Vivere in Svezia: intervista Federica Pepe, autrice di “Educazione nordica”

da | 9 Apr, 2024 | Lifestyle, Persone

Una famiglia italo svedese che vive al nord e cresce un bimbo bilingue e senza paura del freddo. Intervista a Federica Pepe, autrice di Educazione nordica

“Forse ancora non lo sai, ma sei un bimbo fortunato. Crescerai viaggiando tra due paesi e parlando perfettamente due lingue. Conoscerai due culture e le tradizioni di due paesi. Hai una doppia cittadinanza che ti permetterà di scegliere la vita che vorrai in uno dei due Paesi senza dover far nessuna fatica. Potrai goderti i freschi e nevosi paesaggi del nord Europa e le spiagge calde del sud. La vita ti ha regalato questa fortuna, e io spero che ne andrai fiero e ne farai tesoro.

E allora buona vita mio piccolo bimbo svedese”: scriveva così Federica a poche settimane dalla nascita del suo bellissimo bambino, Leonard, nel suo account Instagram dove, tra foto suggestive e racconti accattivanti documenta la sua vita da mamma in Svezia. All’inizio di quest’anno è uscito il suo primo, interessantissimo, libro “Educazione nordica. Il segreto dei genitori svedesi per crescere figli consapevoli e sereni” (Sperling & Kupfer). Lo abbiamo letto e così è nata la voglia di contattarla e chiederle com’è vivere in famiglia nel nord dell’Europa. E no, non è affatto male.

L’amore per i paesi nordici

Federica scrive di essere da sempre appassionata dei Paesi nordici. Come nasce questo amore? “Non saprei bene, ma ne sono sempre stata attratta. Ho frequentato un campus estivo per studiare inglese in Scozia quando avevo 13 anni e già li ne ero rimasta affascinata. Poi a 15 ho fatto uno scambio scolastico in Germania del Nord e questo amore cresceva. Negli anni poi i miei studi mi hanno permesso di avvicinarmi sempre di più a questo mondo”. 

Il metodo nordico, tu scrivi, non riguarda solo i bambini ma tutti quanti. Ci fai due esempi di comportamenti svedesi che riconosceresti ad occhi chiusi tra gli adulti? “Quello che mi ha colpito da subito è stato il rispetto della gente in generale: nei luoghi pubblici si cerca di tenere sempre un tono di voce basso per non disturbare, così come una distanza adeguata sui mezzi o in pubblico in generale, dove possibile. E anche il rispetto dei turni e delle file, lo si nota anche alla guida”.

Descrivi un mondo fatto di accoglienza delle emozioni ed empatia. 

Come sono stati i primi tempi quando ti sei trasferita li? “Nonostante qualche difficoltà iniziale normale quando si cambia Paese, mi sono sempre sentita molto accolta e capita. Ambientarsi non è sempre semplice, bisogna anche imparare usi e costumi, modi di fare, lingua e in generale come si comporta la società, ma per mia esperienza personale, che può sicuramente variare da persona a persona, mi sono sempre trovata molto bene”. 

Laureata in scienze motorie, Federica è stata prima Tagesmutter, e poi? “La mia laurea è stata improntata sul mondo dei bambini con una tesi sullo sviluppo motorio da 0 a 3 anni e quanto questo incida sul loro sviluppo cognitivo. Ho seguito poi sia il corso per diventare tagesmutter sia due corsi di perfezionamento post laurea, uno in attività motoria 0-6 anni e l’altro per diventare educatrice prenatale e neonatale. Ho lavorato negli asili sia in Italia che in Svezia e studio ancora all’università. Sto facendo un corso di perfezionamento post laurea in outdoor education”. 

L’importanza del rispetto

Nel libro racconti diversi esempi del grande rispetto che il mondo adulto, in Svezia, ha verso l’intimità dei bambini. Ci spieghi la filosofia dello “Stopp, min kropp”?  “È una frase con un linguaggio semplice per aiutare i bambini a pronunciarla quanto prima possibile. Letteralmente significa “stop, è il mio corpo”. I bambini vengono incoraggiati a usarla ogni qualvolta si sentano privati della loro privacy e spazi.

