Come si fa il pranzo a scuola al di fuori dall’Italia? Un viaggio nelle mense scolastiche, dagli spartani Paesi Bassi al Giappone da prendere a modello
Di mense scolastiche e pranzo a scuola in Italia si è parlato tanto, tantissimo. Così tanto che si perde di vista il resto del mondo, che pur mangia nella pausa pranzo esattamente come i nostri figli. Cosa si mangia? E come si fa? Lo abbiamo chiesto ad alcuni genitori stranieri che ci hanno raccontato come funziona nei loro paesi. Le sorprese sono tante e, come al solito, c’è tanto da imparare.
La mensa scolastica in Cina
Il tempo dedicato al pranzo nelle scuole cinesi è circa di un’ora, non così diverso dall’Italia. “Il cibo è servito in un locale apposito, su vassoi di metallo per garantire l’igiene – racconta Zhu Wei, mamma del piccolo Leo -. Riso e zuppe calde sono proposti giornalmente, così come le uova. I pediatri cinesi consigliano di consumare un uovo al giorno nel periodo della crescita, per cui si trovano mescolate al riso e alla carne e persino nella minestra!”. 14
Nei pasti per i bambini ci sono anche i funghi, che secondo i cinesi hanno proprietà curative e sono considerati alimenti preziosi. “E’ molto utilizzato il fungo nero essiccato, per il suo contenuto proteico. LO si aggiunge alle zuppe in cui si trovano immancabilmente anche verdure e tofu”.
Chi paga la mensa? “Ogni famiglia contribuisce in parte al pagamento e il governo delle province stabilisce il prezzo da applicare nei distretti. Non è comune bere durante il pranzo, ma è sempre presente sul tavolo un thermos con acqua calda che si ritiene favorisca la digestione. In genere si insegna ai bambini che il corpo ha bisogno di equilibrio e necessita di assumere i cinque sapori (salato, amaro, dolce, piccante e acido) e li si abitua al consumo di tutti già nel pasto a scuola”.
Qual è il ruolo dell’insegnante? “In Cina l’insegnante gode di grande reputazione e prestigio, non solo in base ai risultati ottenuti dai suoi studenti, ma anche per il comportamento e il benessere generale della classe. E siccome nessun bambino vuole vedere il proprio maestro perdere la faccia di fronte ai colleghi per colpa di alunni disobbedienti, tutti si impegnano a finire ciò che hanno nel piatto”.
I panini dell’Olanda
In Olanda tradizionalmente il pasto principale della giornata è la cena, che si consuma verso le 18 ed è l’unico pasto caldo. La colazione è più abbondante di quella italiana e il pranzo è semplice e non cucinato, prevalentemente a base di panini. “Funziona così dappertutto – racconta Jaap, papà di Susy e Daan -. Nelle case, nelle scuole, negli uffici. In generale, in Olanda non si parla tanto di cibo come si fa in Italia, perciò il problema di quel che mangiano i bambini a scuola non è molto sentito dai genitori. Solo i nidi sono normalmente dotati di cucina interna e la maggior parte delle scuole non ha una mensa; non essendo abituati a mangiare il pasto caldo a pranzo non se ne sente neanche l’esigenza”.
I bambini si portano a scuola il lunchtrommel, che è il nostro baracchino. Essendo molto utilizzati, se ne trovano di ogni foggia, colore e dimensione. “All’interno si mettono un paio di panini con salumi o formaggio, una bibita che può essere latte o succo di frutta, frutta fresca o secca, magari delle fettine di cetriolo o carote da sgranocchiare”. Tutto molto semplice ed efficiente, in perfetto stile olandese.
La meritocratica cura collettiva del Giappone
In Giappone lo spazio è sempre molto ristretto, per cui non è comune che le scuole elementari siano dotate di uno spazio dedicato al pranzo. “Spesso si mangia in classe – Junko, mamma di Mira e Yume -. Gli alunni siedono in tavoli a gruppi e sono responsabili di apparecchiare e distribuire il cibo e gli alunni più meritevoli hanno compiti di responsabilità nella gestione del pasto”.
Il governo giapponese paga la maggior parte della spesa per la mensa ma una parte è a carico dei genitori. “La qualità del cibo è sempre molto alta – continua Yume -, perché è ritenuto importante che sia sano e fresco”. Una curiosità: durante il pranzo si beve solo latte freddo. Circa venti anni fa il governo ha deciso che l’acqua venisse sostituita da bottigliette di latte monoporzione, un alimento considerato importante per la crescita delle ossa. C’è da dire che l’aumento dell’altezza sta molto a cuore ai nipponici. Una novità che non è stata indolore: molte mamme, oggi trentenni, ricordano lo strano accostamento del sapore del latte a quello del riso”.
Il cibo è servito in genere su vassoi leggeri di bambù su cui si appoggiano le differenti ciotoline. Una ciotola più grande per il riso e un paio di ciotoline per carne, tofu, pesce o le verdure. Si mangia con le bacchette che sono più corte e appuntite di quelle cinesi, per permettere una migliore pulizia del pesce. “La maggior parte dei bimbi porta le bacchette da casa. Le bacchette sono un regalo di compleanno tipico e ce ne sono di bellissime, con intarsi nel legno, colorate e personalizzate con scritte o raffigurazioni di animali”.
Cosa non manca mai nel menu? “Non manca mai la zuppa di miso, in genere consumata a fine del pasto e ritenuta il miglior aiuto per la digestione”.
E dopo aver consumato il pranzo, tutti al lavoro! “Con straccetto, paletta e cinque bidoncini per differenziare, i bambini giapponesi escono a giocare solo quando l’aula è di nuovo in ordine, perché la scuola è un bene di tutti e tutti devono partecipare attivamente alla sua manutenzione”.
