Come si vive scegliendo di fare un vero “unschooling”? La storia di Verena, Mario, Nora e Livio
Tra le colline dell’Alta Langa, in un’area poco frequentata e difficile da raggiungere, sorge Casa La Barca, una piccola azienda agricola attrezzata per l’ospitalità turistica. Qui la vista sulla vallata è mozzafiato, il territorio selvaggio e impervio, con boschi e noccioli, circondato da colline che segnano il confine con la vicina Liguria.
A Casa la Barca vivono Verena, Mario e i figli Nora, 14 anni, e Livio, 12. Uno stile di vita improntato alla sostenibilità, basato sull’autoproduzione alimentare, legato ai ritmi della natura e degli animali.
Alla ricerca di una vita nella natura
Verena e Mario arrivano dalla Svizzera. Si sono trasferiti in Italia 13 anni fa, alla ricerca di un luogo dove cambiare il proprio stile di vita e qui si sono innamorati delle colline inesplorate dell’Alta Langa.
“Un giorno abbiamo visto un annuncio di vendita di un antico rudere circondato da un terreno scosceso, siamo andati a vederlo e ce ne siamo subito innamorati: abbiamo deciso di trasferirci in Italia per portare avanti il nostro progetto di vita a contatto con la natura” racconta Verena.
Casa la Barca è una grande cascina totalmente in pietra, con adiacenti due piccoli appartamenti per gli ospiti ricavati da i vecchi fienili e dotati di stupende vetrate. Non mancano casette per gli animali, dove dormono capre, conigli, galline, due cavalli e due pony.
Sostenibilità e autoproduzione
“Mario lavora il legno ed è bravissimo nei progetti di ristrutturazione – spiega Verena -. Così durante i primi mesi abbiamo vissuto in una tenda lavorando duro per rendere la casa abitabile. Poi, terminati i lavori, abbiamo avviato diversi progetti: l’allevamento di animali per garantire l’autoconsumo di uova, latte e carne, un orto sempre più grande, tre alloggi per gli ospiti, un recinto per gli asini e i cavalli”.
Il luogo è da sogno ed è in grado di far innamorare qualunque visitatore, ma è pensato soprattutto per le famiglie, perché Verena e Mario hanno costruito un vero parco giochi immerso nella natura: altalene di legno, carrucole, scivoli e una piccola piscina di acqua naturale.
“Dopo tanti anni abbiamo raggiunto un grande traguardo: viviamo in prevalenza di autoproduzione. La verdura che produciamo soddisfa l’80% delle nostre esigenze. La frutta solo in parte, ma abbiamo piantato quest’anno decine di nuovi alberi e seminato legumi e cereali. Mangiamo soltanto la carne dei nostri animali (conigli e polli) e le galline fanno tantissime uova. Le capre ci danno il latte e ci siamo specializzati in produzione di toma – che vendiamo quando possibile – e anche di yogurt. Cerchiamo di acquistare dai produttori vicini quel che ci manca, come la farina o l’olio. Così possiamo dire che gli acquisti nei negozi e nei supermercati sono davvero minimi, anche perché congeliamo la verdura pensando alle stagioni in cui se ne produce meno”.
Un percorso scolastico personalizzato
Quando Nora ha raggiunto l’età della scuola materna, l’esigenza di trascorrere più tempo con altri bimbi della sua età ha portato la famiglia a scegliere la scuola di Levice, il centro abitato più vicino.
“Abbiamo preso accordi per frequentare la scuola solo nei mesi invernali, così da permetterle di stare a casa nei periodi in cui possiamo stare di più all’aria aperta. A casa Nora poteva imparare a occuparsi di piante e animali e trascorrere tempo con i bambini in visita al nostro piccolo progetto turistico. Quando ha compiuto sei anni eravamo indecisi sul da farsi, ma ci siamo aperti a qualsiasi sua preferenza. Nora amava stare con i bambini ma anche trascorrere tempo a casa con gli animali. La scuola del paese aveva un’impostazione molto tradizionale, così abbiamo deciso di provare il metodo della scuola a casa, homeschooling. In realtà si trattava di una via di mezzo tra il modello di unschooling assieme a noi (perché non seguivamo un metodo strutturato e cercavamo di trarre insegnamento dall’esperienza quotidiana) e un modello di homeschooling, più strutturato per alcune materie come lingua italiana e storia”.
Della parte scolastica si è occupata Denise, che ancora oggi segue la famiglia come insegnante privata. “Abbiamo sempre ritenuto fondamentale il suo appoggio, in quanto portatrice di esperienze di apprendimento diverse. Soprattutto ha permesso ai bambini di imparare bene l’italiano, dato che noi in famiglia parliamo tedesco”.
Dopo due anni di scuola primaria Nora ha scelto di tornare a frequentare in presenza, per avere un contatto quotidiano con gli amici e compagni. “Abbiamo trovato una scuola che permetteva la frequenza per cinque mesi all’anno, così dalla terza elementare alla prima media abbiamo seguito questo modello organizzativo.
Dall’anno appena trascorso, invece, soprattutto per scelta dei ragazzi e non solo a causa della pandemia, abbiamo optato per un’educazione esclusivamente in casa, seguendo un programma sempre meno strutturato ma il più possibile legato alla vita pratica”.
