodotto in modo virtuoso? Un utile strumento è la Guida agli Extravergini www.slowfoodeditore.it che seleziona i produttori eccellenti di tutt’Italia.
Verdi distese mozzafiato
Spesso basta una piccola deviazione nelle nostre gite ci permette di incontrare bellezze straordinarie come, per citarne solo alcune, il Patriarca o S’Ozzastru (cioè, l’Olivastro), nel comune di Luras (Sassari), un olivo di oltre quattromila anni; un’infilata mozzafiato di ulivi, tra cui molti millenari, nella Piana degli olivi secolari tra Ostuni, Monopoli, Fasano e Carovigno; nel Lazio si trova l’ulivo di Palombara Sabina, appartenente all’antica varietà Salus alba, in Toscana l’Olivo della Strega di Magliano avrebbe ben 3.500 anni, e anche in Veneto, nella tenuta Villa Are nella collina delle Torricelle, ci sono piante secolari. Buon viaggio!
Di Valter Musso