Lo sapevate? Il 5% dei bambini ha un’intelligenza fuori del comune. Come riconoscere i bambini plusdotati o “gifted”, a casa e a scuola
Tuo figlio è un genio? Ovvero qui si parla di bambini plusdotati: ragazzi precoci con intelligenze fuori dal comune, che stupiscono con ragionamenti non convenzionali e capacità di apprendimento stupefacenti.
Che talvolta mostrano caratteri forti, personalità originali, atteggiamenti controcorrente. E che magari hanno qualche problema di socializzazione che li porta ad avere relazioni complicate con compagni e insegnanti.
Se tuo figlio ha queste caratteristiche, potresti avere il dubbio che rientri tra i gifted, ovvero tra i bambini o ragazzi ad alto potenziale cognitivo.
Talenti che rischiano di non essere riconosciuti e rimanere esattamente questo: in potenza e non espressi. Succede fin troppo spesso. Secondo le statistiche, il 5% della popolazione è plusdotato. E si stima che ci sia almeno uno studente ad alto potenziale in ogni classe.
Tuttavia, solo il 15% dei docenti (circa 1 su 6) sa cosa sia la plusdotazione, come rivela un sondaggio condotto su un campione di 500 insegnanti dall’università Lumsa di Roma.
Tuo figlio è un genio? Non lasciarlo a se stesso
“A scuola non si è parlato molto di gifted, ma finalmente si comincia. Finora si è data importanza ai bisogni educativi speciali per ragazzi con difficoltà di apprendimento. Giustamente. Ma è anche il caso di considerare quelli che sono fuori norma nell’altro senso”.
A parlare è Patrizia Zanella, psicologa, psicoterapeuta ed ex insegnante specializzata nell’affiancamento di studenti plusdotati. “Se non li riconosciamo, il rischio è che i ragazzi molto intelligenti si perdano per strada. Quando sono lasciati a
se stessi, per quanto speciali, non è detto che riescano a eccellere”.
Riconoscerlo è il primo passo
Non c’è genitore che non sia orgoglioso del proprio bambino e dei suoi progressi. Ma per essere sicuri che sia dotato e per capire se necessita di un affiancamento speciale, ci si può rivolgere a uno degli enti specializzati nel riconoscimento.
Il primo e più rinomato è il LabTalento dell’Università di Pavia, ovvero il Laboratorio Italiano di Ricerca e Sviluppo del Potenziale, Talento e Plusdotazione che dal 2009 svolge attività di ricerca e di intervento nell’ambito della valorizzazione del potenziale, del talento e della plusdotazione (detta anche giftedness).
Ci sono diverse variabili. Il quoziente intellettivo è solo una di queste. In genere si valutano i bambini dalle elementari, ma ci si può rivolgere loro “anche prima – spiega Patrizia Zanella – per bambini che per esempio parlano benissimo, fanno domande filosofiche precoci. Oppure si interrogano sulla vita e sulla morte, imparano presto a calcolare, a leggere e a scrivere”.
L’alto potenziale si camuffa
Se hai un dubbio, LabTalento ha la risposta. “Se avessi l’impressione che mio figlio fosse particolarmente dotato, da genitore andrei anzitutto dagli insegnanti a chiedere se per caso loro hanno notato qualcosa di particolare. E nel dubbio, mi rivolgerei sempre a Pavia per una valutazione”.
Al LabTalento possono valutare se il bambino è effettivamente plusdotato e in quale aspetto. “Perché si può essere dotati in alcuni campi o anche solo uno. E in quello eccellere davvero”.
Inoltre, non è detto che l’alto potenziale cognitivo non venga camuffato e nascosto da altri aspetti che spiccano negativamente: “A volte i bambini plusdotati hanno dei problemi comportamentali e sociali”.
Coscienti dell’iperattività
Capita che i bambini ad alta capacità ricevano erroneamente una diagnosi di disturbo da deficit di attenzione o di iperattività, dato che possono mostrare comportamenti simili. Per esempio, la difficoltà a rimanere seduti o a rispettare il proprio turno, l’irrequietezza e l’impulsività, la tendenza a estraniarsi.