Unschooling: la scuola è il mondo
Oggi Livio e Nora frequentano la prima e la terza media, seguono prevalentemente il modello unschooling, e fanno riferimento a una scuola media del territorio dove sostengono gli esami di fine anno.
Seguire un modello di unschooling (a differenza di chi fa homeschooling) significa trascorrere più tempo a casa, perché l’apprendimento è legato alla vita quotidiana e alla partecipazione alle attività familiari e della comunità. Spesso il percorso è di autoformazione. “A parte l’italiano, la storia e in parte la geografia, cerchiamo il più possibile di seguire il modello unschooling.
Non si segue un programma preciso, se non quello dettato dall’esperienza nella natura e della sperimentazione diretta. Questo rende i ragazzi più consapevoli della loro vita e più attenti a ciò che succede attorno a loro e nel mondo”.
L’orto insegna i pesi e le misure, così come la cucina. I lavori di falegnameria sono alla base della matematica, della geometria, della tecnologia e delle proprietà dei materiali. Livio, per esempio, sta preparando una casa in miniatura dotata di pavimenti, materiali isolanti, impianti elettrici e idraulici: sarà la sua prova per l’esame finale della prima media.
Le scienze si studiano grazie ai libri di esperimenti presenti in casa. “I nostri figli adorano sperimentare reazioni chimiche. Prediligiamo la libertà di scelta, che è uno dei punti di forza dell´unschooling, per cui sono loro che decidono quali argomenti approfondire secondo i loro interessi”.
I ragazzi imparano anche grazie alle attività manuali: dipingono, fabbricano candele e lavorano a maglia. E poi ci sono gli animali, che sono diventati la migliore fonte di apprendimento sul ciclo di vita, la riproduzione e l’alimentazione. “Nora ormai si occupa da sola dei pony e dei cavalli. Il contatto con la natura e gli animali ha contribuito alla formazione della loro coscienza e de rispetto per l’ambiente. Oggi vedere che i nostri figli sono responsabili, attivi e curiosi ci permettere di dire che abbiamo fatto la scelta giusta”.
Vivere e imparare, una filosofia di vita
Il percorso di vita di questa famiglia così particolare ha preso forma negli anni. “L’idea dell’unschooling è cresciuta insieme alla nostra filosofia di vita – dice Verena -. Con il tempo abbiamo capito quale poteva essere il modello educativo più adatto ai nostri figli e al modo in cui viviamo. Per esempio, non ci spostiamo quotidianamente con la macchina, anzi, la usiamo pochissimo. I ragazzi vanno a trovare gli amici in bicicletta, con il monopattino o con i mezzi pubblici”
Seguire il modello di educazione parentale non significa rinunciare alla dimensione sociale. “Cerco di continuare a frequentare le amiche che ho conosciuto in questi anni di scuola e che vivono qui intorno – racconta Nora. Ovviamente abbiamo trascorso anche noi un periodo più isolati, ma prima della pandemia non perdevo mai gli appuntamenti con le attività sportive. Il sabato poi era dedicato interamente allo sport: in piscina a Cortemilia e ad Alba per fare tambling, una forma di ginnastica artistica”.
“Viviamo isolati e sappiamo che oggi con Internet potrebbero fare corsi online e imparare con il video – dice Verena -. Tuttavia continuiamo a credere nell’apprendimento attraverso la relazione umana; preferiamo quindi che imparino con noi, con la maestra Denise e con le persone che ospitiamo abitualmente attraverso il programma workaway”.
Da anni infatti la famiglia accoglie viaggiatori stranieri che scelgono di fare un’esperienza di vita offrendo un servizio in cambio di vitto e alloggio, “Grazie a questi viaggiatori i ragazzi hanno acquisito un buon livello di inglese e francese. Ultimamente abbiamo ospitato due ragazze che insegnavano arte. Insieme hanno dipinto una gigantesca mappa geografica che occupa un’intera parete di casa”.
Tanto tempo libero e una passione per i cavalli
La frequenza scolastica ridotta significa avere tanto tempo libero da trascorrere a casa,. Questo ha permesso a Nora di approfondire, sia nella pratica che nella teoria, la sua più grande passione: i cavalli.
“Quest’anno devo sostenere l’esame di terza media – racconta la ragazza. Toccherò molti temi inerenti agli Stati Uniti d’America e al metodo americano Parelli, che segue il ritmo naturale dell’animale cercando di instaurare un dialogo basato sul rilassamento e sulla fiducia. Dedico tanto tempo ai miei due cavalli e agli studi legati a questi animali. Una formatrice specializzata in metodo Parelli viene qui una volta al mese per portare avanti la mia formazione”.
Il prossimo anno Nora dovrebbe cominciare la scuola superiore che, secondo le norme ministeriali, prevede un impegno scolastico meno flessibile.
“In realtà ho le idee chiare, ma sto valutando varie opportunità. Mi piacerebbe tornare in Svizzera, grazie all’appoggio di alcuni parenti: vorrei formarmi come fisioterapista. in Svizzera c’è la possibilità di fare pratica retribuita e nel frattempo potrei concludere il mio percorso formativo in diversi maneggi aperti al metodo Parelli e diventare istruttrice. Vorrei partire assieme a uno dei miei cavalli: il trasporto però è molto costoso, quindi la mia famiglia sta mettendo da parte dei risparmi per permettermi di realizzare questo sogno”.