Parlare di mense scolastiche significa parlare di educazione all’alimentazione, di consumo sostenibile e consapevole, di lotta agli sprechi alimentari. Buone pratiche che dalla scuola si possono trasmettere alle famiglie e viceversa. Una ristorazione collettiva di qualità è l’obiettivo di Slow Food in questo campo: ce ne parlano Francesca Rocchi, vicepresidente di Slow Food Italia, ed Elena Sandrone, referente del progetto Pensa che Mensa per l’Ufficio Educazione di Slow Food.
“Il pasto a scuola è proposto a un’utenza sensibile, in fase di crescita e di definizione di sé e delle proprie abitudini, anche alimentari. Il posto che occupa ha un valore educativo molto importante che, nei fatti, sembra sottovalutato dalle nostre istituzioni politiche. Esistono linee guida nazionali e molte dichiarazioni di intenti, che spesso non si ritrovano nella realizzazione del servizio. Oltre all’imprescindibile attenzione nutrizionale e igienico sanitaria, riteniamo che ci siano altri parametri importanti per determinare l’accettabilità del pasto: il legame culturale e affettivo, la cura dell’ambiente fisico nel quale si consuma, l’attenzione per il gradimento e un’adeguata presentazione della pietanza, per citarne alcuni. Agire con efficacia in questo campo è difficile, perché molti sono i soggetti coinvolti. Dove ci sono stati dei risultati concreti è stato grazie a una cooperazione totale e a una reale condivisione degli obiettivi”.
E per Slow Food gli obiettivi quali sono? “Il nostro scopo rimane quello di educare i giovani coproduttori del domani attraverso la mensa. E poi, suggerire i criteri per la scelta dei prodotti delle mense affinché siano buoni, provengano dal territorio, percorrano i chilometri minimi indispensabili, siano freschi, siano biodiversificati, insomma, coerenti con il nostro principio sempreverde del buono, pulito e giusto. Nel 2015 è iniziata la collaborazione con due associazioni civili molto impegnate sul fronte della ristorazione scolastica, Cittadinanzattiva e ActionAid: il progetto “La mensa che vorrei” è un percorso educativo a “tre mani” rivolto a bambini e insegnanti di 50 scuole lombarde. Con loro abbiamo lanciato la petizione #iomangiogiusto e speriamo che sia solo l’inizio di una serie di azioni civili davvero efficaci”.
Secondo voi qual è il ruolo attivo e auspicabile dei genitori in questo ambito? “Spesso ci dimentichiamo che i pasti del bambino in mensa sono solo cinque alla settimana: questa proporzione ci deve far riflettere su tutto ciò che avviene al di fuori del contesto scolastico. Le buone abitudini si formano con i genitori, al mercato, a casa, cucinando e assaggiando insieme. Anche il migliore servizio in mensa può essere vanificato da colazioni sbilanciate, merende spropositate e cene con il televisore acceso. Insomma: informiamoci, esploriamo i nostri preconcetti alimentari e i nostri gusti, diamo più tempo e importanza al cibo così che, alle riunioni della commissione mensa, riusciremo a portare delle proposte belle e concrete”.
Le linee guida Slow Food per una ristorazione scolastica di qualità sono contenute nel vademecum Pensa che mensa! che si può scaricare gratuitamente dal sito www.slowfood.it, sezione Educazione.