A differenza però dei bambini con disturbi ADD e ADHD, i bambini ad alta abilità non hanno difficoltà a spiegare il loro comportamento. Oppure, se sembrano distratti perché affaccendati in altre attività, sono in grado di ripetere quanto è stato detto.
“Sono bambini che magari distubano o sembrano disinteressati alle lezioni perché si annoiano – aggiunge la psicologa –. Può capitare che siano già avanti perché hanno studiato l’argomento da soli. Spiazzano insegnanti e genitori perché ne sanno più degli adulti e sicuramente di più rispetto ai loro coetanei”.
Campi specifici
I bambini plusdotati non sono nemmeno da confondere con i classici primi della classe, prosegue Zanella: “Un bambino gifted non è il secchione che studia tanto e va bene in tutte le materie. È più il ragazzino che non deve applicarsi per essere già oltre. E non è nemmeno bravo in tutto: eccelle più spesso in campi specifici e in quelli ha dei risultati sorprendenti”.
Anche dal punto di vista dei rapporti con gli altri, possono mostrare qualche difficoltà di socializzazione: “Hanno sempre caratteri particolari, alcuni sanno integrarsi in modo adeguato, magari grazie a risorse personali o familiari, ma altri possono incontrare notevoli difficoltà”.
Dei piccoli Sheldon Cooper, il genio geek della serie Big Bang Theory, insomma.
“Sono i tipici personaggi che in classe vengono considerati un po’ strani. È importante cominciare a vederli in una maniera diversa e a pensare a piani didattici personalizzati. Perché hanno bisogno di un percorso scolastico costruito per loro.
Non possono fare quello che fanno gli altri, per lo meno non nelle materie in cui eccellono”.
Plusdotazione e maturità emotiva
Il percorso viene studiato apposta per la peculiarità del bambino, in un’ottica di alleanza tra scuola e famiglia. Coinvolge l’istituto scolastico, ma anche i genitori.
Lo scopo è costruire una rete di collaborazione per il benessere e lo sviluppo del potenziale individuale del bambino.
È importante ricordare che esiste una differenza tra lo sviluppo cognitivo
e lo sviluppo emotivo dei bambini plusdotati. “Bisogna sempre tenere presente che la loro maturità emotiva è quella dello loro età anagrafica. Anche se uno è geniale nell’oratoria e nella matematica e ha un livello universitario alle elementari, resta sempre un bambino di sette o otto anni.
I percorsi didattici personalizzati aiutano molto, ma per il resto bisogna lasciarli giocare con gli altri bambini, aiutarli a inserirsi e a sentirsi normali, perché loro sanno di non esserlo.
Capita troppo spesso che alcuni si autolimitino, abbassandosi di livello per poter essere accettati dai compagni e non venire presi in giro. Ed è uno spreco per tutti”.
Un percorso anche per i genitori
Anche i genitori di bambini ad alto potenziale si trovano a dover fare un percorso, che è “sempre molto personale: c’è chi lo accetta, chi no. Alcuni hanno bisogno di essere guidati nell’accogliere il dono del figlio, ma anche nel non esigere troppo”.
Perché il rischio di aumentare le pretese è concreto. “Se già i genitori tendono a chiedere molto ai figli a scuola, il rischio per un genitore di bambino gifted aumenta”.
Il consiglio? “Vale per tutti i genitori, qualsiasi sia il potenziale dei propri ragazzi. Il rischio comune è l’incapacità di vedere il bambino per come è e non per come vorremmo che fosse.
Tutti proiettiamo i nostri desideri sui figli, ma è un errore gravissimo. Un conto è dare la possibilità di sviluppare determinati aspetti che magari sono stati impossibili per noi adulti. Un altro è non rispettare la personalità del bambino, qualsiasi essa sia”.