Così come noi non amiamo ricevere baci, abbracci o carezze da tutti, anche per loro è così”. Nel 2021 sei diventata mamma. Immagino tu stia cercando di offrire a Leo il meglio, attingendo alla tua cultura italiana ma anche a quella svedese. Hai trovato un punto di incontro? “Sì, credo di aver trovato un buon equilibrio tra le due culture. Sono diventata mamma qui in Svezia, quindi in Italia l’unica esperienza con i bambini è stata lavorativa, rispetto a quella fatta qui, che è anche da genitore. Ho sicuramente preso molto di ciò che avevo imparato e l’ho unito a ciò che che ho imparato qui sia lavorando che come mamma. È molto arricchente avere diverse esperienze e punti di vista”. 

federica pepe

Essere famiglia in Svezia

Noi di GG da sempre ci rivolgiamo a entrambi i genitori, quindi ci sono molto piaciute le pagine che dedichi ai papà. Com’è vissuto questo ruolo in Svezia? “I papà hanno gli stessi diritti delle mamme. Il congedo parentale dura 480 giorni e ce lo si può dividere esattamente come si vuole tra mamma e papà. Per questo spesso anche i papà stanno a casa sette, otto, nove mesi, dipende da come la coppia decide di usare quei giorni. I fasciatoi si trovano ovunque, anche nei bagni dei maschi, e si vedono spesso uomini in giro da soli con i passeggini, proprio perché in congedo parentale”. 

Descrivi la lista degli abitini da portare all’asilo, molto lunga ma anche bellissima, perché permette loro di fare esperienza e vivere all’aria aperta, con tutte le temperature. Raccontaci qualche aneddoto!”. “Sì, è proprio una lista lunghissima ma davvero essenziale per far vivere a pieno la natura e l’esperienza all’aperto ai bambini. In alcuni asili, tipo quello del mio bimbo, dormono anche all’aperto nei passeggini tutto l’anno, anche quando si va parecchio sotto zero. Con l’abbigliamento giusto si può fare tutto. Trovo spesso Leonard sdraiato nelle pozzanghere o che gioca con pezzetti di ghiaccio, assaggia la neve fresca e pulita o gioca sotto alla pioggia. D’estate, quando fa più caldo, usa i pantaloncini corti e torna con le gambe talmente nere che sembra indossi una muta!”.  

Liberi di uscire, giocare, esplorare

In redazione ci siamo innamorate del parco giochi di Göteborg che, tu racconti, “è pensato per dare il meglio di sé in caso di pioggia”. Ce lo descrivi? “Quello di Göteborg è un parco pensato per essere ancora più divertente e bello quando piove, proprio per spronare a uscire qualsiasi tempo ci sia, ma anche per far capire che si può fare e soprattutto divertire anche con quello che molti definiscono ‘cattivo tempo’. Ma, come dice un saggio detto svedese, non esiste il cattivo tempo, solo l’abbigliamento sbagliato”. Anche noi piace raccontare idee, attività e occasioni per uscire con i bambini di tutte le età e, sì, anche con il “brutto tempo”.

Basta un po’ di creatività e organizzazione: che consigli ti senti di dare ai nostri lettori? “Come prima cosa di procurarsi l’abbigliamento adatto e uscire! Ma anche di provare a cambiare la nostra prospettiva e vivere queste nuove avventure. I bambini si divertono moltissimo, oltre che essere molto stimolante per loro. L’Outdoor education ha moltissimo benefici. L’importante è proteggerli adeguatamente, e i bambini possono fare tutto. Noi spesso ci portiamo dietro un cambio in caso Leo si bagni, ma per noi è importante lasciargli la libertà di giocare ed esplorare”. 

Regole e autonomia

Nei paesi nordici i bambini sono incoraggiati a mettersi alla prova e giorno dopo giorno imparare ad ampliare le proprie libertà acquisendo autonomia. Questo però non significa che l’educazione nordica sia senza regole, anzi, ci sono e sono molto chiare. “Assolutamente. Le regole ci sono eccome! Semplicemente non sono imposte con la forza, ma vengono spiegate e condivise. Questo incoraggia indipendenza e senso di responsabilità. Si parla, si comunica e si ascolta, spiegando ai bambini perché qualcosa va fatto e qualcosa no. L’idea è quella di portare i bambini nel tempo a capire perché alcune scelte vengono prese da noi genitori. “Si va a letto presto perché è giusto per me per riposare, non perché mi hanno costretto”.  Per chiudere in modo spensierato, raccontaci la vostra ultima vacanza in Italia, o la prossima che volete pianificare. Dove porterete Leo? “Ci piacerebbe portare Leonard a Gardaland! Non sappiamo ancora se riusciremo ma ora che ha 3 anni potrà goderselo di più e vorremmo andare insieme anche a Caneva, Leo adora nuotare!”.

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