I sandwich dell’Egitto
Le scuole egiziane di tutti i livelli, dalle elementari all’università, non sono dotate di mensa. Non è nemmeno previsto un momento preciso per il pranzo. Sembra strano, ma si spiega con gli orari dei pasti che sono diversi da quelli occidentali.
In Egitto si comincia la giornata con una colazione abbondante, a base di alimenti proteici: uova, formaggi freschi, falafel o crema di fave, il tutto servito assieme al tè col latte. Il pasto principale della giornata è il pranzo, ma il pranzo si consuma dalle 15 alle 17, cioè dopo il ritorno da scuola.
La sera si fa una cena tarda e leggera, che può contenere gli stessi alimenti della colazione oppure, a volte, solo latticini e yogurt assieme a una bevanda calda. “Per sopportare le lunghe ore tra colazione e pranzo – racconta Amal, papà di Jumana -, i ragazzi si portano da casa i panini. Li chiamiamo all’inglese ‘sandwich’, due fette di pane farcite con salumi e pomodori, uova e formaggio, fave con crema di sesamo o fior di latte con lo zucchero. Assieme ai panini, si porta della frutta: datteri, mandarini, arance o la guaiava”.
L’intervallo si fa intorno alle 12.30 e spesso si mangia con gli amici nel cortile. Alcune scuole vietano mangiare in aula per motivi di igiene. “L’intervallo-pranzo è un momento informale e divertente, non è raro trovare i ragazzi radunati in gruppetti sotto gli alberi del cortile a mangiare e scambiarsi i panini. Chi baratta la bresaola per l’uovo, chi le fave per il formaggio, diventa un pranzo a buffet, insomma! Molte scuole hanno al loro interno una piccola caffetteria, chiamata alla francese “Cantine”. La Cantine vende bibite, merende confezionate e prepara panini per chi non li ha. Nelle scuole statali, specialmente nelle periferie e nelle zone povere, viene distribuita una piccola merenda con biscotti ripieni di datteri”.
La mensa multiculturale della Francia
“In Francia, come in Italia, il cibo è molto importante – racconta Eva, mamma di Alice -. La questione mensa è stata oggetto di numerosi dibattiti e polemiche, soprattutto legate ai costi: fino al 2015 i giornali riportavano regolarmente casi di bimbi esclusi dalle tavolate collettive perché i genitori non avevano i mezzi per pagare la retta. C’è stato spesso anche il problema di bimbi esclusi perché affetti da patologie nei confronti delle quali il personale scolastico non voleva assumersi responsabilità”.
Per sanare tutte le disuguaglianza, nel marzo 2015 la Francia ha adottato una proposta di legge che garantisce l’accesso alle mense indiscriminatamente per tutti i bambini, evitando così la stigmatizzazione delle famiglie in difficoltà. “I pasti delle mense francesi in genere iniziano con le crudités (verdure crude), seguite da un piatto principale che può essere di carne, pesce o uova con verdure. Riso o pasta sono servite in accompagnamento. C’è poi da un dessert o il formaggio, orgoglio della produzione alimentare francese. Le verdure sono quasi sempre bio, ci sono pochissimi piatti contenenti maiale (quasi assente il prosciutto, per esempio). Lo si fa anche per evitare il problema del doppio menu dedicato alle minoranze religiose. Sovente vengono proposti piatti esotici: chili con carne, couscous, pollo al cocco. Durante la pausa pranzo un bambino a turno fa il capo-tavolo: è incaricato di far rispettare la disciplina e sorvegliare che gli altri non giochino col cibo o non facciano baccano. Ogni giorno il bambino cambia, cosi sono tutti un po’ responsabilizzati”.
In Italia: non tutti a mensa
La mensa italiana ha alcune caratteristiche eccezionali. Nelle grandi città ci sono menu eccezionali da un punto di vista nutrizionale, biologici e differenziati per tipo di alimentazione (vegana, vegetariana e Halal, per esempio).
C’è però un problema, legato al riconoscimento del diritto di tutti i bambini di usufruire del servizio mensa. “Sono tanti quelli che non hanno accesso, con punte preoccupanti in alcune regioni: oltre l’80% delle classi in Sicilia, Molise, Campania e Puglia non ha il tempo pieno – racconta Antonella Inverno, responsabile Policy & Law di Save the Children -. E anche laddove il servizio mensa è garantito, ci sono grandi disparità sulle tariffe applicate e sui criteri seguiti per l’inclusione e l’agevolazione”.
Tanto per fare un esempio delle diverse politiche tariffarie, si va dai 2,30 euro di Catania ai 7,28 euro di Ferrara (tariffa massima) e dai 0,30 euro di Palermo ai 4,25 euro di Venezia (tariffa minima).
“Il costo della mensa incide pesantemente sulle famiglie in alcune città, meno in altre – continua Antonella Inverno -. Inoltre la mensa viene sempre più percepita come un servizio, e non come un momento importante per l’educazione alimentare e l’inclusione sociale”.
Cosa dovrebbero chiedere i genitori a una mensa di qualità? “Che sia fornita a tutti i bambini, con maggiore equità e uniformità nelle tariffe, rispettando le politiche di inclusione e con accesso gratuito al servizio per tutti i bambini in condizioni di povertà”.
Insomma, almeno sulle tavole scolastiche non vorremmo vedere diseguaglianze! E ci piacerebbe anche vedere una maggiore partecipazione dei bambini, per esempio coinvolgendoli attivamente nelle commissioni mensa.