Alimentazione vegetale per bambini: più sana, più etica

da | 4 Ott, 2024 | Lifestyle, Salute e Benessere, Tutto food

Alimentazione vegetale non vuole dire solo broccoli: come avvicinare i bambini a una dieta più etica 

Avete mai fatto caso ai “menù bimbi” nei ristoranti? Pasta al ragù, patatine fritte, cotoletta e gelato. Perché? Perché sottovalutiamo così tanto i nostri figli? Perché siamo convinti che una bambina non possa apprezzare una sana ed etica pasta al pesto, una torta salata di spinaci e pomodori secchi e un contorno di hummus?

Una rivoluzione ambientale, lessicale e… ambientale

Perché siamo convinti, a prescindere, che non sano significhi buono? Siamo davvero sicuri che i bambini preferiscano il gelato rispetto ai mirtilli? E non siamo forse noi ad averglielo fatto credere, con i nostri comportamenti, con i nostri “se non mangi il broccolo non ti do il gelato”, innescando indirettamente l’idea che il broccolo sia un obbligo e il gelato il premio?

Quello che serve è quindi un cambio di mentalità, una piccola rivoluzione. Una rivoluzione alimentare, lessicale e… ambientale! Perché, se ci si riflette un attimo, tutto quello che è verde inteso come vegetale, sembra essere la punizione, il dovere, il “brutto” momento del pasto, mentre quello che è latticino, carne e zucchero è il premio, il bel momento.

L’insostenibilità degli allevamenti intensivi

Siamo tutti consapevoli, ormai, che la maggior parte dei problemi ambientali del presente, dal cambiamento climatico alla deforestazione, dall’inquinamento all’acidificazione dei mari sono conseguenze dell’allevamento intensivo degli animali che consumiamo.
Che ci piaccia o no, purtroppo, i dati scientifici parlano chiaro. Le emissioni di Co2, e quindi l’effetto serra, sono causate per il 15% dagli allevamenti intensivi, che sono causa anche del 75% delle emissioni di ammoniaca, solo in Italia. Tutto questo senza considerare l’enorme produzione di cereali, e quindi di deforestazione per la coltivazione di questi, il massiccio consumo idrico e ovviamente il benessere animale.

Stiamo parlando di circa 170 miliardi di animali che ogni anno vengono allevati per finire nei nostri piatti come pietanza, di cui 18 miliardi non vengono mai consumati (leggete con attenzione questi numeri, soffermatevi. Fermatevi).

C’è bisogno di consapevolezza

Sono 380 milioni le vacche, le madri, che invece sono allevate per dare il latte a noi: animali che vivono la loro vita dentro capannoni illuminati da luce artificiale, in gabbie insalubri e in spazi che superano di poco la grandezza del loro stesso corpo. Animali che si calpestano tra loro, spesso imbottiti di antibiotici, sebbene questo sia vietato dall’UE, finendo sulle nostre tavole e nel nostro corpo come fosse tutto normale. Compriamo la carne al supermercato senza nemmeno renderci conto di che cosa sia: non è più un animale, non è una vita, è una pietanza; la mettiamo nel carrello avvolta in confezioni di plastica, per poi consumarla ancora più velocemente e superficialmente.

Abbiamo bisogno di consapevolezza. I nostri figli hanno bisogno di consapevolezza. Abbiamo bisogno di sapere, di conoscere e provare a cambiare e a rivoluzionare il “si è sempre fatto così” intraprendendo nuovi percorsi, ognuno con i propri tempi.

La chiave non è un cambiamento drastico

La chiave per una dieta più etica, infatti, non è il divieto, né il cambiamento drastico dall’oggi al domani.
Noi siamo genitori (quasi) vegani, eppure nostra figlia non lo è. A nostra figlia, di due anni e mezzo, vogliamo dare la possibilità di conoscere il mondo della cucina e delle sue tradizioni al di fuori di casa. Vogliamo che scopra piatti, che conosca i suoi gusti e che sì, se dai nonni o al ristorante propongono la carne, se vuole la può mangiare. Quando vorrà, farà lei la sua scelta, in autonomia e libertà e in noi troverà supporto e non giudizio.
Noi le diamo l’esempio e le proponiamo l’alternativa vegetale ma non vogliamo che sia un’imposizione perché altrimenti non sarà mai una sua scelta autonoma, frutto di un processo decisionale sentito e compreso.

Verso una dieta cruelty-free

Il percorso per intraprendere un cambio di dieta è un viaggio lento, fatto di ostacoli, retromarcia e salite. È un processo lungo che va iniziato con la consapevolezza di poter “sgarrare” senza sensi di colpa e di trovarsi a fare i conti con le abitudini di una società che non è ancora pronta ad accogliere una dieta cruelty free. Il nostro compito da genitori ed educatori è quello di portare per mano i nostri figli a conoscere le opportunità e le alternative.

