Tutti nudi!

da | 9 Feb, 2014 | Lifestyle

Gentile dottoressa, sono la mamma di una bambina di due anni e mezzo che è entrata nella fase “mi spoglio e spoglio tutte le bambole”: quando è in casa e magari sta giocando, inizia a togliersi i calzini, poi il maglione e pian piano va via tutto. Quel che ci colpisce è che a fine giornata ritroviamo spesso nude anche le sue bambole. A parte il fatto che in questa stagione tendiamo a ricoprirla perché fa freddo, è una cosa normale? Molte grazie e saluti, Annachiara

 
Cara Annachiara, se c’è una cosa che accomuna tutti noi, grandi e piccini, è la tendenza innata dell’essere umano a voler comprendere come sono le cose davvero, al di là delle apparenze. La sua bimba, come tutti i bambini della sua età, prova grande curiosità nel vedere com’è fatto il proprio corpo: per questo spesso spoglia le bambole, si veste e sveste di continuo. Gli studi scientifici dicono che già a partire dai 18 mesi i bambini sviluppano una consapevolezza della propria identità di genere: sono in grado di distinguere la differenza tra maschi e femmine e individuare la propria appartenenza alla categoria dei maschi o delle femmine, attraverso la discriminazione di alcuni aspetti che caratterizzano l’appartenenza sessuale, come i capelli e i vestiti. Ma che cos’è e da dove nasce questa percezione? Per identità di genere si intende la convinzione del bambino di essere un maschio o una femmina. È un processo di autoidentificazione sessuale che il bambino sviluppa a partire dal momento in cui si accorge della differenza tra “il pisellino” e “la patatina”. L’identità di genere non coincide tuttavia con gli organi genitali: un bimbo di sesso maschile potrebbe sviluppare un’identità di genere femminile, amare giochi e adottare atteggiamenti propri del sesso femminile. A costruire l’identità sessuale contribuiscono molti fattori. Tra questi ricordiamo le attese di ruolo dei genitori e della società rispetto a quali sono i “comportamenti da femmina” e i “comportamenti da maschio”. Le femmine allora tenderanno a giocare con le bambole e i maschietti con le costruzioni e ognuno adotterà comportamenti congrui alle aspettative per comunicare a sé e agli altri la propria femminilità o mascolinità. Nello sviluppo dell’identità di genere il bambino si chiede: “Cosa devo fare per essere un maschio o una femmina?” a prescindere da quale sia la sua reale percezione di sé. È probabile quindi che la sua bimba abbia compreso di essere una femmina e si diverta a fare esperienza della sua identificazione di genere giocando a “mettere a nudo le bambole e se stessa”. In questo modo scopre le caratteristiche del suo corpo e gli attributi propri del femminile, non solo leggendoli negli atteggiamenti e comportamenti della mamma ma anche sperimentandoli con le bambole che, alla sua età, sono da considerarsi come estensioni di sé.
Non solo, i bimbi costruiscono la propria identità anche per imitazione: osservando i comportamenti femminili e maschili dei grandi, notano la diversità tra maschi e femmine e imitano quei comportamenti che si addicono al proprio sesso. La bimba per percepirsi come femmina e poi come donna cerca di diventare come la mamma, facendo ciò che lei fa: veste le bambole e le sveste proprio come fa la mamma con lei, le imbocca, le porta al ballo ecc. Quello che sta capitando è pertanto da considerarsi come assolutamente normale e fa parte della necessità dei bambini di esplorare il proprio corpo per conoscere chi sono e cosa si può sentire attraverso di esso. Ciò che fa la differenza e di cui i genitori devono effettivamente preoccuparsi è come vengono accolti e gestiti questi comportamenti a prima vista imbarazzanti. Se vengono letti come disturbi – cosa che succede molte volte visto che coinvolgono la sfera del corpo e del sesso – il bambino si sentirà diverso ed eviterà ciò che fa paura a mamma e papà, con la conseguenza di evitare di sperimentare aspetti di sé fondamentali per la costruzione dell’identità. Se invece il genitore ne comprende il senso e legittima la curiosità naturale del bambino, il figlio si sentirà a proprio agio con se stesso e svilupperà un’integrazione somatopsichica che costituisce la premessa per lo sviluppo di una personalità sana.

[Francesca Maria Collevasone]

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