Negli ultimi anni è tornato sulla tavola degli italiani il farro, un grano antico presente nella nostra tradizione, messo da parte per qualche decennio
Fino agli anni ’60, in Italia, il farro è stato uno dei cereali più presenti sulla tavola delle famiglie contadine, ideale per zuppe e minestre e per la produzione di farina. In Toscana a fine luglio si celebrava la festa della battitura: la comunità attorno al “chicco vestito” di farro.
Il farro, antico e sconosciuto
Cosa è successo dopo? Le abitudini alimentari sono cambiate e nel nostro paese è aumentato il consumo di pasta di grano duro, facile da cuocere e disponibile negli scaffali del supermercato. Una pasta realizzata con farine a “migliore resa” per la produzione industriale, frutto di modifiche da parte dell’uomo.
Al contrario, il farro è stato un po’ dimenticato, anche se è uno dei grani antichi coltivati nel nostro territorio.
Ma cosa significa “antico”? Si intende autentico e originale, proprio così come è stato concepito in natura. Non modificato e neanche coltivato in varietà selezionate: più ricco dal punto di vista nutrizionale.
Non c’è un solo farro
In pochi lo sanno, ma non c’è un solo tipo di farro: ne esistono ben tre.
Il farro monococco, più piccolo di dimensione, è il più pregiato, il più antico e quello con un indice glicemico più basso e un glutine più debole.
Il più diffuso è il farro dicocco, la cui farina è adatta alla pastificazione e con il quale vengono elaborati prodotti come pane o pasta.
Infine la terza tipologia, il farro Spelta, è adatto alla realizzazione di prodotti da forno ma è coltivato principalmente in Nord Europa.
Perché un grano antico è meglio
In grano antico è più sano per il semplice fatto che non ha subito alterazioni, è meno raffinato e può essere considerato semi-integrale. Questo permette di mantenere meglio le proprietà nutrizionali, contenere meno glutine ed essere più digeribile.
Il grano che fa bene all’ambiente
Grano antico è sinonimo di filiera corta. Il farro che acquistiamo viene coltivato in Italia da piccoli produttori, molti con certificazioni bio. Inoltre, tutela la biodiversità dei territori ed è parte del patrimonio storico e culturale, in quanto alimento base della dieta mediterranea.
Cosa si può fare con il farro
Alcune aziende che coltivano il farro sono attrezzate per la trasformarlo in prodotti di ogni tipo. Tra queste c’è Poggio del Farro, un’azienda con certificazione bio che da 20 anni coltiva il cereale e allo stesso tempo trasforma questo grano antico in prodotti finiti.
Oltre alla pasta e ai preparati per zuppe e minestre, tra i prodotti del Poggio del Farro ci sono anche gnocchi, gallette, fette biscottate, farro soffiato, sostituti del pane e molto altro.
Farro & bimbi
Da diversi anni il consumo di farro è stato introdotto nelle mense scolastiche. Introdurre questo cereale ancora prima, già nella dieta dei piccoli, è utile: i bambini si abituano al suo sapore e imparano così ad alternarlo alla pasta. I benefici sono tanti: si riduce il rischio di sovrappeso – il farro sazia ma fa ingrassare meno della pasta – e aiuta il transito intestinale grazie alla sua buona quantità di fibre.
Tantissime ricette
Con il farro si può fare quasi tutto. È il re delle minestre e si presta ai piatti di ogni stagione. C’è il farro in crema di zucca, con i legumi, con broccoli, asparagi o carciofi. Si può consumare freddo nei piatti estivi e addirittura realizzare dei dolci, come torte e biscotti, cantucci, pancakes, porridge e strudel.
Il Poggio del Farro propone tante idee con ricette classiche e anche videoricette che vanno dai primi ai dessert. (www.poggiodelfarro.com)