Vegano è una parola che fa paura, che divide, estremizza. Ma, pensiamoci: una pasta al pomodoro è vegana, e lo sono anche le patate al forno e il cioccolato fondente!
Il web e i social sono pieni di food blogger che ogni giorno ci propongono ricette facili, economiche e veloci per preparare piatti vegetali e gustosi. Chi inizia è già a metà dell’opera e visto che la conoscenza è la base del cambiamento, qui vi aiutiamo a rispondere a qualche dubbio.

Una dieta su base vegetale può essere adatta anche per i più piccoli?

La risposta è sì, ma bisogna porre l’attenzione ad almeno un paio di aspetti. Innanzitutto i rischi relativi al fai-da-te, che possono causare un apporto insufficiente di alcuni micronutrienti. Se tutta la famiglia, bimbi compresi, decide di seguire uno stile alimentare vegetariano o vegano è bene farsi seguire da un/una professionista che aiuti a raggiungere un’alimentazione bilanciata, in modo da scongiurare pericolose carenze (esempio di ferro o vitamine del gruppo B) che possono provocare scompensi nelle diverse fasi dello sviluppo.
Un altro elemento da tenere in considerazione è di tipo sociale. Non sempre i bambini mangiano insieme ai genitori.

Per evitare controversie, momenti di frustrazione o spiacevoli inconvenienti è bene rendere partecipi i più piccoli della scelta di escludere, totalmente o in parte, i prodotti di origine animale. Se loro la percepiscono come un’imposizione genitoriale, senza un’adeguata comprensione delle motivazioni, potrebbero soffrire la privazione di alcuni alimenti o addirittura potrebbero manifestarsi episodi di abbuffate incontrollate per compensare l’assenza nella propria dieta quotidiana di alcuni cibi ritenuti “proibiti”.

Contestualizzare le scelte alimentari

Dal punto di vista nutrizionale non c’è una scelta più corretta di un’altra. In tutto il mondo i bambini seguono stili alimentari diversi, che spesso rispecchiano le attitudini culturali dei Paesi in cui crescono (come l’approccio occidentale che riguarda ad esempio gli Stati Uniti e in parte anche l’Europa). Non esiste giusto o sbagliato a priori e ogni scelta alimentare andrebbe contestualizzata. In generale, si può affermare che gli alimenti di origine animale sono utili nell’alimentazione di un organismo in crescita. Il pesce azzurro, ad esempio, è un’ottima fonte di grassi insaturi, come gli omega 3, mentre le uova sono una valida fonte proteica.

Ma è altrettanto vero che un consumo eccessivo di carni processate come salumi o hamburger o di latticini può essere dannoso e sconsigliato per i più piccoli – e non solo per loro. Ad esempio, introdurre troppo presto nella dieta dei bambini piccoli il latte vaccino può provocare deficit di ferro ematico. Per questo è consigliabile attendere che abbiano compiuto i 2 anni di età.
E questo è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare sul fatto che non sempre il consumo di alimenti di origine animale è sinonimo di approccio funzionale alla crescita dei più piccoli.

Vegetale non è sinonimo di sano

Allo stesso modo non tutti i prodotti vegetali sono sempre sani: in alcuni casi, prodotti industriali e processati contengono componenti dannosi per la salute come grassi saturi, sale e zuccheri. Per fare un esempio, meglio evitare di acquistare una cotoletta vegetale al supermercato ma investiamo 5 minuti di tempo per preparare in casa delle ottime polpette di legumi e pangrattato.

Allo stesso modo, cerchiamo di non comprare i succhi di frutta pieni di zuccheri: anche se c’è scritto “zero zuccheri aggiunti”, non significa che non abbiano zucchero. Anzi, il problema è proprio nella presenza della polpa in assenza di buccia e fibre. Facciamo una bella spremuta con arance fresche – e ricordiamoci di non filtrare la polpa perché rischieremmo di buttare via preziose fibre alimentari che aiutano a ridurre il picco glicemico nel sangue.

Quando si parla di scegliere alimenti vegetali rispetto a quelli animali è bene sottolineare come a volte ci si dimentichi anche dell’aspetto ecologico e di sostenibilità. È sicuramente più eticamente accettabile, sano e preferibile un uovo raccolto dal pollaio di casa, da galline che vivono libere e alimentate con mangime biologico piuttosto di un avocado che, seppur cruelty-free, è stato coltivato dall’altra parte del mondo e ha viaggiato per migliaia di chilometri dentro un container prima di arrivare nel nostro piatto.

La miglior scelta che possiamo fare è semplicemente avere buon senso.

Di Chiara Grasso, etologa ed educatrice ambientale e Christian Lenzi, biologo nutrizionista e divulgatore scientifico

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