Si può fare un parto naturale dopo un parto cesareo? La VBAC (Vaginal Birth After Cesarean) è possibile e talvolta persino incoraggiata. Come è successo ad Angela, mamma torinese di adozione e sarda di nascita che assieme al marito Alberto hanno due bambini, Maya e Miro.
Angela ci racconta le sue due gravidanze, del parto di Maya e della scelta di parto naturale dopo il cesareo che ha fatto per Miro, il secondogenito.
Parlaci della tua prima gravidanza
“La gravidanza di Maya è stata molto desiderata e non si è fatta attendere. Io e mio marito eravamo felicissimi ed euforici. Durante la gravidanza ho provato un grande desiderio di introspezione. Cercavo di capire i cambiamenti ai quali stavo andando incontro. Devo ammettere che entrambi, sia io che Alberto, eravamo piuttosto inconsapevoli di cosa ci aspettava e di quali sconvolgimenti pratici ed emotivi avremmo dovuto affrontare. La gravidanza l’ho vissuta molto intensamente: praticavo yoga e nuoto per gestanti. Forse il bisogno di fare così tante attività serviva per dimostrare a me stessa e agli altri di essere pienamente in grado di avere la vita intensa di sempre, quella prima della gravidanza. All’esame della traslucenza nucale la doccia fredda: si riscontrava un’ elevata possibilità che la bambina potesse essere affetta dalla sindrome di Down. Per questo motivo ci hanno invitato caldamente a effettuare un esame più approfondito, la villocentesi, per scoprire se Maya fosse veramente affetta da un’anomalia cromosomica oppure no. Fortunatamente si è trattato di un falso positivo e la villocentesi ci ha rassicurato sul fatto che Maya fosse in perfetta salute”.
Come ti eri immaginata il parto di Maya?
“Non me lo ero immaginato! Forse inconsciamente mi ero affidata ai medici e neppure mi ero prefigurata un possibile cesareo. Avevo fatto il corso preparto, ma ero più concentrata sul dopo e su come sarebbe cambiata la mia vita dopo la sua nascita”.
Com’è andata nella realtà?
“Avevo scelto l’epidurale. Non avevo però ben compreso i suoi possibili effetti. Dopo la somministrazione del farmaco, infatti, attenuatosi il dolore delle contrazioni uterine, il travaglio si è molto rallentato. Nel frattempo sono anche comparse delle coliche renali dolorosissime di cui già soffrivo da tempo e che non mi permettevano di avvertire la contrazione. Era tutto un dolore e io non riuscivo a distinguere quali fossero i dolori “buoni” dagli gli spasmi dovuti alla colica renale. Una gran confusione! A quel punto, esausta e completamente smarrita, sono stata sottoposta a un cesareo non programmato e Maya è nata”.
Come ti sei sentita dopo?
“Mi è sembrato di non aver avuto altra scelta. Ero esausta (ce l’avevo messa tutta ma non era bastato) e un pochino delusa, ma avendo intrapreso questo viaggio senza troppe aspettative pensavo solamente al fatto che tutto alla fine fosse andato bene. Tuttavia la stanchezza del travaglio infinito mi aveva stressato moltissimo fisicamente; non riuscivo ad attaccare bene la bambina al seno e quasi subito è comparsa una bella mastite accompagnata da febbre.
Per superare questi momenti più difficili è stata fondamentale la presenza costante di mio marito che mi ha sempre sostenuta e aiutata a credere nelle mie capacità. Ricordo con tenerezza noi due seduti al tavolo della cucina intenti ad analizzare tutte le possibili cause dell’universo che potessero provocare a Maya quelle terribili coliche serali condite da pianti interminabili.
Raccontaci di Miro, il tuo secondogenito
“Dopo due anni dalla nascita di Maya abbiamo iniziato ad accarezzare l’idea di avere un secondo figlio. Mi spaventava un pochino l’idea di essere sola a Torino e che, sola, avrei dovuto occuparmi di due bambini così vicini di età. Ha prevalso l’entusiasmo e dopo poco ho scoperto di essere nuovamente in attesa. La gravidanza è stata molto tranquilla e ho potuto dedicare molto meno tempo alla mia analisi interiore: Maya mi dava un bel da fare!
Quando hai scoperto che anche per te esisteva la possibilità di partorire naturalmente nonostante il primo cesareo?
“Quasi subito. Sono stata fortunata. Al contrario di tante donne che devono cercare da sole la strada verso il loro VBAC io sono stata guidata dal ginecologo del reparto dell’Ospedale S. Anna di Torino che mi aveva in carico per la nuova gravidanza.
Eri al corrente di questa possibilità? Che cosa hai pensato quando te ne hanno parlato?
“No, non ne ero a conoscenza. Nella mia testa c’era la convinzione, molto diffusa, che una volta fatto un cesareo i successivi parti dovessero per forza avvenire per via chirurgica. Quando me ne hanno parlato mi sono sentita sollevata: il pensiero di un ricovero più lungo e quindi l’idea di “lasciare” Maya per diversi giorni mi spaventava. Inoltre, avendo già provato un cesareo, ben sapevo che il recupero fisico dopo l’intervento sarebbe stato più lungo e faticoso ed io avevo il desiderio di essere presente ed attiva fin da subito per entrambi i miei bimbi. Il ginecologo che mi aveva in carico mi ha spiegato tutto: rischi, benefici e modalità del VBAC. Ho subito accettato”.
Con chi hai condiviso la scelta di partorire Miro con un VBAC?
“Con pochissime persone. Con mio marito che mi ha subito appoggiata, con mia madre e con uno zio ginecologo. Avevo paura che gli altri giudicassero la mia scelta. Il VBAC era ancora poco conosciuto e temevo che tutti volessero darmi una loro opinione in merito e che – soprattutto – mi riversassero addosso ansie e paure con i loro racconti di parti naturali tragicamente disastrosi. Ho preferito condividerlo solo con le persone che desideravano il mio benessere e la mia tranquillità”.
La nascita di Miro
“Miro ha deciso di arrivare a 36 settimane di gestazione. E’ stata un’esperienza fortissima. Il travaglio è stato molto doloroso ma anche velocissimo: in appena tre ore è venuto al mondo!
Il parto di Miro e il mio VBAC sono stati un’esperienza tutta nuova rispetto al parto di Maya e sono molto contenta di essere riuscita a portarlo a termine”.
Ripeteresti l’esperienza del VBAC?
“Credo non sia la domanda giusta. E non ho neppure una risposta giusta. Penso che ogni donna debba prendere coscienza che il VBAC è una scelta possibile. Personalmente sono arrivata all’esperienza della prima maternità con poche nozioni e forse un pochino inconsapevole. Mi auguro che il mio racconto e la mia esperienza spingano altre mamme a informarsi, confrontarsi e documentarsi per intraprendere non “la strada giusta” ma la strada “più giusta” per loro e per i loro cuccioli.