Il borsch, il potage, il ramen: il comfort food dell’inverno è la minestra, ma con un tocco in più
“Avevo due anni. Due anni e un amore già: la finestra, tutte le finestre. Due anni e già un odio: la minestra, tutte le minestre”. Ci ha scritto persino una poesia, Aldo Palazzeschi, scrittore di metà Novecento. Una intera poesia, tutta incentrata sulla sua infanzia difficile, funestata – tra l’altro – da quella terribile minestrina. “Devi mangiarla” dicevano i suoi genitori. “Ti potrai alzare quando avrai mangiato”.
Frasi che sovente venivano concluse con un imperativo: “tutta”. “Tutta, gnorsì – racconta Palazzeschi -. Solo dopo averla mangiata ‘tutta’ si poteva scendere a patti col rimanente del vivere, ottenere qualche cosa, prima no”.
Forse la minestrina ci metteva del suo, presentandosi come piatto triste, insipido, con le stelline scotte e affogate in un brodo dal colore indefinito.
Non era, ne siamo certi, una di quelle zuppe profumate, colorate e persino croccanti che vi presentiamo qui.
Il borsch: la zuppa rosa delle principesse
La tradizionale minestra ucraina di barbabietole vince il premio come piatto più splendidamente colorato. La base è un soffritto di carota e cipolla, cui si aggiunge un poco di cavolo e a piacere dei fagioli borlotti. Si cuoce nel suo brodo e si lascia raffreddare. Solo quando è fredda si grattugia una barbabietola cotta: in questo modo il colore rimane rosa brillante. Se vi piace, potete arricchire la zuppa spremendo il succo di mezzo limone.
Servitela a pezzi oppure passata, con l’accompagnamento di un cucchiaio di panna montata senza zucchero.
Il potage: come una cioccolata in tazza
Prendete uno zucchino. Oppure una fetta di zucca, dei finocchi, dei porri: insomma, qualsiasi verdura vi piaccia. Fate bollire a fuoco lento, aggiungendo patate e brodo di verdure. Frullate fino a ottenere una zuppa liscia come il velluto.
Lasciate raffreddare (non si serve bollente) e aggiungete 25 grammi di panna per ogni porzione. Mescolate delicatamente e versate nelle tazze da colazione, oppure in belle ciotole piccine. Spolverate la superficie con germoglietti, semi, crostini di pane passato in padella… qualsiasi cosa purché sia croccante. E via! Mai minestra fu più apprezzata dai bambini.
Ramen: il comfort food dei millennial
Ma perché se dici “tagliolini in brodo” ti guardano con la faccia schifata e se dici Ramen corrono a tavola? Perché la tipica zuppa giapponese a base di brodo di carne è insaporita con salsa di soia e impreziosita da alimenti che mai ti saresti sognato di comprare: miso, alghe secche, il misterioso kamaboko e il negi. Di base c’è il brodo, un po’ spesso, in cui si cuociono i noodle (che sono i tagliolini, a farla breve).
In bella evidenza, secondo i gusti, si guarnisce la ciotola con un uovo bazzotto (un uovo sodo non troppo cotto, che conserva il tuorlo cremoso), della verdura saltata (come il cavolo pak-choi e il negi, ma vanno benissimo il cavolo normale e i cipollotti) e pezzetti di carne (pollo e maiale i più quotati). Al posto del parmigiano, si cosparge tutto con una bella cucchiaiata di salsa di soia.
È un piatto da mangiare velocemente (perché i noodles si scuociono), in solitudine (perché si fa rumore), con le bacchette (perché per metà è solido). Fino ad arrivare al brodo, che si beve direttamente dalla ciotola. Forse è per questo che è così divertente.
La pappa col pomodoro: impossibile non cantare
Ingredienti: pane raffermo, pomodori, olio. Preparazione: immergete il pane secco nel dolce sugo dei pomodori cotti. Mescolate fino a ottenere la “pappa”, che è pronta quando il cucchiaio rimane dritto nel piatto. Ma quale cucchiaio! La pappa al pomodoro si mangia con la forchetta, bella soda e profumata, condita con lucido olio d’oliva e basilico. Tolta la porzione dei bambini, ai genitori – viziosetti – non resta che rendere la pappa un po’ più strong, con l’aggiunta di un soffritto di sedano, carote, aglio e cipolla, in cui sono stati fatti saltare pomodori tagliati a pezzetti, pepe e peperoncino. Evviva la Toscana che ci mette a tavola, tutti felici e canterini!